26.9.10

E comunque

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Contro ogni logica, ogni precauzione, ogni previsione – due sere, due film italiani che si lascian guardare. Dico ieri e l’altroieri. Lo dico così, con tanta poca enfasi che quasi sembra che facevan cagare, che poi arrivano gli integralisti della situa che avendo equivocato tutto cercano di metterti in bocca giudizi non tuoi. Ogni riferimento. Comunque dei signori film: Solo un padre, con un sempre belloccio Argentero; e bello peso invece Il passato è una terra straniera, dove Elio Germano a parte essere di una figaggine assurda risulta, anche nelle cose più insignificanti, di una bravura da commozione (cerebrale). Oggi e sempre Forza Italia (cinematograficamente).


Come sempre stasera

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Oggi il napoletano, l’occhio umettato e l’accento solitamente riservato a conterranei e carabinieri, ha speso parole di grandissima lode per la mia favorita: pomodoro fresco, salame piccante e cipolla. Sono orgoglioso.


Ed è proprio sulla sostenibilità del nostro debito che si stanno concentrando gli analisti finanziari internazionali. Il primo dato che viene confutato dai mercati è la previsione di crescita per il 2011 fatta dal governo Italiano, 1,5 per cento, contro la Deutsche Bank che prevede una crescita italiana solo dello 0,8 per cento. E questo implicherebbe una manovra finanziaria da realizzare entro la primavera di 14 miliardi di euro. Questo a patto che le entrate fiscali del 2010 e del 2011 siano in linea con le previsioni fatte da Tremonti lo scorso anno. Ed è lecito dubitarne, ci si può anzi ragionevolmente attendere che le entrate fiscali di questo e del prossimo anno saranno inferiori, complessivamente, di almeno 2 punti a quanto previsto dalle cicale di via venti settembre. Per mantenere le previsioni occorrerà una manovra di almeno 30 miliardi, anche facendo affidamento sull’ombrello europeo. Se la Merkel dovesse decidere per la linea dura, togliendo la propria protezione al resto d’Europa, allora le conseguenze sulla nostra credibilità sarebbero imprevedibili. Il futuro di Berlusconi e del suo ministro dell’Economia come dipendono quindi molto di più da Dublino e Lisbona che dal paradiso fiscale di St. Lucia. Ma pur essendo entrambi, nella loro precedente carriera, specialisti di fiscalità offshore, sembrano faticare a capirlo.

Superbonus, Fq, p. 10.

25.9.10

Ne resterà soltanto uno

O se non ci svegliamo neanche quello

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Avevo 11 anni […]. Era il mio parroco, […] io resistevo, ma ero debole, indifesa, non capivo.

Storia di una violenza sessuale su una bambina nel veronese anni fa, raccontata oggi che si incontrano per la prima volta le vittime dei preti, storia di uno stupro psicologico che si perpetua da secoli. Da quando si dà per scontato che inculcare false credenze, mitologie arcaiche, un immaginario mistificatorio e truculento nella mente di individui non ancora formati, incapaci di comprendere, non sia solo accettabile – ma giusto.

Ecco il tempo di dire chiaramente che non è solo ingiusto, ma inaccettabile.

Mentre un Gollum biancovestito stride ogni giorno il refrain di un credo da non confinare al chiuso delle coscienze ma professare fieramente, e anzi applicare come strumento d’interpretazione del mondo, chiave di lettura dell’oggi, paradigma del bene e del male del singolo e della collettività, e a chilometri di distanza – ma neanche tanti – i professionisti del terrore dismettono il doppiopetto per la kefiah, e instillano a giovani ignoranti e incazzati un odio assassino, infinito e giusto, mentre Dio come un fluido gelatinoso onnipervasivo e venefico invade di nuovo il mondo: siamo ancora in tempo.

Perché tutti possono interpretare il mondo come credono e metterci dentro divinità, spiriti guida, fantasmi, elfi, nani, spade magiche, anelli, totem e tabù, e nessuno ha diritto di vietare o imporre credenze e valori, ma però c’è un momento in cui puoi credere ai fantasmi, ma se c’è da decidere il bene comune, una riforma, una legge, o si parte tutti per giudicare dal reale e solo su quello ci si basa, o se no non se ne esce più.

Se no si finisce a vietare il velo e imporre il crocifisso, a difendere questo e a impedire quell’altro sulla base di un comandamento o di un Dio. E non tutti per forza devono sentirsi vincolati. Perché il tuo Dio e il mio Dio possono anche non andare d’accordo. La maggior parte delle volte, anzi – a dispetto del parlare di dialogo religioso che si fa – sono incompatibili e reciprocamente escludenti. Quasi sempre.

