28.11.10

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A volte sembra di capire quasi – che si può, che si deve, che tanto; ma non dura.


Family day every day

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È anche vero che Finmeccanica, per farsi perdonare la fabbricazione di armi letali, ha sempre un occhio di riguardo per i valori della famiglia. […] Tra gli ingaggiati di rango del gruppo Finmeccanica ci sono l'ingegner Elio Mastella, figlio del ras di Ceppaloni, l’ingegner Davide Marini, figlio di Franco ex presidente del Senato, Guglielmo Cucchi, figlio del generale Giuseppe Cucchi, ex segretario generale del Cesis (servizi segreti), Andrea Brancorsini, genero di Niccolò Pollari ex capo del Sismi. E di chi è figlia Fabiana Gallitelli? Del comandante generale dei Carabinieri, che di nome fa Leonardo. Emiliano Sarmi è invece figlio dell’amministratore delegato di Poste Italiane, che di nome fa Massimo. Gruppo che compra i sistemi di automazione postale da un grande polo industriale pubblico che si chiama... Avete indovinato: Finmeccanica.

Giorgio Maletti, Fq, p. 2.

27.11.10

Però

Io ci sono affezionato, ma su un giornale che si chiama Il Fatto Quotidiano mi aspetterei meno titoli, e che ci fosse uno schema, uno speciale, una bozza per non addetti ai lavori di cosa questa fantomatica “riforma” Gelmini comporti, perché non si capisce.


?

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Parcheggio del centro commerciale già Le Rondinelle, giovedì scorso. Attenzione radiazioni, zona sorvegliata in metà parcheggio, e il resto?

Radiazioni sedentarie.

21.11.10

Goodfellas

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Forse è giusto, non da oggi, vergognarsi d’esser bresciani.

Nonostante le dieci giornate. Nonostante i due duomi. Nonostante l’ambizioso coraggioso cantiere di convivenze tutte da costruire, messo in piedi da almeno venti venticinque anni, di cui si ricorda chi a scuola si trovava a insegnare l’italiano a compagni che non sapevano dire una parola. Alle elementari. E che quando andavano in Cina poi portavano a far vedere le cose tipiche di casa loro, raccontavano qualche storia.

Forse per lo spiedo con gli uccelli ci si dovrebbe vergognare (tra l’altro, spiedo arrivo!).

Ma la distruzione in due anni di tutto quello che si è costruito in venti. Ma dei volgari ladri comuni.

Brescia, dove sei?


Firmly out of fashion

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Devastatingly, but perhaps unsurprisingly, the 100th anniversary of Tolstoy’s death is hardly marked in Russia. Tolstoy was a man who opposed state violence, who considered the Church’s union with the state as blasphemous, who denounced pseudo-patriotism, and who wrote to Alexander III asking him to pardon those who assassinated his father. These principles are firmly out of fashion in today’s Russia.

Hollowed by time, The Economist, 19.11.10.


Lo scontro di civiltà

O Una battaglia attuale

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Lo scontro sarebbe quello quello tra la civiltà latina tirata in mezzo per la Santa Messa e; non civiltà; direi la natura ma adesso la natura – l’essenza, ecco, di Fabio Rolfi, in tutta la sua porcina suinità. È una campagna promossa dal suo sito. [La battaglia di Lepanto, cristodio!]


Not my mayor

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Visto poco fa dalla Bignardi dove, a parte mostrare la sua migliore faccia attenta, il meglio che il "vicesindaco" di Brescia Fabio Rolfi è riuscito a ritagliarsi per una platea di prima serata di televisione nazionale è stato apostrofare una signora peruviana con un signorile Ma avete le case avete [non ricordo], ma cosa volete ancora?

Peccato non avere nobile portamento quando ci si atteggia a signore feudale nella giornata che non è in vena di concedere la domenica libera ai suoi schiavi. Si rischia di sembrare solo dei maiali.

