31.10.10

be constructive with your blues


“SCUSE PER BLOB”. MA PERCHÉ?

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Ruffini al Vaticano

Ci scusiamo per le scuse che il direttore di Raitre Ruffini ha zelantemente offerto a L’Avvenire per la puntata di Blob di mercoledì.

La trasmissione “blasfema in orario protetto” - come l’aveva subito ribattezzata il quotidiano dei vescovi – aveva osato trasmettere un monologo - su immagini però del Grande Fratello - del film di Spike Lee La 25ª ora. “In culo ai preti che mettono mani nei pantaloni di bambini innocenti, in culo alla chiesa che li protegge non liberandoci dal male. E dato che ci siamo ci metto anche Gesù Cristo, se l’è cavata con poco: un giorno sulla croce, un weekend all'inferno e poi gli allelujah degli angeli per il resto dell’eternità” recitava Edward Norton. “Che quanto avvenuto non abbia a ripetersi” ha scandito Ruffini.

Per carità. Prender l’arte, metterla da parte e tenersi stretta la pettinata pornografia della tele quotidiana. E. N.

FQ, p. 12.

Grazie, mio giornale.


Spirale leghista senza fine

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Da il Misfatto Quotidiano.


Subito

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Brescia, 30/10/2010.

Abrogare la “Bossi-Fini”, rivedere tutte le procedure di concessione dei permessi, della cittadinanza, voto alle amministrative, e sanatoria. Non si può far vivere così la gente.

Paese civile.


L’enigma di una sera

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G. De Chirico, L'énigme d'une journée (II), 1914

[27 maggio 2010] - Karima è stata fermata dalla polizia e portata nei locali della questura di Milano. Quella notte fu una telefonata proveniente dalla Presidenza del Consiglio a spingere gli agenti a rilasciare Ruby e ad affidarla a Nicole Minetti, ballerina di Colorado Cafè e igienista dentale dell’ospedale San Raffaele, che agli agenti si è qualificata come consigliere regionale “con incarico presso la Presidenza del Consiglio dei ministri”.

È SILVIO BERLUSCONI in persona a telefonare al capo di gabinetto della questura, Pietro Ostuni, per chiedergli di lasciar andare la ragazza, contro le disposizioni del Tribunale dei minori di Milano. […] I funzionari affidano la ragazza a Nicole Minetti, che comunque appena fuori dalla questura la lascia alle cure della brasiliana Michele, professione escort. Era stata Michele ad avvertire Berlusconi che Ruby era stata fermata: così ha dichiarato al Corriere della Sera, spiegando di aver conosciuto il premier qualche anno prima e di aver avuto da lui il suo numero, per le “emergenze”. Così, la ragazza viene affidata a una escort invece che a una comunità.

Gianni Barbacetto, L’ostaggio Ruby, FQ, p. 2.

24.10.10

93 anni fa

La disfatta di Caporetto. Sembra oggi.


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Da il Misfatto Quotidiano.


E io pago

(Ma neanche per sogno)

Con la busta paga di novembre i lavoratori metalmeccanici riceveranno un modulo con il quale dovranno decidere se acconsentire al pagamento di un contributo straordinario, a favore di Fim-Cisl e Uilm – le organizzazioni che hanno sottoscritto l'ultimo contratto di categoria – di 30 euro. […]

Ma di che cifre parliamo? Difficile farsi dire effettivamente quanto sia stato incassato mediante il contributo. Calcolando in circa 1,8 milioni gli addetti del comparto metalmeccanico, tolti gli iscritti

a Fiom, Fim e Uilm, che sono circa 700mila,metà dei qual Fiom, i non iscritti sono più di un milione. Se tutti aderissero si tratterebbe di circa 30 milioni di euro ma anche se si trattasse della metà - “nelle piccole imprese c'è un'alta area di evasione” spiega Farina - la cifra resta piuttosto cospicua. A fronte di queste cifre, per i lavoratori il contratto separato ha prodotto aumenti (al terzo livello) di 95 euro in tre anni, con un aumento di 24,15 euro nel 2010, 34,50 nel 2011 e 36,23 nel 2012, ovviamente lordi. Insomma, nel confronto chi ci guadagna è il sindacato.

Salvatore Cannavò, FQ, p. 10.

Aggiungiamo che la vulgata che passa almeno nell’aziende dove sto io è: massì, aiutiamo un po’ questi sindacati, noi che non facciamo mai sciopero – siamo solidali; ma certo.

E negli altri media: silenzio.