E allora restino nelle coscienze, nel privato, – eccome, Ratzinger – le credenze dei singoli, e si tengano lontani sciamani e pastori dalle giovani menti e dai giovani corpi di una società che ha bisogno di una svolta epocale; insegniamo la storia della filosofia ai bambini, piuttosto che la religione, o la storia dei padri e delle madri dei loro compagni africani e mediorientali, l’educazione civica e la storia delle religioni. Ma stiamo attenti perché tutti abbiamo creduto che Dio fosse finalmente morto, e non è vero. Non muore mai, ed è tornato per farci passare dei brutti quarti d’ora.

19.9.10

A un passo

Don Vito nei suoi appunti, decine e decine di fogli, scritti a mano e a macchina, si definisce con Dell’Utri e indirettamente con Berlusconi “figli dello stesso sistema… della stessa Lupa”. E si chiede come mai lui venga condannato e gli vengano sequestra-ti i beni, mentre Dell’Utri e Berlusconi restino persone “pulite” al di sopra di ogni sospetto.

Materiale prezioso al vaglio dei magistrati di Palermo e Caltanissetta, che per la prima volta potrebbero dare corpo ai tanti sospetti sull’origine del successo del Berlusconi imprenditore.

Sandra Amurri, Fq, p. 9.


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A volte ritornano.

Diciotto settembre duemiladieci, dopo un paio d’anni di inattività, il Black Sheep. Mentre fuori piove, mentre intorno i clienti che prima eran tutti sui 40, e noi under 20, adesso son tutti under 15, e noi over, sempre più over, mentre prima si fumava dentro e s’andava via asfissiati e ingobbiti dal giovedì sera, il litro a cinque euro, e giù Tennent’s super, la bionda killer, mentre tra noi due si sciolgono i rancori e i malanimi del giorno prima per far posto a quelli di oggi e di domani, leggendo un bel libro, ridendo – dopo diec’anni, questo posto, non è come dirlo.

Decaduto. Caldo.


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Da il Misfatto.


Faccia a faccia

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Sopra, lo stato di due miei amici – due dei miei circa novantanove, non dieci milioni eh – che non si conoscono, vengono da due città diverse, hanno qualche anno di differenza e ieri sera pensavano all’età. E a diventare adulti. Ognuno a suo modo. Secondo me è fantastico.

18.9.10

Gli eroi moderni e i nuovi lager

Perché non si può non sapere. Perché se un giorno verrà la nostra Norimberga, o il nostro olocausto, la tremenda vendetta degli oppressi, la nemesi con il machete, forse ci incazzeremo lo stesso; anche se sappiamo di non aver fatto niente, tranquilli e ignari, noi tutti collettivamente, e io – come teofog e come sig. Foglio. Ma però non si potrà cadere dal pero.

Wanted but not welcome. Ricercati dall’industria e dall’agricoltura, dalle mafie, necessari all’equilibrio previdenziale e contributivo di uno stato che fa acqua da tutte le parti, sempre più ibridato con sistemi antichi e nuovi, mai visti – feudalesimo, schiavitù americana, oligarchismo russo del dopo (o della non) perestrojka. Ma non benvenuti. Alieni. Instrumenta vocalia. Che – a differenza di quando c’era la schiavitù – nessuno mantiene. Carne da macello, come a Rosarno, nei cantieri del nord. Un po’ sotto a lavorare, e poi via, lontano dagli occhi lontano dal cuore, nei CPT, nei CIE, sei mesi. Dimenticati in galera. Nei capannoni abbandonati, insieme ai topi.

Noi, anno duemiladieci, abbiamo restaurato una forma pervertita di schiavitù molto più disumana e odiosa di qualsiasi altra nella storia dell’umanità; noi, italiani brava gente, abbiamo costruito, mantenuto e tollerato lager di detenzione di cittadini che non hanno altro torto che esser nati dalla parte sbagliata della rete.

Si sa.


Belle, bionde e procaci

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Certo che si dice si dice del Berluscaliffo, le berluschine, valletto- e migniottocrazia, il corpo delle donne, vecchi bavosi, tutto vero eh; verissimo e anormale il panorama che si offre agli occhi e agli intelletti italiani, a ogni ora di ogni giorno, come conferma ogni straniero che guardi la tv italiana. C’è del marcio.

Ma però anche il principale giornale dello schieramento a noi avverso, a parte che mostra in foto che non è proprio tutto biondo ciò che oktoberfesteggia, comunque che titoli un tanto al chilo.



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Ancora non clamorosa, ma discreta, la prestazione in 10:09’45’’, con cui Teofog ritorna da protagonista nell’agone che da sempre lo ha visto tra i veri fuoriclasse: le mezze giornate a soccare. La dormita semicomatosa vegetativa persistente. Le dodici-tredici ore di una volta, magari con occhiata di orologio, avvitamento e supplemento di mezz’oretta, sono ancora lontane. Ma senza l’improvviso sgrullo di cuscino innescato da importuna mano matriarcale il cronometro avrebbe probabilmente segnato ben altro.

