11.8.10

Sorpresa II: governo del fare, parlamentari ricchi e governance della povertà

Ciò è connesso, evidentemente, a un deficit di governance del fenomeno, e soprattutto a una scarsamente efficace destinazione delle risorse a favore di politiche di contrasto esplicitamente mirate alla riduzione della povertà e dell’esclusione. A una spesa sociale complessiva sostanzialmente in linea con quella degli altri partner europei come percentuale del PIL (il 25,5%, contro una media del 25,9% per l’UE 15 e di 25,4 per l’UE 27), focalizzata soprattutto sulla spesa Pensionistica (2467 Euro pro capite contro una media EU15 di 2284) e su quella per la Salute (2130 Euro contro 2817), l’Italia fa seguire, infatti, un investimento sulle specifiche voci relative alle politiche ad hoc di contrasto della povertà e dell’esclusione sociale nettamente insufficienti. Essa investe circa 11 Euro per abitante in “Social protection benefits” contro i 503 dell’Olanda, i 323 della Norvegia, i 273 della Danimarca, i 118 della Francia, i 91 della Grecia. Solo poco di più dei 10 di Romania e Bulgaria, dei 7 della Lettonia e dei 6 dell’Estonia. Nel sostegno alle Famiglie e ai figli la quota italiana è meno di un sesto di quella di Paesi come Norvegia e Danimarca (261 Euro pro capite contro i 1517 della prima e i 1358 della seconda); all’incirca un terzo rispetto a Paesi come Germania (754 euro) e Francia (648), e quasi la metà rispetto alla media dell’Europa a 15. Nel contrasto alla “Social Exclusion”, infine, l’investimento è all’incirca un quarantesimo rispetto all’Olanda (13 Euro contro 592), un trentesimo rispetto a Norvegia (360) e Danimarca(307); un decimo rispetto a Francia (133) e Grecia (112). All’incirca il 13% del livello medio dell’Unione Europea a 15 (100 Euro pro capite), appena al di sopra di Lettonia (10 Euro) ed Estonia (8).

COMMISSIONE DI INDAGINE SULL’ESCLUSIONE SOCIALE, RAPPORTO SULLE POLITICHE CONTRO LA POVERTÀ E L’ESCLUSIONE SOCIALE - 2009-2010.