10.8.10

Parabola di un’Italia politica

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L’han detto giustamente tutti, e lo dico anch’io finendo il post di allora, adesso che adesso ho tempo. Tra l’altro stasera inizia la nuova gestione, e allora via.

Dall’era del breve inebriante sogno prodiano di un risveglio civile, istituzionale, economico e morale all’abisso berlusconiano. Ormai lontana, eppure eterno monito, la partita simbolo di un irrimediabile sbando umano (che pure questa redazione non l’ha vista, perché era al lavoro, sorvegliata dalla figlia del principale che girava come robocop in pattugliamento per i corridoi aziendali; questa redazione, per difendere i suoi millequalcosa euro al mese, ha tenuto il capino chino e la radio a casa, mentre certi dipendenti pubblici, non temendo evidentemente per i loro trentamila e qualcosa euro mensili, la partita l’hanno guardata anche con notevole partecipazione emotiva) è stata il capolavoro di un allenatore rispettabile e brizzolato, che ha fatto della propria brizzolatezza una bandiera di rispettabilità, e del rispetto un paradigma di brizzolatezza, evidentemente con efficacia perché c’è chi gli stava anche simpatico, ma però s’è scordato il cervello a casa. Come nel folle delirio di onnipotenza dei peggiori satrapi e tiranni s’è buttato a capofitto contro tutto e contro tutti, così. E va beh.

Adesso comincia l’era Prandelli.

Adesso in autunno si andrà a votare.

E speriamo che, o l’una o l’altra cosa, almeno qualcosa inizi a girare in meglio.