Meno male che Silvio c’è

(Soldini)

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Cosa voglio di più non è una domanda, in questo film, e non è neanche un’affermazione in senso stretto e tradizionale del termine. È più un’ossessione tra l’interrogativo e la disperata constatazione di quello che non c’è, e non può esserci nelle vite normali, modeste, ordinate e settentrionali dei protagonisti.

Con questo che non si può non dire un capolavoro l’acclamato (da questo blog) Soldini passa dalla fiaba di Pane e Tulipani, alla realtà d’incubo disciolta in un finale aperto e fitto di speranze di Giorni e Nuvole, ad un verismo carico di un’angoscia imprecisata e quotidiana. Finalmente sullo schermo la vita reale degli italiani di oggi, tra lavori ripetitivi e di poche soddisfazioni, case piccole e angolose, bar con tavolini troppo pieni e troppo vicini, come le scadenze da pagare, le menate e le stanchezze. Su tutto, come in un epico affresco hemingwayano, chi ha, e passa leggiadro sulla vita, e chi non ha, e mastica amaro. Al terzo matrimonio del capo di Anna (truccatissima e impostatissima Rohrwacher) lo ieratico Domenico di Favino, che pure ha un principale in SUV che gli nega puntualmente qualsiasi anticipo sulla paga, chiosa con un mezzo ghigno “C’ha i soldi”.

Mezzo ghigno che vale più di mille parole, in questa declinazione contemporanea senza veli, galoppante fiera e sfrenata dell’Avere e non avere di tanti anni fa. E siamo qui. Al verismo cupo e sconcertante di una storia che vale soprattutto per quello che c’ha intorno, che fa vedere e non dice, e come fa vedere e non dice, e vale l’oro di sapere che ancora qualcuno in questo sventurata riserva di caccia per raccomandati e pseudopoliticanti c’è che sappia fare il suo mestiere.

Meno male.

20.10.10

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Sette mesi. Dodicimila chilometri.
Striscianti fantasie previdenziali.

16.10.10

0 al totocalcio

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Parliamo sul piano astratto.

Tra fallimenti umani, in teoria, potrebbe esserci solidarietà. Nell’incipiente sfacelo di tutto quello che può chiamarsi vita e speranza, nel rovinoso fallimento esistenziale-escatologico della persona del suo redattore, questo blog potrebbe trovare un fratello ideale in Mauro Masi. Anche se lui prende i miliardi per applicare la sua inettitudine a un’azienda che forse meriterebbe miglior sorte; anche se ha per sempre profanato la sacralità estetica del baffo di cui, si sa, questa pubblicazione è fiera sostenitrice. Ma non ce la fa.

Come se anche la compassione di una persona pia e umana come questa redazione, oltre un certo punto, si ribellasse, tralignando in fastidio e in disprezzo.

Ed ecco Mauro Masi. Una faccia che vale più di mille parole. Che con piglio militare impone come un collerico dio veterotestamentario i suoi esemplari castighi, e ne azzeccasse una. E poi, dietro le quinte, da solo a solo, questo campione di virilità marziale, ex parà, simpatizzante di destra - è lo zerbino di un attempato signore brianzolo, che lo sbeffeggia e lo pungola senza requie. Novello Cimabue, preso in una tela di cui non si capisce già più il senso, Masi fa una cosa e ne sbaglia due (tradizione orale). Punisce Santoro e gli fa pubblicità; impone chiusure e le sospendono dopo due giorni; fa il gran capo e si trova a dover fare l’appello all’appello. Pezza da piedi sempre insufficiente al buco che contribuisce immancabilmente a peggiorare.

Il crudele distacco dell’implacabile angelo del Cavaliere, trasformato in traballante gag da film muto. Masi.

Che umanità ragazzi.

10.10.10

L’arcobaleno, la stella rossa e la croce uncinante

O il sangue a venire

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La manifestazione dei cosiddetti estremisti di destra a Belgrado, contro il Gay Pride esemplifica chiaramente un atteggiamento che è comune ai regimi totalitari, alle religioni, e alle forme di ignoranza organizzata tipo tifoserie, gruppuscoli parapolitici, ecc.: l’atteggiamento per cui una condotta, una omissione o una scelta di qualsiasi tipo, che non influisce in alcun modo sulla vita altrui e si esplica nella sfera privata e libera del singolo che la adotta, se viene ritenuta sbagliata sulla base del sistema di “valori” a cui si rifà il regime, il credo, la curva, o il corpo sociale di riferimento, deve essere estirpata dall’universo.

