12.1.10

Quando un uomo col fucile incontra un complesso militare da seicento miliardi di dollari l’anno e finisce a guidarlo, fa un casino che poi ce lo tiriamo avanti venti generazioni

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Gli analisti dell'intelligence in Afghanistan “fanno un lavoro più da indovini che una seria attività investigativa”. E ancora: “Il colossale apparato di intelligence (impiegato in Afghanistan, ndr) non è in grado di rispondere alle questioni fondamentali sull'ambiente nel quale gli Usa e le forze alleate operano... Analisti e uomini dell'intelligence non sanno nulla delle economie locali, non conoscono i proprietari dei terreni di quelle aree, ignorano chi sono i potenti, e quindi non possono esercitare nessuna influenza nei loro confronti”. È devastante il rapporto sulle falle di un sistema che dovrebbe dare un supporto di informazioni chiave perché gli Usa e le truppe della Nato possano affrontare i Taliban nella loro terra.

[…] Il generale Flynn sfodera pesanti critiche chiedendosi: “Quali sono le moschee e i bazar che attirano più gente settimana dopo settimana? Quel contractor locale che abbiamo pagato per un progetto di irrigazione, che cosa sta facendo? Questo è il genere di domande, al di là di quelle che riguardano il nemico in sé, alle quali si deve rispondere per aiutare chi prende le decisioni, civili e militari, sul campo”.

Leo Sisti sul Fatto.