Grazie ad un’equilibrata miscela di erbe (non tutte medicinali), sali, tabacchi, valori bollati e monopoli di stato vari – anche esteri – il risveglio, anche in un sabato buio, grigio, torvo e palustre come solo il sudovest iperurbanizzato bresciano ne sa offrire, è l’alba di un radioso avvenire.


17.9.10

L’uomo della ‘ndrina

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Riconosciuto braccio politico di una cosca calabrese, il piede di porco umano nelle istituzioni di una banda di assassini, estortori, strozzini, spacciatori, che ha messo in ginocchio una regione intera e protende sempre più avidi tentacoli al nord, condannato per riciclaggio, un uomo può PATTEGGIARE, cioè dice sì, sì, è vero, mi sono prestato a piegare la democrazia parlamentare ai desiderata e agli interessi di una masnada di ladri, pecorari e criminali, lo ammetto (e non serve neanche far finta di pentirsi) – e prende CINQUE ANNI?

Meno tre di indulto, meno un po’ fatti, va ai domiciliari. E poi può fare APPELLO?

Ma questi cacchio di patteggiamenti non dovrebbero servire a sgorgare la palude dei tribunali e snellire la giustizia? Allora serviranno per scippatori e ladri di mozzarelle, che tanto chissenefrega, solo portarli in aula han già preso paura per la vita; ma un uomo che ha venduto la suprema istanza democratica, il seggio parlamentare, a dei pervertiti morali, avanzi di galera. Non so; ha senso?

15.9.10

270/2005 iL nUOvO NUmErO del DIAVOLO

A fronte dell’immenso potere già di per sé proprio dei leaders dei singoli partiti personali, partiti azienda, comunque partiti fortemente verticalizzati di selezionare le candidature per le diverse competizioni elettorali, la nuova legge consentirà d’ora in poi a pochi notabili di scegliere direttamente gli eletti, collocando i candidati di propria fiducia ai primi posti nelle liste senza che le scelte degli elettori possano in alcun modo pesare nella loro selezione. E’ naturale, pertanto, la previsione di un Parlamento, in particolare di una Camera dei deputati composta dai soli fiduciari del Primo ministro (certo specularmente anche dei leaders dell’opposizione) ridotti quindi a suoi veri e propri dipendenti, scelti in quanto di comprovata fedeltà, vale a dire di assoluta assenza ed indipendenza di giudizio rispetto al capo.

F. BILANCIA, Legalità, legittimità e parità di chances nell’accesso al potere politico, in C. DE C. DE FIORES (a cura di), Rappresentanza politica e legge elettorale, Giappichelli, Torino, 2007, 132-133.  

La nuova legge elettorale ha introdotto una ulteriore ‘tossina’, che contribuisce a peggiorare la salute delle nostre Assemblee parlamentari, accentuando la crisi di rappresentatività e destrutturando le basi di una autonoma legittimazione dei loro membri. Anzitutto, come detto, l’elezione di questi ultimi dipende dall’esito della competizione elettorale tra i leader nazionali, i quali per soprammercato scelgono la stessa composizione delle liste; in secondo luogo, i candidati vengono completamente sganciati da ogni collegamento territoriale, da ogni radicamento entro gruppi sociali, attraverso un sistema elettorale edificato su liste bloccate, presentate con riferimento ad enormi circoscrizioni elettorali, che escludono la possibilità di costruire un autentico rapporto rappresentativo con l’elettorato.

SPADACINI, La manipolazione del sistema elettorale proporzionale e il declino della democrazia rappresentativa, in A. D’ANDREA e L. SPADACINI (a cura di) La rigidità bipolare del parlamentarismo italiano. Op. Cit., . 36-737.

Courtesy of K®.


Portrappole (di vita)

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There are doors that open by themselves
There are sliding doors and there are secret doors
There are doors that lock and doors that don't
There are doors that let you in and out but never open
But they are trapdoors
That you can't come back from.


Il nulla avanza

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Chiesanuova, nove settembre duemiladieci.

12.9.10

Forza Italia, e forza Milan

A più di un mese dal suo inizio, la lunga crisi politica dell’Italia finisce per assomigliare a una battaglia tra soldatini. I contendenti si buttano nella mischia con le spade sguainate, gettando urla di battaglia. Eppure restano sinistramente immobili. […]

Si pensava che il primo ministro, che non ha più una maggioranza alla Camera dei deputati, avrebbe spinto per le elezioni anticipate. […] Se Futuro e Libertà per l’Italia del Sig. Fini diventasse un vero partito raggiungerebbe un misero 6-7%. […] Questo inizialmente aveva indotto Berlusconi a vedere di buon occhio un rapido ritorno alle urne. Le recenti prove di un calo della sua popolarità, tuttavia, sembrano averlo spinto a prendere una pausa di riflessione.

Un motivo del suo indebolimento è che il primo ministro ha impiegato la maggior parte degli ultimi pochi mesi cercando di escogitare una legge che lo tirasse fuori da uno dei suoi molteplici guai con la giustizia, piuttosto che ad affrontare gli effetti della recessione.

