20.11.11

La fine della democrazia

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Se non fosse stato per Roosevelt, la via d’uscita dalla Grande Depressione l’avrebbero individuata solo le terapie autoritarie di Stalin, Mussolini e Hitler. Nel 1929 il capitalismo senza regole era arrivato a un passo dall’uccidere la democrazia liberale.

Anche oggi la democrazia è in pericolo: la Grande Contrazione iniziata nel 2008 contiene una minaccia perfino più insidiosa rispetto alle condizioni degli anni Trenta. […] Nel 1929 il crollo di Wall Street mise in difficoltà anche tanti ricchi americani, oggi da un crac di Borsa i ceti privilegiati possono tutelarsi in tanti modi: i loro hedge fund giostrano di volta in volta tra franco svizzero e oro, materie prime e paesi emergenti, o giocano alla speculazione ribassista che rea guadagni per pochi quando tutto sembra precipitare. […] Oggi quella connessione si è spezzata, perciò in tanti paesi d’Occidente si possono stracciare impunemente contratti sociali che avevano retto la coesione nazionale per decenni: chi sta in alto non ne ha più bisogno. Si sono attenuate, fin quasi a scomparire, quelle interdipendenze che un tempo creavano un minimo denominatore di interessi comuni tra le classi all’interno di uno Stato-nazione.

Ciò si accompagna a forme di derive plutocratiche, che s’insinuano dentro i gangli delle democrazie liberali. il berlusconismo volgare e gaudente, in quest’ottica, è una patologia mostruosa, ma non è che la degenerazione di morbi presente anche in altre democrazie più antiche e più sane della nostra. Il ruolo svolto dai grandi finanziatori delle campagne elettorali nella politica americana è inquietante. […] Dappertutto la deriva plutocratica è reale. Non è un golpe, passa attraverso il consenso: ampi strati della popolazione americana, per esempio, votano “contro i loro interessi” da trent’anni, sposando politiche fiscali regressive che beneficiano una ristretta minoranza perché sono convinti che le ricette della sinistra siano rovinose. Da qui dobbiamo ripartire. Perché se non salviamo noi la democrazia, chi lo farà?

New York, 26 settembre 2011

F. Rampini, Alla mia Sinistra, Mondadori, Mi, 2011, pp. 28.30.

Letto approvato e sottoscritto, lì 20.11.11

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Il Misfatto.

13.11.11

La fine di B (?)

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Andato.

Preghiamo, fratelli, perché il mio e vostro sacrificio sia gradito a Mario, Padre tecnocratico e onnipotente.

E sogniamo. Non che Monti tiri su i soldi da dove dovrebbe, rimetta l'Ici, ritassi i capitali scudati e in generale, tutti quelli che hanno la faccia come il culo, gli metta un'aliquota fissa unica del novanta percento, buttando sul lastrico sé e tutti i banchieri, finanzieri, faccendieri, governatori, senatori, sottosegretari, portavoce e lacché. Perché non lo farà.

Sì, è un golpe, uno strappo, è il solito invadente Napolitano. Ma per una volta che gli altri lo fanno meno, noi lo ringraziamo di cuore per essersi messo in mezzo come sempre, abusivamente, informalmente e informemente come sempre, più come capo di un clan tribale che come esponente di una macchina istituzionale in un continente relativamente civilizzato. Perché non c'era scelta. Che da solo, il popolo italiano, in un contesto di concorrenza sleale e squilibrio economico-mediatico e, diciamolo, anche di una gran tanta ignoranza ma di quella proprio brutta, non si tirava mica fuori.

E allora, almeno per un giorno, qui nella redazione diruta e negletta di teofog, tra libri mai aperti, cavi scoperti e vari reperti avvinti nel viluppo del polveroso sudario dell'oblio eterno, noi ci permettiamo di sognare un'Italia non solo senza Berlusconi, ma proprio tutt'altra. Senza La Russa. Senza Brunetta e Letizia Moratti (Lei ritiene che non rispondo). Senza Noemi Letizia. Finalmente libera da loro e Nino Strano; Calderoli e Stracquadanio; Scilipoti, Formigoni, e Garimberti. Alberoni. La famiglia Letta (inclusi eventuali ulteriori avi fascisti da riverire); Gentiloni, Scaroni e Rutelli; Scaiola e Sacconi. La Minetti, Mora e Tarantini. Simona Ventura. Karima El-Mahroug. E chi più ne ha più ne tolga. Di più, un'Italia in cui a nessuna persona normale verrebbe mai neanche in mente di poter guardare la Ventura o votare per La Russa; non tanto di dirlo, che già oggi, obiettivamente, chi lo ha fatto si è sempre sotto sotto un po' vergognato. E svicolava. O così amiamo pensare. Ma proprio anche se uno vede la Ventura, si volta dall'altra parte. Con La Russa tendeva già a succedere prima. Che questa gente qua si deve trovare un lavoro, fare il pieno alla macchina e portar in giro i curriculum.

E allora sì, tutto questo sarà servito a qualcosa.

E allora sì il Berlusconismo sarà superato. E con lui la Prima Repubblica mai finita o meglio mai iniziata.E si potrà guardare avanti.

5.11.11

Battibecco

NON MERITIAMO DI ESSERE SALVATI 
Non guardarmi, non ti sento
 

Massimo Fini (FQ, p. 18)
 
I “grandi comunicatori”, i professionisti delle promesse e dell'ottimismo a 24 carati possono funzionare in tempi normali perché di rilancio in rilancio, come al poker, il loro bluff non viene mai “visto”. In situazioni drammatiche, dove contano i fatti e non le parole, la cosa non funziona più. Mussolini era un uomo di questa fatta (in parte, perché, in pace, fece anche delle ottime cose), ma quando entrò in guerra si scoprì che l’Italia, a differenza della Germania, vi era completamente impreparata e non bastarono gli slogan (“spezzeremo le reni alla Grecia”, “fermeremo gli americani sul bagnasciuga”) per evitarci la più umiliante delle sconfitte e una guerra civile. Berlusconi con le sue promesse e i suoi bluff è riuscito a ingannare gli italiani per 17 anni pur non avendo fatto, a differenza di Mussolini, nulla di notevole. E per 17 anni gli è andata bene. Adesso, in una situazione di crisi economica drammatica, ha cercato, con la sua ridicola “lettera di intenti”, di ripetere il giochetto con gli europei sperando di farla franca anche con loro. Ma i fatti, in questo caso i mercati, gli han dato la risposta brutale che si meritava e con lui l’Italia che gli ha creduto e anche quella che non gli ha creduto, ma non è stata capace di fermarlo.