Lo scienziato Alberto Mori – foto TFG.
Sandro Talamazzini nasce da qualche parte, in una piana alluvionale che poi sarebbe stata detta padano-veneta, verso la bassa, circa mille anni fa. Muove i primi passi nel settore cronache e annali, ma sono troppi per poterli qui ricordare i fondamentali contributi che seppe dare ad amanuensi e copisti, soprattutto con ardite innovazioni lessicali e fonologiche che, corrompendo dall’interno il latino, lo mandarono completamente in vacca per giungere al cremonese; né è possibile in questa sede evocare le straordinarie circostanze che portano il Talamazzini a fare l’incontro della sua anima gemella, e futuro partner di vita e lavoro: il fisico nucleare, entomologo, botanico, etnologo, anatomopatologo, micologo, anatomista e chirurgo Alberto Mori, sopra ritratto.
Insieme, i due intraprendono un esemplare percorso, che è assieme di conoscenza e divulgazione, di approfondimento e disvelamento di quasi tutti gli ambiti dello scibile umano all’affezionato pubblico della loro vera unica patria spirituale, Telecolor/Primarete, e che si sdipana, da che si abbia memoria, in una sterminata e variegata serie di trasmissioni, con vari titoli – tutte semplicemente dette “Il vecchio e il mostro” – improntate ad un’elevatissima concezione della missione educativa di qualsiasi cosa capiti per le mani ad un uomo dotto e profondo, anche fosse un’emittente locale cremonese, tutte girate nel castello-residenza del Mori.
Mirabile la puntata di ieri, in cui Mori raccoglie degnamente l’eredità del Talamazzini ormai scomparso, e carpita magistralmente l’attenzione dello spettatore delle 3 di notte, lo guida attraverso i misteri sia dal punto di vista tassonomico, che collezionistico ma anche economico delle conchiglie: capolavoro.