Economist.


Il sangue verde

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VIVO IN UN TEMPO CHE SEPARA GLI ORIZZONTI,
CHE INSEGNA AL DESTINO IL PRIVILEGIO DELLA POSIZIONE
SU QUESTA TERRA, IN QUESTO TEMPO,
ESISTE UNA MINORANZA  CHE HA IL DIRITTO DI VIAGGIARE
E UNA MAGGIORANZA A CUI E' AMPIAMENTE NEGATO.
DI QUESTA MAGGIORANZA ALCUNI,
MOLTO POCHI A DIRE IL VERO,
DECIDONO DI NON RISPETTARE LE REGOLE
E DI METTERSI IN VIAGGIO LO STESSO.
VERSO LE TERRE DELLA MINORANZA
PER ACCEDERE ALLE SUE VANITOSE MA PROTETTE  RICCHEZZE.
PER OSMOSI. PER BISOGNO.
PER REAZIONE ALLA STORIA.
CONTRO DI LORO LA MINORANZA DELLA TERRA
URLA, ARRESTA, RESPINGE.
FINANZIA CONFINI, CAMPI, DITTATURE.
DIFFONDE PAURE E RACCOGLIE CONSENSI.
PROTEGGE CON LA FORZA LA PROPRIA POSIZIONE,
TRACCIA CON IL POTERE IL PROPRIO ORIZZONTE.
NON PER ESPELLERE, MA PER SFRUTTARE.
IGNARI I VIAGGIATORI NON AUTORIZZATI,
QUELLI CHE DI LORO SOPRAVVIVONO AL VIAGGIO,
APPRODANO IN UNA DELLE TERRE DELLA MINORANZA.
LI' NON LI ASPETTA NESSUNA GENTILE ACCOGLIENZA.
INIZIA INVECE IL TEMPO DELLA PAURA, DELLA REPULSIONE E DELL'ABBANDONO.
E' IL TEMPO DELLA COLPA.
IL TEMPO PERCHE' L'ERRORE DIVENTI INFERNO E L'INFERNO DIVENTI ESEMPIO.

Andrea Segre

Il Sangue Verde racconta un pezzo di questo inferno, in questo tempo.

Lasciando ai viaggiatori non autorizzati il potere della parola e della memoria.
Nella convinzione che nel loro coraggio e nelle loro mani risieda la speranza di riscatto delle terre da cui sono partiti ed in fondo anche di quelle in cui sono arrivati.


Furto con scazzo

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Quando ho visto la pubblicità in internet ho pensato, bello, libro nuovo di Nick Hornby, storia divertente, espediente iniziale geniale, lo compro. Vado, lo trovo: anoressico. Un racconto. Settanta pagine. Dieci euri. Ma non c’ho pensato molto che ero uscito proprio per quello. E sono straordinariamente liberale nelle spese da un po’ per marcare tangibilmente il mio passaggio di status.

Lo compro e non guardo dentro.

Insomma per farla breve, poi arrivi, lo apri e trovi l’accurata edizione Guanda in Times New Roman 23 per non udenti, interlinea in fila per sei col resto di due: saran dieci cartelle. Si legge in venti minuti. Una storia tutto sommato insulsa, indegna anche di scrittori meno degni di Hornby.

Per dieci euri.


Un grande prato verde

dove (ri)nascono mostruosi incubi storici

Che si credevano dimenticati

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E quando un partito erige per sé un santuario, e lo chiama scuola, e ci fa andar dentro i bambini, mischiati all’odio – dà i brividi.

“A tavola si siede soltanto chi paga” e ancora: “Verrà servito menu padano e chi non vuole mangiare carne di maiale se ne può stare a casa”. Pasti della tradizione bresciana e chi, per motivi religiosi, non potrà mangiare pranzerà altrove.

“I crocifissi li abbiamo avvitati alle pareti così nessuno potrà magari nasconderli dietro la cartina geografica”.

Oscar Lancini, sindaco di Adro (BS) in occasione dell’inaugurazione dell’edificio della polo scolastico pubblico “Gianfranco Miglio”.

11.9.10

Una lezione di immoralità

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Lezione di immoralità, di ributtante cinismo, oltre che di volgarità (“in termini romaneschi”) senza pari, che cade come un macigno su tutte le persone oneste di questo Paese, vive e morte (Angelo Vassallo, il sindaco di Acciaroli, l'ultimo) e disonora chi l'ha impartita. […] Con quella frase, che nessuna rettifica può cancellare, l'onorevole Andreotti non ha liquidato Giorgio Ambrosoli, a 91 anni suonati ha liquidato, definitivamente, se stesso.

Massimo Fini, Fq, p. 22.

Che condivido anche la parte che pure c’è, in cui si riconoscono i meriti, di Andreotti – ma l’altra è più importante.