20.11.10

Le fabuleux destin de Marcel Dell’Utrì

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L’intervista di Dell’Utri al cosiddetto Tg1, spaccato da una telecrazia del terzo millennio. Cioè lo spettatore del telegiornale, non edotto per altra via delle vicende oggetto del processo al parlamentare, esposto a medie radiazioni di informazione come male necessario e inevitabile.

Ecco allora l’imputato (le cui parole nel processo non contano niente, conteranno tanto in un’intervista) spiegare d’aver subito quindici anni di processo e due condanne perché, incauto, aveva assunto Vittorio Mangano come fattore ad Arcore, senza minimamente sapere che fosse mafioso, e sulla base di illazioni e speculazioni, una Corte di Appello della Repubblica gli ha comminato sette anni di reclusione.

Il bello è che si è costretti a parlare di Mangano perché la pressione dell’informazione non controllata è stata tale e tanta, che ormai il nome Mangano – fastidiosissima e imbarazzante vicenda – è entrato, tra un accenno e un ammicco, una polemica e una richiesta di chiarimento, nella testa di tutti, e anche in televisione. Senza probabilmente che molti sappiano precisamente perché e percome. E allora si cita quell’unico fatto, di più o meno dominio pubblico, per indurre a credere il volgo bruto e vile che davvero uno possa essere condannato per concorso esterno perché ha chiamato a Milano un mite concittadino palermitano che poi si scopre essere un feroce criminale (ed eroe).

Peccato Marcello. Peccato Silvio. Di volgo bruto e vile a credervi ce ne avete ancora tanto dietro. Ma finita la scorta di coltivatori diretti, manovali e analfabeti di ritorno in ogni categoria, prima o poi, la gente che ha un’idea delle cose di cui si parla e non si fa prendere per il naso dovrà pur prevalere. Deve.


L’antimafia dei fatti

o “As it began”

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Semmai c’è da notare come i giudici più benevoli che Dell’Utri abbia mai incontrato nella sua lunga carriera di imputato non abbiano potuto fare a meno di citare in una sentenza di mafia Silvio Berlusconi per ben 440 volte, mettendo nero su bianco che: per vent’anni Dell’Utri è stato “il mediatore” e lo “specifico canale di collegamento” tra Cosa Nostra e B. […]; che “ha apportato un consapevole e valido contributo al consolidamento e al rafforzamento del sodalizio mafioso” […]

Per vent’anni, fino al 1992 mentre esplodevano le bombe, B. versò sistematicamente a Cosa Nostra “ingenti somme di denaro in cambio della protezione alla sua persona e ai suoi familiari” e della “messa a posto” delle tv Fininvest in Sicilia. In pratica il nostro premier non denunciò mai alle forze dell’ordine attentati e minacce della mafia, ma preferì farsi proteggere dai mafiosi. Cioè: abbiamo un presidente del Consiglio che per vent’anni ha finanziato la mafia degli omicidi eccellenti e delle stragi, mentre il suo braccio destro che siede in Senato è un mafioso “esterno” infiltrato nelle istituzioni.

Marco Travaglio, Coso Nostro, Fq, p. 1 a proposito della sentenza di condanna in appello a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa del co-fondatore di Forza Italia, parlamentare PdL, amico storico del Presidente del Consiglio dei Ministri Marcello Dell’Utri.

Questa è storia.

16.11.10

Ventiquattr’ore di panico senza Fatto Quotidiano. In questi giorni.

14.11.10

Brescia c’è, e tre

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Nonostante ieri, nonostante lo schieramento della Polizia, il silenzio caduto sulla vicenda, tutto, a Brescia in una domenica pomeriggio di novembre c’è della gente che va in fondo a via San Faustino, ad applaudire e fare segni con le torce a quattro ragazzi che protestano la loro disperazione di persone calpestate nella dignità, a urlare Siamo tutti sulla gru, a battere le mani quando da sopra accettano di tirare su qualcosa da mangiare.

