Cosa c’entrano il proprietario del noto locale milanese “Alcatraz” dove c’han suonato anche gli Ain’t, ma io non c’ero andato – non so perché – con Ignazio La Russa e le trame nere dell’eversione?
“Enrico Rovelli, il ‘compagno anarchico’ che corse a portare la foto di Bertoli, quella inserita sul passaporto falso usato per l’espatrio, al commissario Luigi Calabresi (Rovelli fu anche informatore dell’ufficio Affari riservati, con il nome in codice ‘Anna Bolena’: in cambio dei suoi servizi avrebbe avuto un occhio di riguardo dalla questura per le licenze e per la sua carriera di manager musicale, gestore prima del Carta vetrata di Bollate, poi del Rolling Stone di Milano, infine impresario di pop star come Patty Pravo e Vasco Rossi e oggi proprietario dell’Alcatraz di Milano, oltre che grande amico di Ignazio La Russa”.
F. Barbacetto, Il Grande Vecchio, Bur, Milano 2009, p. 172.
Ecco.
Non credo serva aggiungere altro; questo libro, quattrocento pagine tutte così. Meglio. Gli ultimi quarant’anni (almeno) di storia d’Italia son così: trovi quello che fa l’informatore dei servizi segreti, poi terrorista, e poi imprenditore di successo oppure narcotrafficante; l’altro che fa finta d’esser terrorista anarchico e invece è fascista. Al soldo dei servizi di sicurezza. E di Gladio. E il Sid è pieno di piduisti; e Gelli nel ‘70 fa il golpe Borghese, che ha già occupato il Viminale ma arriva il contrordine, a lui, al principe Borghese, e ai mafiosi venuti per ammazzare il questore.
Si può raccontare una storia così? Mille nomi, mille loschi figuri, criminali, terroristi, mafiosi, politici e servizi, che trovano sempre il modo a distanza di chilometri e di decenni, di risaltar fuori, non si capisce perché, e a far cosa. Vogliam parlare delle BR, delle convergenze parallele? Non si può.
D’altronde, non riesco neanche a finirlo, prima di domani. E se non lo finisco domani, tanto vale parlarne prima di tornare ai caloriferi, che poi chissà quando mai c’arrivo.
Così.