C’era una volta

E oggi ancora, di più

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Alla fine del 2003 il buco che Calisto Tanzi lasciava dietro di sé era di 14 miliardi di euro. […] Tanzi era amico di De Mita e su suo consiglio avviò una serie di iniziative che culminarono nel 1984 con l'apertura di uno stabilimento a Nusco. La fabbrica era troppo lontana dall'autostrada (40 km) e troppo vicina a una discarica di rifiuti tossici. Per tamponare la falla il patron di Collecchio ricorse alla legge 216 (post terremoto in Irpinia) chiese aiuti per 8 miliardi, ne ottenne 11.

Senza i politici un imprenditore è perduto, pensava Calisto, così comprò la Margherita yogurt, indebitatissima, su consiglio di Cossiga. Poi la Cipro Sicilia (150 miliardi di debiti) per far contento Mannino, infine aprì stabilimenti in Costarica su sollecitazione di Donatella Dini. Quando crollò la Prima Repubblica finanziò la campagna elettorale di Berlusconi rinunciando allo sconto previsto da Mediaset per la pubblicità delle grandi aziende. Arrivò a finanziare le banche per ottenere crediti, fin quando non è stato arrestato e condannato a 10 anni di carcere. Bancarotta fraudolenta. A restare a terra sono stati i piccoli azionisti che ignari avevano acquistato i “bond”. Grazie al decreto "salva-imprese" Parmalat non fallì, il danno si limitò all'azzeramento azionario.

r.d.g., Fq, riquadro p. 12.

Ma, – aggiungiamo noi –  Calisto Tanzi vive nella sua lussuosa villa, tra gli agi, i quadri e gli ori; chi ha perso i risparmi sudati di una vita, onestamente lavorati pagando le tasse con cui la politica ha pagato Tanzi perché Tanzi potesse pagare la politica, perché se se li prendevan direttamente i soldi, i politici, non va bene, han già provato e si finisce in galera, quelli che han perso tutto c’han solo da stare buoni, e contare fino a chissà quanto – quando ci pensano.

P.s.: L’immagine a corredo, non c’entra un cazzo: è che vedere Totò mi calma.


Adesso o mai più

Fare una legge anticorruzione vera

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Atrani, provincia di Salerno, Italia, duemiladieci.

Arginare la corruzione non è solo una cosa bella e giusta. È l’unico modo di rimettere in sesto un sistema giudiziario allo sbando, che non riesce più a fare fronte al marcio, alla criminalità, all’abusivismo (di cui si muore): non riesce più a far fronte all’emergenza nazionale numero uno, il crimine organizzato travestito da imprenditoria travestita da politica. Il cancro in metastasi dell’Italia, a cui ormai strati sempre più grandi di popolazione, come a un folle e abominevole nazismo del terzo millennio, si stanno abituando.

La criminalità organizzata nata in terronia e che ha cementificato e sfregiato i più bei paesaggi pianeta, oggi, è più forte e sfacciata che mai: ma al Nord. In Padania.

E se non si capisce adesso, che la classe dirigente politico-mafiosa vacilla per motivi più che tutto – io credo – endogeni, cioè perché il sistema di arraffo e corruttela si è fatto talmente diffuso che viene fatalmente ai ferri con se stesso, e poi un po’ anagrafici del leader, che non sa più fare fronte alle spinte centrifughe e gestire (e le indagini, gli scandali, sono una conseguenza più che una causa di questa contingenza), che bisogna mettere un punto e ripartire ora che la resistenza è più debole, e la tentazione di cedere qualcosa (più che altro simbolicamente) nei sacri palazzi può prendere – per paura – più d’uno, come nel 1993 che si son cagati addosso e per non prender più monetine si son tolti lo scudo spaziale dell’autorizzazione a procedere; se non lo si fa adesso – è finita.

Ripristinare il falso in bilancio sciaguratamente abolito, di fatto, dal secondo governo Berlusconi nel 2001-2002.

Mettere mano al sistema della prescrizione (che in questo testo viene affrontata solo in parte): l’ideale sarebbe arrestarne la decorrenza al momento dell’esercizio dell’azione penale,

Legislazione premiale per incentivare il “pentitismo” anche in questo tipo di reati […], si rompe il vincolo di omertà fra corruttore e corrotto e si innesca una corsa a chi arriva prima a denunciare se stesso e l’altro per guadagnarsi l’impunità.

Custodia cautelare obbligatoria per corrotti e corruttori, come per i mafiosi, con sostanziosi aumenti delle pene.

Dalla proposta de Il Fatto Quotidiano, Fq, p. 11.


Perché poi

Ci sono i giorni che il primo impatto è meno conciliante.

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L’alba di un nuovo giorno

O come inizia un giorno uguale a quelli di prima

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Tangenziale, ieri nove settembre dieci, ore sette e cinque.

Almeno, esteticamente è un bell’inizio.