L’idea nata in Facebook tra un po’ di gruppi era di portare un impianto e mettere su un concertino; naturalmente gliel’hanno vietato. Solo che ormai eran là tutti con chitarre, bassi, fise, percussioni, vuoi tenerli a tracolla a pesar sulla schiena? Quando sono andato via un po’ di gente aveva cominciato a mettersi in cerchio a far qualcosa. Spero che non gli abbiano impedito anche questo.

E comunque, grazie ragazzi.

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dal Misfatto.


Stronzi a parte

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Se non fosse per quei ragazzi, che hanno così sbagliato a occupare un cantiere, che hanno così sbagliato a imporre con il loro gesto la propria voce sul silenzio intenzionale, ostinato e mafioso della stampa e delle istituzioni sulla loro condizione di schiavi e carne da macello sociale, ma così sbagliato che per qualcuno dovrebbero morire di freddo, inedia e stenti, meglio, così ce ne sono di meno per le strade, per questi sei ragazzi che ora sono quattro non si sarebbe mai sollevato il più pesante, putrido lembo di pelle marcia da una delle più vergognose ferite dell’Italietta beota e gaudente, ignorante e spietata – che uccide e tortura esibendo distacco e dirittura, quella dei Rolfi, Paroli, e Maroni, gente di cui basta la faccia a fare giustizia.

Il loro gesto ha costretto a parlare delle loro storie, portando almeno una possibilità di pensare, di conoscere, a tutti quelli che non sanno niente della situazione disumana e degradante in cui le persone sono costrette a vivere, e che se ne fregano, perché non c’è un prete o un calciatore, una velina o un grandefratello che le proponga come modelli. Se non fosse per loro, anche adesso che tutto sta degenerando, e si prepara una qualche tragedia di quelle che poi si analizzano e notomizzano, ma dopo, e adesso che già di loro non si parla più come prima nelle prime notizie dei tg ecco – già adesso credo che vadano ringraziati per quello che hanno fatto. Non no.


L’uomo senza qualità

Tranne, forse, quella di far schifo

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Nicola Mancino, [ex] vicepresidente del Csm, […] lunedì scorso si è presentato in commissione Antimafia, a palazzo San Macuto, con la sua agenda da tavolo, la stessa che ha mostrato pochi mesi fa alle telecamere di La7, per far vedere ai commissari che alla data del 1 luglio del ’92, il giorno del suo insediamento al Viminale (e dell’incontro con Paolo Borsellino) c’era solo un foglio bianco. “Quel giorno – ha detto il senatore Mancino – non annotai alcun incontro con il giudice Borsellino”. Ma l’ex ministro non ha fatto i conti con lo scetticismo di Angela Napoli (Fli) che gli ha chiesto se 5 giorni dopo,il 6 luglio, fosse venuto a Palermo. E alla sua risposta affermativa la deputata lo ha sollecitato a mostrare la pagina relativa dell’agenda: anche in quel caso, tra sussurri e risate soffocate dei commissari dell’Antimafia, il vicepresidente del Csm è stato costretto a mostrare un foglio bianco. Un siparietto triste su una materia che ancora scotta sulla carne viva del Paese, che francamente si poteva risparmiare.

Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza, FQ, p. 7.


La Conta

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S.: Siccome all’opposizione non c’è nulla, il paradosso è che se nessuno tradisce, nel Pdl, non può succedere nulla.
T.: Usi una parola feroce, “tradimento”. Non si può cambiare idea?
S.: Se io tradisco mia moglie cambio di certo idea. Ma non per questo non resto un traditore.
T.: Ma nessuno per ora ha tradito il Cavaliere...
S.: A parte Fini, vuoi dire? Io invece credo di sì. Il silenzio, a volte, è più di una dichiarazione.
T.: A chi ti riferisci?
S. (Pausa, ndr) Siccome più di uno dice che la Gelmini e Frattini sarebbero disposti a un governo senza Berlusconi, il fatto di non smentire diventa automaticamente una cosa brutta e pericolosa. Un silenzio assenso.

Intervista di Luca Telese a Alessandro Sallusti, FQ, p. 4.

