18.8.10

È andato

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Metter in riga due parole su Cossiga, probabilmente richiede un tatto sovraumano; per non cadere in sfondoni epocali. Ma in fondo chissene, no? Potremo ben dire minchiate, mica è la Treccani.

E allora lo dico: mi stava simpatico. Cioè a volte gelava il sangue, come con la famosa intervista de Il Giorno:

Gli universitari, invece? «Lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città».
Dopo di che? «Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri».
Nel senso che...
«Nel senso che le forze dell’ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano».
Anche i docenti? «Soprattutto i docenti».

Ecco.

E non credo che parlasse di ipotesi teoriche di scuola, quanto di una prassi piuttosto ben verificata sul campo…

Però non so, un laureato in giurisprudenza a 19 anni, ha messo le mani ovunque, anche se quasi mai in modo istituzionalmente accettabile, che ha conosciuto le peggiori nefandezze della storia d’Italia, e molte le ha decise e avallate in prima persona. Credo vada ricordato obiettivamente, nel bene e nel male come una personalità singolare; e allora mi associo al tono vagamente celebrativo del paginone di Telese sul Fatto.

Esibiva con orgoglio un libro di Paolo Giovanni II con una dedica affettuosa, ma aggiungeva: “Io non mi sarei mai genuflesso davanti al Papa, come Rutelli. Un leader politico non si inginocchia di fronte alla Chiesa. Ho un concetto laico dello Stato”. […]

Forse però la chiave di una intera biografia era un’altra. Cossiga era, prima di tutto, un enfant prodige: “Sono stato il più giovane presidente della Repubblica. E devo tutto a una caduta di bicicletta da bambino: persi due mesi di scuola e mi dovetti ritirare per recuperare, studiando ho saltato le classi arrivando alla laurea a 19 anni e mezzo”. […]

A suo parere “Piazza Fontana era opera dei fascisti”, “la strage di Bologna dei palestinesi”, e “Il missile di Ustica dei francesi, che volevano uccidere Gheddafi”. Erano le verità negate che nessun altro avrebbe potuto dire. Diceva di non avere più segreti, né scheletri negli armadi, ma conoscendolo c’è da giurare che abbia predisposto manoscritti postumi e rivelazioni. […]