10.9.10

Papi della Patria

O lo statista si vede anche dalla battuta pronta.

Non solo sulla gnocca.

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Il gran bauscia e l’aziendina

“L’aziendina”. Uno dei momenti più sublimi della tradizione orale mondiale.

Un vecchio industriale milanés – il Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana, basso, truccato, dentiera in libertà – ignaro di tutto e tutti, con un guizzo (magari non isolato) prende un suo avversario politico, lo irride e lo umilia, come un oligarca della raccorderia pressofusa della media Valle Trompia o un grande magnate del tondino farebbero con un rigattiere, un bottegaio, un barista, un non nulla imprenditoriale qualsiasi che gli ha chiesto lo scontrino – già sulla loro Ferrari gialla – l’aziendina.

Non forma economico-giuridica, ma luogo dell’anima.

5.9.10

Il grande vecchio

O il piccolo vecchio con gli alti tacchi

Ma non solo

In fin dei conti si può dire in breve.

L’Italia, dopo la seconda Guerra, era il confine tra Occidente anticomunista e orbita sovietica. Per questo, circa dal 1965 al 1974, c'è stata una “guerra a bassa intensità”, per il dominio dei cuori e delle menti; prima soltanto con atti provocatori (falsi manifesti inneggianti a Mao, scritte, volantini), e poi con gli attacchi terroristici (Milano, Brescia, Peteano, Bologna…) si è tentato di destabilizzare per stabilizzare. Generare un diffuso senso di insicurezza da sanare con una risposta “forte” più volte abbozzata, con un colpo di stato (piano Solo 1964, golpe Borghese 1970). Le braccia della famosa "strategia della tensione" erano vari gruppi militari e criminali, il cervello l'han fatto più o meno i servizi segreti militari nazionali, ordinando, inflitrando, e poi coprendo e depistando, con catene di comando che però partono da Roma e si perdono nei dintorni di Langley, Virginia.

Dal 1974, con la caduta di Nixon e di Kissinger, la strategia di protezione dal comunismo è cambiata: non più terrore per il popolo sperando che scegliesse, o giustificasse, una svolta autoritaria, ma un vasto programma di infiltrazione e occupazione delle istituzioni e degli organi dello Stato da parte di personale fidato: principalmente della loggia massonica P2 di Licio Gelli.

In questo quadro si sono realizzate convergenze e sinergie operative tra ambiti apparentemente lontani: gruppi eversivi, apparati di sicurezza militare (servizi segreti), criminalità organizzata e politica. Gruppi che hanno formato de facto un “network integrato” in cui, in funzione di una comunanza di interessi, l’anticomunismo, sono state tollerate e cavalcate un po’ tutte le forze centrifughe: terrorismo, criminalità, corruzione.

I protagonisti dei diversi centri (politica, crimine, eversione, servizi) hanno così sviluppato poteri immensi, diversi da quelli palesi offerti alla comprensione del pubblico, in una zona franca in cui le guardie difendevano i ladri, mettevano bombe, inquinavano le prove; i ladri contattavano gli statisti, e i politici andavano a scuola dai criminali. Naturalmente tutto questo è servito anche a coltivare finalità diverse da quelle che facevano da presupposto al tacito, segreto, sordido sodalizio: ecco allora le ricchezze inspiegabili, la forza politica della mafia, l’autoperpetuazione del marcio. Tutto sottratto al controllo democratico.

Cordate di potere parallele e occulte, proseguite, nonostante tutto, anche dopo la caduta del muro di Berlino e la fine della minaccia comunista.

Il sistema del “network integrato”, in corrispondenza dell’epocale svolta del 1989-90, ha sì vacillato, scoprendo il fianco alla prima e unica operazione di trasparenza della storia: tangentopoli, 1992-93; ma non è morto. Uno dei soggetti, Cosa Nostra, ha restaurato con gli omicidi eccellenti e le bombe (Roma, Firenze) una nuova “strategia della tensione”, più o meno sicuramente con l’ausilio almeno degli apparati di sicurezza, e molto probabilmente della stessa politica. Ormai solo per autoconservazione. Per perpetuare un segreto passato che è diventato anche un presente inconfessabile. D’altronde, se non si aiutano i vecchi amici.

L’equilibrio è stato restaurato. Con esso è tornata la quotidiana routine del Grande Vecchio, che non è una persona, né un gruppo, né un’ideale romantico: è il Potere come si è sdipanato nel corso dei decenni anche e soprattutto a causa di un esiziale interventismo esterno di un’entità estranea (la Cia) che pur non comprendendo appieno le dinamiche in atto si è avvalsa e ha offerto finanziamenti e sostegno ai soggetti più disparati. L’ha fatto anche in Afghanistan e vediamo com’è finita. Per l’italico Grande Vecchio il pane quotidiano non è stato il Corano, ma la corruzione, la criminalità, l’illegalità.