Questo è stato ed è il sistema di pensiero di innumerevoli individui suggestionati dal potere di convincimento di autorità politiche e religiose quali il Partito Comunista dell’Unione Sovietica, il Partito Repubblicano degli Stati Uniti, svariate chiese sedicenti Ortodosse, predicatori e autorità religiose wahabite e integralisti vari; e che la Chiesa cattolica italiana sta cercando da anni di affermare quale unica chiave di confronto nella società italiana. Esempi lampanti da sempre sotto gli occhi di tutti. Fecondazione assistita; interruzione di gravidanza; insegnamento della religione, omosessualità.

Fino a quando chi crede in un dio si riterrà in diritto di imporre i predicati del credo di quel dio a tutto il mondo, e finché ci saranno autorità religiose o politiche che avranno l’ardire di dichiarare pubblicamente che una scelta individuale e libera di vita, da parte di un individuo adulto e consenziente, non può essere tollerata tout-court, in ragione di un qualche libro sacro o verità rivelata; stiamo messi male, e staremo sempre peggio.



Altrimenti ci arrabbiamo

O L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.

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Poi dopo bombardati, speriamo che questi talebani pidocchi si convincano che siam lì per peacekeeping. Se no, giù fosforo bianco.


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9.10.10

Che disdetta

Lasciare il carroarmato a casa quando era proprio la volta che invece ti serviva

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In strada, nel quartiere est della città, un gruppo di ragazzini a volto coperto lancia delle pietre contro l'automobile di David Beeri, esponente di un'organizzazione di estrema destra israeliana. L'uomo alla guida del veicolo investe due dei ragazzini: uno viene lanciato in aria, rimbalza sul vetro anteriore dell'auto prima di cadere a terra. Il ragazzino si è rotto una gamba, l'altro è stato portato in ospedale con una scheggia di vetro nel braccio. La sequenza dell'incidente è stata fotografata dai reporter presenti. Beeri ha dichiarato di aver temuto per la sua vita e per quella di suo figlio e aver tentato la fuga (di BENEDETTA PERILLI).

Repubblica.it



LIBERI, DAVVERO?

di Massimo Fini

Mi chiedo, a volte, se in Italia e nelle democrazie europee esiste ancora la libertà di espressione. La comunità ebraica per una frase infelice, ma non più che infelice, sulla kippah detta in Senato dall'onorevole del Pdl Ciarrapico – che ben più sostanziali magagne ha sul groppone – ne ha chiesto l'espulsione dal Parlamento. Daniele Nahum, presidente dei Giovani ebrei italiani, ha dichiarato: “L'espulsione è un atto dovuto perché in quelle parole sono intesi comportamenti antisemiti che devono essere puniti” (ci si è dimenticati che un parlamentare è irresponsabile per ciò che dice nell'esercizio delle sue funzioni). Il pm di Varese ha incriminato 22 giovani, che nel 2007 avevano festeggiato, in una birreria di Buguggiate, il compleanno di Hitler e intonato cori nazisti, “per incitamento alla discriminazione e alla violenza per motivi etnici e razziali”. La Digos ha poi seguito questi ragazzi e ha potuto appurare che non fanno parte di nessuna organizzazione e che non hanno commesso, né in quella occasione né in altre, alcun atto di violenza per cui è caduta l'imputazione di "ricostituzione del partito nazista". Sono stati incriminati quindi solo per aver espresso il loro credo politico, in base alla "legge Mancino". Se fosse viva, Oriana Fallaci sarebbe sotto processo in Francia “per incitamento all'odio razziale”, a causa dei suoi pamphlet antislamici. Sotto processo ad Amsterdam è Geert Wilders, il deputato anti-islam che alle recenti elezioni ha ottenuto un milione e mezzo di voti, per aver paragonato il Corano al Mein Kampf. In Francia è proibito indossare il burqa nei luoghi pubblici in nome della laicità dello Stato. In Italia è proibito con l'escamotage che il viso deve essere scoperto (e allora proibiamo anche i caschi da moto sotto cui si mascherano spesso i killer, mentre una donna in burqa è molto meno insidiosa proprio per l'evidenza del suo vestire). Nelle democrazie baltiche è punita "l'apologia del comunismo". A Vienna lo storico inglese David Irving si è fatto due anni di carcere perché nei suoi libri ridimensiona le cifre dell'Olocausto (sia chiaro che, per quanto mi riguarda, questi macabri conteggi sono totalmente privi di senso, l'orrore non cambierebbe di un ette se gli ebrei sterminati fossero 4 milioni invece di 6 e nemmeno se un solo bambino ebreo o palestinese o malgascio fosse stato o fosse ucciso solo perché ebreo o palestinese o malgascio). Una democrazia, se è tale, deve accettare tutte le opinioni anche quelle anti-democratiche o che paiono più aberranti. È il prezzo che paga a se stessa e che la distingue dai regimi totalitari. L'unico discrimine è che nessuna idea, giusta o sbagliata che sia, può essere fatta valere con la violenza. L'odio, anche razziale, è un sentimento e non si possono mettere le manette ai sentimenti. Io ho diritto di odiare chi mi pare. Ma se gli torco anche un solo capello devo andare in gattabuia. Se in una democrazia, pur con le migliori intenzioni, si limita, anche solo parzialmente, la libertà di espressione su cui si basa si sa da dove si comincia ma non dove si va a finire. Non per nulla il più deciso avversario della legge Scelba, che puniva come reato "la ricostituzione del partito fascista", fu Togliatti che, da quell'uomo intelligente che era, capiva benissimo che si inizia con i fascisti e si finisce con i comunisti. Oggi si puniscono le espressioni razziste, anti-semite, anti-islamiche e in tal modo si è imboccata, in Italia, una strada scivolosa per cui domani potrebbero essere considerati reati manifestazioni di anti-americanismo, di anti-nazionalismo, il parteggiare per i talebani e così via. La "legge Mancino", diciamo le cose come stanno, è una legge liberticida, degna di un regime fascista.