Dove oltre ad apprendere che il Sallusti, altro che pagliaccio bidimensionale del berlusconismo più vuoto cialtrone e imperante, è un omm’ con l’o maiuscola, che lui non l’aveva mai detto ma suo nonno, nel 1945, che pur non essendo fascista chissà come s’era trovato a far fucilare un partigiano a Salò, a volte i casi della vita, e per quest’unica anche umana condanna a morte è poi stato a sua volta fucilato, non era mica un mitomane invasato nel culto puerile di una personalità forte, suo nonno, ma anche il Sallusti nipote – che pasta, che argomenti, che uomo; oltre a questo, più che mai appare lampante come non ci sia un possibile paragone tra la politica dei fiacchi rituali democratici, con le alternanze, i dibattiti, le polemiche, le quotidiane trite meschine banalità del vivere, e la politica della tragedia rinascimentale e quella dell’Italia 1994-2010, come anche nella Russia del 1918-1928, e 1953-64, dove ci sono i tradimenti, le congiure, i tu quoque, gli sguardi obliqui e indagatori, i pochi uomini che si stagliano su uno sfondo di folla cenciosa e osannante, anche esteticamente: non c’è partita.

13.11.10

Enough of the Burlesqueoni

Oddly some of Mr Berlusconi’s longtime critics are among those fretting that this would be unwise. They support the view he expressed this week that, at a time of new bond-market jitters and jangling economic nerves, Italy would suffer “great harm” if he were ousted, because it would enter a new period of political instability. […]

It is a tempting argument, but it is wrong. For the stability that Mr Berlusconi’s continuation in office offers is illusory. Every new scandal saps his authority and exposes him (and, incidentally, his country) to renewed ridicule. With Mr Fini preparing to launch a new party and the Northern League, another party in the coalition, eager for an early election, the threat of a government collapse has become perpetual. The debt markets may not be concerned about Italy right now, because it skipped the banking and property bubbles that burst elsewhere. But in the longer term the colossal size of Italy’s public debt, the pension and health-care burden arising from its ageing population and its continuing loss of competitiveness are bigger worries than the odd bust bank.

In truth, what Mr Berlusconi really offers is not stability but stagnation. Far from steering Italy skilfully past the many dangers that confront it, his government has become almost totally paralysed. Mr Berlusconi’s legal and other preoccupations have distracted him and his ministers from the pursuit of any of the hard reforms that are necessary to restore the economy to long-term health. Even the first triumph of his current government, trumpeted so loudly after it was formed in 2008, the clearing up of garbage in and around Naples, has proved ephemeral: the stinking piles of rubbish are back.

This newspaper opposed Mr Berlusconi from the start. Many Italians have disagreed with us, convinced that only an outsider could bring change. Now they have nothing: just an ageing Lothario clinging to power. Radical reform demands a new champion, whether from left, right or centre, to take on entrenched vested interests and push the cause.

At the end of Leoncavallo’s opera “Pagliacci”, Canio the clown steps forward, after stabbing Silvio, to tell the audience “La commedia è finita.” The curtain should now fall on the tragicomic reign of today’s Silvio, too.

The Economist, 4 novembre 2010, via Internazionale, clamoroso ritorno.


Non so se interessa ma sto pensando insistentemente che i Motorpycho potrebbero diventare il mio secondo gruppo preferito. Forse, non lo so.


La tempesta

O The End is The Beginning is The End

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Più che altro volevo mettere Giorgione. A posto.
Ultimamente continuo a dire A posto, al telefono, dappertutto. Mi sembra di essere il mio barbiere.

Ah, no. Perché volevo dire: vedrai che tra poco muore Andreotti.

Andreotti è come il ritratto di Dorian Gray dell’Italia, speculare e inverso. Cioè a mano a mano che lui invecchia e imputridisce, e ormai è veramente uno spettacolo sgradevole (l’ho visto non ricordo dove inveire e alterarsi con qualcuno, non so – dimostrando che val centomila punti in più una buona battuta che l’insulto più elaborato, di solito), l’Italia torna giovane (anzi Giovine, Italia) e si tira fuori dal marcio.

