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10.9.12

Four more years


"If you reject the notion that this nation's promise is reserved for the few, your voice must be heard in this election.

If you reject the notion that our government is forever beholden to the highest bidder, you need to stand up in this election.

If you believe that new plants and factories can dot our landscape, that new energy can power our future, that new schools can provide ladders of opportunity to this nation of dreamers, if you believe in a country where everyone gets a fair shot, and everyone does their fair share and everyone plays by the same rules, then I need you to vote this November.

America, I never said this journey would be easy, and I won't promise that now. Yes, our path is harder, but it leads to a better place. Yes, our road is longer, but we travel it together. We don't turn back. We leave no one behind. We pull each other up. We draw strength from our victories. And we learn from our mistakes. But we keep our eyes fixed on that distant horizon knowing that providence is with us and that we are surely blessed to be citizens of the greatest nation on earth."
Transcript: President Obama's Convention Speech


E in un tripudio di americanità, alla fine, con indisponenti inquadrature di negri in estasi e femministe rapite, con il rivoltante God bless America finale, se ci fate caso anche con un applauso inspiegabile, a un certo punto, alla constatazione che, entro vent'anni, le auto americane percorreranno il doppio della strada con un gallone di benzina, come se fosse stato lui, Obama, a inventare questi motori sensazionali (che probabilmente consumano ancora pur sempre il triplo di un tremila turbo nostro), e la platea gli dovesse eterna gratitudine per questo, alla fine, questo discorso americano, su sfondo a stelle e strisce, del candidato americano per le elezioni del presidente americano, che si terranno in America appunto a fine 2012, sembra tanto europeo.

Europeo e pieno di speranza.

Certo, HOPE è la parola d'ordine. Lo slogan.

Ma davvero alla fine di un discorso che parla di una strada difficile, ma giusta, di equità, eguaglianza, scuole, energie pulite e pace e futuro, pensi che se l'America sarà davvero in grado di scegliere - perché non è che pensi seriamente che Obama possa far tutto, ma magari neanche che voglia far tutto; cioè la sua potrebbe anche essere la più fasulla demagogia populista e lui, Obama, il più bieco agente sotto copertura dell'imperialismo corporativo e militarista. Ma non importa. Se davvero gli americani sceglieranno, in maggioranza, almeno, di credere nella pace, nell'ecologia e nell'uguaglianza, invece che ai Tea Party, all'ossessione antistatalista e alla truculenza veterotestamentaria di sempre, che nasconde - ma neanche tanto bene - i soliti grandi interessi, beh, sarà un bel cambio storico. Una palingenesi.

E speriamo che, con questo afflato così non posso non dire, europeo, questo giovane presidente degli Stati Uniti d'America,  in four more years, ma anche prima, ci ricordi qualcosa anche a noi.

28.4.12

IL PRESIDENTE SENZA QUALITÀ - Massimo Fini

Dal Fatto quotidiano di oggi.

"Ma dove ha vissuto l'onorevole Giorgio Napolitano gli 86 anni della sua lunghissima e inutile esistenza? Nel Bophuthatswana, nel Botswana, nello Swaziland? Solo adesso scopre che “bisogna estirpare il marcio in modo che i partiti ritrovino slancio ideale e tensione morale”. Ma nei partiti, anzi nel Partito comunista, sia pur come decorativa suppellettile, e poi nelle sue successive declinazioni quest'uomo in grigio, senza qualità (la sua unica qualità è di non averne alcuna) ha fatto tutta la sua carriera. È stato deputato per dieci legislature (dal ‘53 al ‘96), deputato europeo dall'89 al '92 e ancora nel '99, presidente della Camera nel ‘92 e nel ‘94, ministro degli Interni. E non si è mai accorto che c’era “del marcio nel regno di Danimarca”? Contro la cosiddetta degenerazione dei partiti non ha mai emesso un vagito. Né negli anni Ottanta quando non c'era appalto senza tangente politica e il voto di scambio era davanti agli occhi di tutti. Non ha emesso un vagito nemmeno durante le inchieste di Mani Pulite quando ‘il marcio’emerse in tutta la sua evidenza. Divenuto improvvidamente presidente della Repubblica, proprio perché amorfo e inoffensivo per tutti, ha lasciato evoluire a proprio piacere Berlusconi nella sua devastante campagna di delegittimazione della magistratura. Quello dichiarava “la magistratura è il cancro della democrazia”, un’affermazione eversiva, da galera se fatta da un presidente del Consiglio e lui zitto o si limitava a un’omelia ‘urbi et orbi’, a un omnicomprensivo e comico “non alzare i toni”valido per tutti e quindi per nessuno. C'è voluto che Angela Merkel (un uomo, finalmente) lo prendesse a spallate perché si decidesse a cacciare l'energumeno che ci stava portando nel baratro. Adesso che avverte il rischio che bruci il castello partitocratico nel quale ha vissuto per millanta anni, ben incistato come un topo nel formaggio, si è svegliato dal suo eterno torpore e tuona contro i “demagoghi di turno”uscendo dai binari della sua carica perché il Movimento di Grillo si presenta alle elezioni e il capo dello Stato ha il dovere costituzionale dell'imparzialità. La sede della Rai (FOTOANSA) Da un uomo del genere (che il 25 aprile ci ha ammorbato con la solita retorica sulla Resistenza cui, pur avendone l'età, non ha partecipato) non accettiamo lezioni, né politiche né morali. Se la politica è quella praticata da Giorgio Napolitano e da tutti gli altri esponenti di un regime paludato, paludato da democrazia mentre democrazia non è, noi abbiamo tutto il diritto di fare dell’‘antipolitica’che è la demonizzazione di turno perché nulla cambi e noi si resti gli eterni docili e imbecilli sudditi che siamo stati fino a ora. Ma la crisi economica, di cui l'intera classe politica, col suo malaffare e con la sua miopia, è responsabile, ha aperto gli occhi anche ai ciechi. E, come si dice nei bar (luoghi da non sottovalutare), potrebbe essere venuto il tempo delle mazze da baseball. Altro che Grillo. L'ex comico replicando a Napolitano lo ha definito “una salma”. Ma si sbaglia. Una salma deve aver avuto, per definizione, una vita. Giorgio Napolitano non ha mai vissuto o, per essere più precisi, è nato vecchio, “nu guaglione fatt’a ve c c h i o ”come scrisse di lui, impietosamente, Luigi Compagnone o “un coniglio bianco in campo bianco”come ha detto qualcun altro. È stato anche grazie ai conigli, di ogni genere, che l'energumeno, sicuramente dotato di una maggior vitalità sia pur volta al malaffare, ha potuto impazzare per ve n t ’anni. Ma adesso ne abbiamo abbastanza. Degli energumeni, ma anche dei conigli".