Fq, p. 18.

3.10.10

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O Berlusconi non ha né prove, né indizi né concreti sospetti di quanto afferma e allora è un calunniatore e, data la sua posizione di premier, un irresponsabile perché delegittima le Istituzioni di cui dovrebbe essere uno dei garanti. O Berlusconi non si fida dell'intera magistratura, ritiene che tutta la Magistratura italiana sia inquinata. Ma se così fosse ogni cittadino avrebbe il diritto d rifiutare e respingere le sentenze di una magistratura siffatta quando sono a lui sfavorevoli. Se l'intera magistratura è inquinata chi garantisce me che la sentenza che mi colpisce è regolare e non manipolata? Salta lo Stato di diritto, anzi lo Stato "tout court" (la cui principale funzione, arrogando a sé e monopolizzando la violenza, è proprio quella di regolare pacificamente i rapporti fra i cittadini), perché ognuno si sentirà libero e giustamente legittimato a farsi giustizia in proprio.

[…] E dal caos e dall'anarchia chi ha tutto da perdere sono proprio le classi dirigenti, perché nel caos e nell'anarchia possono essere abbattute, mentre tutti gli altri, per dirla una volta tanto con Marx, da perdere hanno solo le proprie catene. Questa la ragione per cui mai, in nessun Paese democratico, una classe dirigente consapevole d'esser tale ha delegittimato le Istituzioni. Sa benissimo che sono le "sue" Istituzioni, poste innanzitutto a difesa della propria esistenza e della propria sopravvivenza. Ma Berlusconi, come ha dimostrato ampiamente in sedici anni, non ha nessun senso dello Stato né consapevolezza di far parte di una classe dirigente che ha dei precisi doveri verso se stessa e, attraverso se stessa, verso il Paese che è stata chiamata a guidare. Berlusconi è semplicemente un avventuriero. Après moi, le déluge. Ed è lui che “pesa come un macigno” sulla democrazia italiana.

Massimo Fini, Fq, p. 14.


Il conto, prego

CONTI PUBBLICI

NUOVE REGOLE SUL DEBITO: ECCO COSA CI ASPETTA

di Superbonus (Fq, p. 10)

“Il grande successo ottenuto dal governo sui nuovi principi di conteggio del debito”, rivendicato da Silvio Berlusconi alla Camera dei deputati mercoledì, in realtà è un’invocazione di pietà indirizzata alla Germania. I tedeschi sono dietro la proposta della Commissione europea secondo cui i Paesi con un rapporto tra debito e Pil superiore al 60 per cento dovranno diminuire l’extra indebitamento del 5 per cento all’anno.