E allora oggi e sempre forza, Italia.


Per non lasciarsi indietro nessuno

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Al tribunale viene chiesto di “accertare e dichiarare il carattere discriminatorio del comportamento tenuto dal Miur, dall’ufficio scolastico regionale per la Lombardia e da quello provinciale di Milano, nell’aver previsto una dotazione di organico di insegnanti di sostegno ampiamente inferiore a quella necessaria, nell'attribuire agli alunni, in particolare a quelli rappresentati dai ricorrenti, un numero di ore di sostegno scolastico inferiore a quello necessario”.

OGGI COME oggi gli alunni disabili “più fortunati” possono contare sulla metà di ore di sostegno, ma a molti altri può anche andare peggio. Il risultato? Una discontinuità di formazione che può essere paragonata ad un azzeramento dell’apprendimento con una conseguente esclusione di fatto dai processi formativi.

Elisabetta Reguitti, FQ, p. 11.

Il paziente inizia a reagire.


Libertà non è stare sopra un albero

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Non bastavano gli elicotteri. Non bastava l'Aci. Per amore della libertà il ministro del Turismo Michela Vittoria Brambilla ha piazzato nel suo dicastero gli uomini delle iniziative che da 3 anni porta avanti, con alterne fortune, per spingere l'ala movimentista del Pdl. Televisione, Giornale, Circoli, Promotori. Sempre di Libertà si tratta. Una decina di fedelissimi la segue in ogni avventura. E quasi tutti hanno trovato un posto pubblico.

Fabio Amato e Luigi Franco, FQ, p. 3.

E questo è quello che succede a lasciare quindici anni la cosa pubblica in mano a gente che della cosa pubblica gli importa solo per interesse privato.


Caro direttore

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                       Fotografia: Nikolaj Ivanovich Bucharin – 1918.

Il direttorissimo ama la bella vita e i lunghi viaggi. E non guarda ai prezzi, che siano soldi suoi o soldi pubblici: con la carta di credito aziendale ha speso dieci volte in più di Mario Orfeo (Tg2): 64 mila euro in dodici mesi contro i 6 mila di Orfeo.

Carlo Tecce, Il Fatto Quotidiano.

12.11.10

Can you picture what will be

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Eccola. La caduta simultanea di tutti i pilastri, l’implosione di un sistema di potere fondato sul sangue e nutrito di palle e spot, con grandi sfondi blu. La nuvoletta bianca fantozziana finalmente si dirada come la confusione dopo il risveglio da un incubo, e scopre un paesaggio di sfascio e macerie.

Ma almeno è la verità. Almeno è la fine.

Il cerchio si chiude.

8.11.10

Trenta metri sopra il cielo

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Arun, 24 – Pakistan
Jimi, 25 – Egitto
Papa, 20 – Senegal
Rachid, 35 – Marocco
Sajad, 27 – Pakistan
Singh, 26 – India.


Brescia c’è – take two

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foto da La Stampa.

Una ventina di persone è stata portata in questura e in caserma dalle forze dell’ordine. Ma da metà mattinata, un nuovo presidio, composto da almeno un centinaio di persone, si è formato spontaneamente, di fatto vanificando l’intervento delle forze dell’ordine.

Il Fatto Quotidiano, Cit.

p.s. Per testimonianza diretta, oggi a Brescia – non ha fatto caldo. E stasera è molto peggio. Tenete duro ragazzi.


I'll Take Care of You

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Da questo momento, tutto ciò che attiene alla sicurezza dei 6 manifestanti sulla gru è un problema della questura. Saremo noi a prenderci cura degli immigrati sulla gru: cibo e acqua non verranno passati più dalle associazioni, ma dalla polizia.

Il Fatto Quotidiano, Brescia: sgomberato presidio nel cantiere.