E siamo qui.

Liberamente tratto da Gianni Barbacetto, Il Grande Vecchio, Bur, 2009.


Chi ha orecchie per intendere

O qui una volta era tutta campagna acquisti elettorali

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“Tutti i nostri parlamentari che, avendo prima deciso di fare parte di un nuovo gruppo, dovessero per senso di responsabilità e per lealtà nei confronti degli elettori che li hanno votati, decidere di restare nel gruppo del Pdl, tutti, nessuno escluso, potranno contare sulla nostra amicizia, sulla nostra solidarietà e lealtà, anche nel momento della formazione delle liste elettorali”.

S. B.


Let them eat pastieras

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“Il tentativo di impedire con intimidatorie gazzarre il libero svolgimento di manifestazioni e discorsi politici è un segno dell’allarmante degenerazione che caratterizza i comportamenti di gruppi sia pur minoritari incapaci di rispettare il principio del libero e democratico confronto e di riconoscere nel Parlamento e nella stessa magistratura le istituzioni cui è affidata nel sistema democratico ogni chiarificazione e ricerca di verità”.

Giorgio Maria Antonietto Luigi Napolitano III.

Lui, – la verità? Da loro, La Verità – dovremmo aspettarla da loro? Il Parlamento e le istituzioni cui è affidato cosa? L’autoriproduzione infinita? Valvassori e valvassini di varia estrazione criminal-economica? Cosa dobbiamo rispettare?

O dovremmo imparare da Napolitano, l’ex comunista-stalinista (ci si rende conto cosa vuol dire aver avuto anche il tempo di esser stalinisti, il presidente della Repubblica Italiana, anno domini 2010??), a rispettare il principio del libero e democratico confronto, dal difensore dell’eccidio dell’armata rossa in Ungheria, dal violentatore di tutte le leggi, prassi e procedure repubblicane, lui il dipendente pubblico lautamente stipendiato a vita – ci deve insegnare lui qualcosa?

Sarà.


Fischi per teschi

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Libero fischio in libero Stato, dunque?
"Sembra che in questo Paese non stia succedendo niente. Facciamo finta che non ci sia una cricca piduista e fascista che ha occupato le istituzioni, approvando leggi liberticide e ad personam che violano la Costituzione. Però tutto questo non si può dire e si vuole togliere al cittadino il diritto di ribellarsi quotidianamente". […]
Questo clima favorisce accordi e dialogo?
"C'è un popolo che reagisce. Questo clima mi ricorda gli albori di Mani pulite: ci sono migliaia di persone che si sono rotte di sentirsi prese in giro, umiliate e offese. Quelli che se ne lamentano, anni fa vedevano come una liberazione la gente che scende in piazza".
Fassino li ha definiti squadristi
"Parlava al suo popolo, al popolo del Pd. E se l'ha definito così, vuol dire che questi dirigenti non riconoscono più neanche i propri elettori".

Intervista a Repubblica sui fischi a Schifani; dico sui fischi. Non i secchi di letame liquido – fischi.

4.9.10

No!

Non ci riuscirete, maledetti

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Il fatto è che la popolazione europea mostra un forte tasso di calo demografico. E’ del tutto ovvio che alla morte dei popoli si accompagna la morte delle rispettive culture. Il bonus attiene al futuro della cultura europea indissolubilmente legata ai popoli dell’Europa medesima.

Il declino dell’Occidente declinato dal sindaco di Tradate (da F. Colombo, Fq, p. 1).

Ma noi ci salveremo con i bonus bebè. Una tantum di cinquecento euro.

Cosa vuoi che siano cinquecento euro quando in cambio ti danno una razza.


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[…]

I Polacchi non morirono subito
e inginocchiati agli ultimi semafori
rifacevano il trucco alle troie di regime
lanciate verso il mare

i trafficanti di saponette
mettevano pancia verso est
chi si convertiva nel novanta
ne era dispensato nel novantuno

la scimmia del quarto Reich
ballava la polka sopra il muro
e mentre si arrampicava
le abbiamo visto tutto il culo

la piramide di Cheope
volle essere ricostruita in quel giorno di festa
masso per masso
schiavo per schiavo
comunista per comunista

La domenica delle salme
non si udirono fucilate
il gas esilarante
presidiava le strade

la domenica delle salme
si portò via tutti i pensieri
e le regine del ‘’tua culpa’’
affollarono i parrucchieri

[…] Il ministro dei temporali
in un tripudio di tromboni
auspicava democrazia
con la tovaglia sulle mani e le mani sui coglioni

Voglio vivere in una città
dove all’ora dell’aperitivo
non ci siano spargimenti di sangue
o di detersivo

a tarda sera io e il mio illustre cugino De Andrade
eravamo gli ultimi cittadini liberi
di questa famosa città civile
perché avevamo un cannone nel cortile

 