Facciamo un poco di calcoli: l’Italia ha un rapporto debito/Pil del 118 per cento. Quindi un eccesso di debito del 58 per cento, ossia 1044 miliardi di euro di debito in più di quello che sarebbe consentito dal nuovo patto di stabilità. In queste condizioni il governo dovrebbe varare una manovra di 55 miliardi per il solo 2011. […] Anche la Germania si è resa conto che un taglio di 50 miliardi all’anno del nostro debito pubblico è improponibile e significherebbe far scontare a un paio di generazioni tutti gli errori di finanza pubblica commessi negli ultimi 40 anni. Così ha concordato sul principio che l'esigenza di risanamento possa essere mitigato da altre considerazioni: Italia, Belgio, Portogallo e Irlanda hanno trovato un appiglio per inserire i cosiddetti “other relevant factor”, cioè altri fattori economici rilevanti che saranno tenuti in considerazione prima della fissazione degli obiettivi di bilancio di ogni Paese e dell’erogazione delle sanzioni in caso di sforamento. […] Difficilmente Tremonti riuscirà a convincere i partner europei che il rapporto deficit/Pil al 119 per cento previsto per il 2011 sia sostenibile nel medio termine e vada invece subito ridotto di un punto percentuale. La strada del ministro dell’Economia sta diventando sempre più stretta e ripida. Il governo ha perso tempo a celebrare la stabilità dei conti pubblici, il “non aver messo le mani in tasca degli italiani”, e ha ignorato la crisi e il suo effetto sulla finanza pubblica.

[…] Il risultato? Tagli lineari alla spesa che coinvolgono anche settori strategici per lo sviluppo come la ricerca e le infrastrutture e un aumento della pressione fiscale su coloro i quali le tasse già le pagano. Nel 2009 il governo aveva previsto per gli anni 2011-2013 una crescita del Pil del due per cento, nella Decisione di finanza pubblica approvata mercoledì dal Consiglio dei ministri la previsione è stata abbassata al 1,3 per il 2011. Ma si mantiene miracolosamente al 2 per cento per il 2012 ed il 2013.

L’ottimistica visione della crescita consente a Tremonti di rinviare ancora un serio piano di finanza pubblica che affronti i nodi veri della spesa pubblica e del debito. […] Sarà difficile che qualcuno ci consenta di non rimandare il risanamento. Se non ce lo imporrà la Commissione europea, lo faranno i mercati che chiederanno un tasso di rendimento più elevato per sottoscrivere le emissioni obbligazionarie del Tesoro. Un bel guaio per l’impalcatura propagandistica berlusconiana che anche in questi giorni promette riduzioni delle tasse. Ma un bel guaio anche per chi si troverà a governare dopo Berlusconi.

 


Are made of this

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Ottobre. Domenica. Ventinove. Chissenefrega no?


Ma io difendo quella barzelletta

Cioè adesso.

A parte la nota equazione di Anubi: dio = ignoranza, bestemmia ≠ dio → bestemmia ≡ buona cosa.

Cioè qua siamo a un punto che un mafioso, piduista, nano malefico molto più di Nikolaj Ežov a cui si deve il nomignolo in prima istanza, l’assassino dei conti pubblici, lo ha ben detto Di Pietro, lo stupratore della democrazia italiana, viene messo in croce – per una bestemmia. Proferita in una barzelletta raccontata privatamente a gente probabilmente – come lui – non proprio di grana fina. Una barzelletta.

Cioè non era sul palco di un’assise di partito o di un vertice internazionale. Perché invece quando va da ambasciatori e primi ministri a parlare di figa come nei peggiori bar di Caracas, quello niente: va bene.
Quando va in televisione a dire Rosi Bindi è più bella che intelligente: quello va benissimo.

Una bestemmia. E giù indignazioni: Osservatore Romano, Avvenire, critiche, sdegno, offesa intollerabile, deplorevole. E il Pd, dietro. Opposizione a crociata, con il sigillo vaticano. Tutti a pendere dalle tonache e dalle loro penne prezzolate che con il calamaio dell’ignoranza e della superstizione hanno combattuto e combattono ossessivamente battaglie oscurantiste: criminalizzazione dell’omosessualità (loro, proprio), crocefissi nelle classi multietniche della scuola laica repubblicana, con tutte le conseguenze del caso, insegnamento della religione cattolica, divieto di contraccezione anche in presenza di epidemie di malattie sessualmente trasmissibili.

Tutti a far da megafono al potere che più di ogni altro sabota ogni progresso in questo paese, corteggia la criminalità – suo alleato nel mantenimento di un’arretratezza che è il solo terreno di coltura per la diffusione delle oscene credenze di cui si fa schermo per celare il FINE DI LUCRO della propria attività – e poi si permette anche di sputare in faccia a chi gli ha dato scandalosi privilegi, mani pubbliche nella sanità privata, sconti ICI, un ruolo di primo piano con soldi pubblici nel film di quello che allunga la mantella al povero e il sesterzio al mendico. Con il fasullo spot dell’otto per mille che fa da trailer. (E che costa più di tutto quello che è mai stato dato in beneficienza).

E invece no.

Contro la dittatura clericale che si propone di soffocare tutto ciò che respira, noi di TEOFOG ci schieriamo con il bieco Berlusconi, la barza e la bestemmia.

Tra l’altro una buona barza.