Volevo assolutamente dargli il giusto peso; e non ce l’ho mica fatta, in due settimane. Comunque. Bilal, di Fabrizio Gatti, che è un signore e maestro di giornalismo e vita, come ce n’è pochi, è un grande reportage. Non ce l’ho neanche qui, che l’ho prestato ma forse è meglio così, tanto c’erano tante di quelle citazioni; sarebbe stato inutile. La storia di Bilal/Gatti, dal Niger alla Libia in camion nel deserto, con i disperati, dalla Puglia dei braccianti al Centro di permanenza temporanea di Lampedusa, è innanzitutto un atto di coraggio dello scrittore, e poi un’epopea moderna tragica, ma tragica, che dovrebbero leggerla alle scuole, non Manzoni. Se lo leggono. Dovrebbero saperlo a memoria i leghisti. I razzisti. I missini. I semplicisti. I democratici di sinistra. I cattocomunisti. Tutti. Io per cominciare do l’esempio. Non si può neanche dirlo, a parole, questo racconto, senza offendere le vite che ci son dentro, senza sputarci su – è meglio far silenzio.
Ma però, come per caso, questa è l’altra faccia della medaglia, di una medaglia appunto, che è l’argomento del documentario del Venus Project che ho visto oggi: il denaro è debito, il debito è denaro, la scarsità è profitto.
Speculare, yin e yang.
“La maggior parte della popolazione negli USA non ha idea del fatto che sta godendo dei benefici di un impero clandestino, e che oggi c’è ancora più schiavitù nel mondo che mai prima d’ora.”
Ecco Bilal è l’allucinato documento dell’esistenza e sull’esistenza di quegli schiavi – della vita di chi è come il ritratto di Dorian Gray del mondo nostro, privilegiato, che non son mica solo gli americani.
E allora, siccome ormai il tempo stringe, mi è capitato di guardare questo Zeitgeist Addendum, grazie alle segnalazioni sempre d’avanguardia di Gianni sul signoraggio, adesso che il giorno sta finendo, e mi pareva esserci questo intimo legame, mi sembrava il caso di postare prima che fosse troppo tardi. Poi c’è anche molto altro in Zeitgeist Addendum, c’è John Perkins il Sicario dell’economia che è interessante, i discorsi sulle energie rinnovabili, e anche una chiusa etico-panteistica un po’ così, però. Ecco.