La domenica delle salme
nessuno si fece male
tutti a seguire il feretro
del defunto ideale

la domenica delle salme
si sentiva cantare
quant’è bella giovinezza
non vogliamo più invecchiare

Gli ultimi viandanti
si ritirarono nelle catacombe
accesero la televisione e ci guardarono cantare
per una mezz’oretta
poi ci mandarono a cagare

voi che avete cantato sui trampoli e in ginocchio
coi pianoforti a tracolla travestiti da Pinocchio
voi che avete cantato per i longobardi e per i centralisti
per l’Amazzonia e per la pecunia
nei palastilisti
e dai padri Maristi
voi avete voci potenti
lingue allenate a battere il tamburo
voi avevate voci potenti
adatte per il vaffanculo

La domenica delle salme
gli addetti alla nostalgia
accompagnarono tra i flauti
il cadavere di Utopia

la domenica delle salme
fu una domenica come tante
il giorno dopo c’erano i segni
di una pace terrificante

mentre il cuore d’Italia
da Palermo ad Aosta
si gonfiava in un coro
di vibrante protesta:

ZZZZZZZZzzzzzzzzzzzz

Fabrizio De Andrè.


In effetti sarà il caso, di darsela

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Anche se è dura.


È una fiction surrealista?

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2010: una modernità agognata, un progresso faticosamente raggiunto.

La storia di una giornalista che ha fatto un concorso pubblico per docenti 11 anni fa. Non ha mai insegnato un giorno eppure la settimana scorsa ha ricevuto un telegramma che annunciava la sua assunzione a tempo indeterminato. Caterina Altamore, la precaria che protesta in piazza Montecitorio, lavora nella scuola da 14 anni. Ma per lei nessun telegramma in arrivo.

di Wanda Marra.

Ecco. Purtroppo non è una fiction.


Chissà perché

Manca una tornata di nomine per fare il pieno completo. Una giuria del ministero per assegnare i cinque multiplex (pacchetti di frequenze) del digitale terrestre, […] circa 25 canali. Una distribuzione (gratuita) […] per società già sul mercato con buone referenze e lunghi trascorsi. Sintesi dell’annuncio: no perditempo, sì a Mediaset. […]

Il governo italiano rinuncia – secondo stime non ufficiali dell'Autorità di garanzia – a 3,5 miliardi di euro e, particolare da bollino rosso, a favorire la crescita delle telecomunicazioni. I governi di mezzo mondo hanno preferito sfruttare il passaggio dalla televisione analogica al digitale per incassare miliardi vendendo all’asta le frequenze liberate dal cambio di tecnologia: 19 miliardi per gli Stati Uniti, 8 per la Germania e così in fila Gran Bretagna, Francia e Olanda. Ma l’Italia ha solo confezionato grandi regali per due (o tre) grandi operatori e il governo si accontenta di ricevere l’uno percento sul fatturato annuale. All’estero sono più severi: 4 o 5 per cento.

Carlo Tecce, Fq, p. 5.

3.9.10

Non è tutto, ma intanto

Per fortuna che Joseph c’è.

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Che tanto lui il posto fisso fino a prova contraria, ce l’ha.


Sì ma adesso

Quella di sotto ok, faceva ridere. Adesso non è che voglio fare un monumento, ma comunque.

Però invece.

Questo:

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Questo a ben guardare, non solo ma è una cosa soggettiva che penso io e che a Repubblica possono tranquillamente non condividere, non fa ridere. Cioè proprio nella galleria “i cartelli pazzi”, ognuno poi le sue gallerie le fa come vuole, ma per me è un po’ come si dice greve; ma soprattutto: la traduzione. Cioè perché va bene tutto, ma qua proprio è oggettivo e incontrovertibile, qua si aggiunge dileggio all’abiezione, che allora niente ha più senso, e hai messo una foto brutta e in più lasci anche il tuo lettore con un senso di disagio anche morale. Non capisco. È facile. Kick off. Kick start. Pugno. Va beh.


I fannulloni della scuola

Futili e pretestuosi scioperi della fame con falso sfondo accademico-culturale. Ma la radice è politica.

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Farina della Colonna Destra.

1.9.10

La religione ti promuove

Nella mattanza di ore (e di posti di lavoro) prodotta in tutti gli ordini di scuola dalla “riforma”, l’IRC è il solo a non subìre tagli, arrivando così a una percentuale più ampia sul monte-ore: i nostri studenti fanno meno Italiano ma più Religione! Il paradosso è che negli anni del più grande licenziamento di massa della storia della scuola italiana, gli insegnanti di Rc sono addirittura aumentati: 26.000 in servizio, di cui 14.000 di ruolo. Docenti che hanno una singolare, doppia matrice giuridica: nominati (o rimossi) dalla Curia, pagati dalle tasse di tutti gli Italiani. 

Marina Boscaino, Fq.


Era il nostro campo

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I corti filosofici di teofog

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Il Signore è il tuo pastore.

Capra!