7.11.10

CLN

Comitato

Conato

Collasso di Liberazione Nazionale

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Ma da qualche parte bisognava cominciare.



Il cielo sopra San Faustino

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Scuro.

(foto Repubblica.it.)


Patte lateranensi

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“Solo un laicismo deteriore può criticare la tradizionale pratica del bunga bunga” ha detto monsignor Fisichella in conferenza stampa. “È parte integrante del dialogo tra culture. Che il dialogo avvenga nudi in piscina è garanzia di autenticità”. L'inventore della teologia della contestualizzazione espone poi le profonde radici filosofiche che lo motivano: “Silvio si sta battendo contro quest'Europa schifosa che vuole farci pagare l'Ici”. Un apice dell'intesa del premier con la curia si era già registrato con il caso Englaro. Silvio, da sempre interessato ai temi di bioetica, fin da quando concimava a embrioni le palme di villa Certosa, decise di intervenire con forza.

Emanuele Fucecchi, Il Misfatto, p.


Live at Pompeii

O l’allegoria del buon governo

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E se la Protezione civile dichiara di essere estranea alla gestione, almeno un fatto deve ammetterlo, i suoi uomini c’entrano eccome: Fiori, fino a poco tempo fa, era il braccio destro di Bertolaso. A lui vengono affidate le “misure straordinarie” per “scongiurare la paralisi delle attività finalizzate alla tutela dell’ingente patrimonio storico-artistico presente sull’area archeologica. Nel 2008 vengono stanziati “40 milioni di euro” e nel 2009, con l’ordinanza che mette Fiori a capo del commissariamento, lo staff si triplica: dalle 5 unità del commissario Profili, si passa a 12, più due consulenti, due dirigenti e una “unità di missione”. Le spese per la “struttura commissariale” si quadruplicano: passa dallo 0,5 al 2 per cento. Ma come vengono usati questi soldi?

Alla “RTI Caccavo costruzioni”, per il restauro del “complesso dei teatri di Pompei”, vengono affidati lavori per circa 6,4 milioni di euro. Ma l’emergenza prevede anche altro: una mostra, per esempio, che viene finanziata, con 394 mila euro, alla società “comunicare organizzando”. Il suo titolo: “Pompei e il Vesuvio. Scienza, conoscenza ed esperienza”. Alla “Comunicare organizzando” – scrive la Uil nel suo esposto - vengono affidati spesso lavori dalla Protezione civile: altre due mostre, per esempio, nella caserma di Coppito per gli ospiti del G8. In un’altra occasione – in collaborazione con la Protezione civile – viene finanziata dalla Arcus spa per un’altra mostra sul Vesuvio. Ma nell’esposto si sottolinea anche la selezione nello staff: vi fa parte, per esempio, tale Nicola Mercurio, politico del Pdl che non sembra vantare un curriculum scientifico. È però un intimo collaboratore del coordinatore del Pdl campano, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, Nicola Cosentino.

[…] Vorrei vivere in un paese dove un uomo pubblico viene giudicato per quello che fa, non per altro”, disse il ministro Bondi, appena un mese fa, a Pompei, difendendo l’operato di Fiori. Parole sante.

Antonio Massari, FQ, p. 3


2.11.10

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Ferie forzate, cazzeggio in internet come mai da mesi, un po’ di teoria della cospirazione, metal scadente, caffè a rotta di collo. Che giornata.

Domani, lunedì. Ciao.


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1.11.10

Career day.it

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Bungled bungled

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Some of the details of the latest scandal to engulf him are such that even his most faithful supporters must realise he makes Italy an object of derision.

Silvio Berlusconi’s latest scandal: Bungled bungled, Economist.com.

Titolo vagamente allusivo, se tanto mi dà tanto. Sensazionale nell’articolo il link al video di Elio. Dal ghetto all’autorevole settimanale britannico.

Però non sottovalutiamo la capacità di non realizzare dell’elettore di Berlusconi.


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Carofiglio Drake caffè Atlantide uva Giardini di Mirò Carofiglio, caffè.