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25.1.10

L’importante è la sanità

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No, la Bonino non va bene. Non perché estranea alla fede, non perché si è occupata di aborto, ma perché non sembra incline a lasciarsi distrarre dai conti e dalla missione della sanità, che in Italia è pubblica. Lo sa anche Libero. Quando scatena la campagna sul legame diabolico tra Bonino e l’aborto, non sta parlando di morale cristiana. Sta dicendo: “Signori e monsignori, attenti al volume di affari”.

Hanno capito in fretta. Il pericolo non è la Bonino che viene avanti con la tenebrosa sinistra e forse il diavolo. Il pericolo è la Bonino stessa, che ha la sgradevole abitudine di leggere bilanci e contratti ad alta voce. E – con il suo ostinato laicismo – non solo ferisce le migliori tradizioni di fede dei credenti, ma scoperchia i benevoli spostamenti dall’interesse pubblico a quello privato(religioso e laico). E coltiva l’arcaica mania che i soldi pubblici debbano servire a fini pubblici, perciò ai cittadini, se possibile senza sprechi. Un pericolo non da poco.

Furio Colombo sul Fatto (di ieri).

21.12.09

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Vero, Dionigi?

P.s. E sia chiaro che rompo il tradizionale riserbo sui proclami di Sua Santità Il Papa – che ritengo sempre vadano coerentemente ignorati, per quanto ce li propongano tv e giornali, essendo di solito l’espressione di posizioni di un rappresentante (monarca) di un Stato (teocratico) straniero alla cui sovranità (per ragioni territoriali) Teofog, fortunatamente, non soggiace – ma la costumata usanza si infrange solo perché questo sembra abbia un (involontario?) risvolto politico, seppure non necessariamente così centrale nel presumibile discorso da cui viene estrapolata la parte che interessa ai mezzi di formazione del consenso. Va da sè che non vado a vedere l’integrale perché quello che conta più del contenuto del messaggio è l’uso che ne viene fatto, che, se non sarà avversato a posteriori, si può presumere, era implicitamente previsto e approvato dall’inizio dal locutore.

15.11.09

Portiamo anche sta croce

[Il Vescovo] Monari non esclude che "il riferimento a Gesù Cristo, così importante in passato, diventi meno significativo e meno diffuso; e allora inevitabilmente cambierà la fisionomia delle nostre città e delle nostre scuole. Ma appunto: è a questo che si dovrà fare attenzione, non al concetto astratto di laicità. Mi sembra di essere un sostenitore dell'approccio empirico al problema e ho a che fare con un approccio ideologico. È interessante notare che giudici i quali si presentano come difensori della laicità, pensino e decidano in modo ideologico e dogmatico. E che noi, da sempre considerati con disprezzo 'dogmatici' abbiamo imparato un approccio più sfumato, più attento alla realtà delle cose, più concreto".
Da Bresciaoggi, 14.11.09. È o non è convincente? Fulgido esempio di retorica per piccole menti: siccome è sempre stato tutto così, pragmatico è dire Che tutto resti così. È questo la concretezza dell'approccio. Un altro passo interessante espone un argomento che probabilmente va forte nei catechismi e nelle parrocchie sul Jesus uber alles perché lo si è sentito spesso nei forum e in facebook:
La società occidentale è stata formata (non solo ma soprattutto) dalla visione cristiana della realtà. Basta pensare all'arte, alla letteratura, all'assetto urbanistico e soprattutto al vissuto delle persone. [...] Allora proprio i diritti dell'uomo, che la Corte dovrebbe difendere, trovano il loro fondamento nelle radici cristiane.
Vuoi una prova delle radici cristiane? Le chiese! Oppure i quadri, le sculture, l'arte. E pertanto tutto quello che c'è in Europa è cristiano. C'è da sperare che chi lo dice non ci creda veramente, ma l'importante, come sempre è che ci creda la base. La base può credere a qualsiasi cosa. La base è la base.

13.11.09

Che climax

Era già stata dura quando avevo scoperto che chiedere che la Chiesa cattolica italiana non interferisse nelle questioni politiche nazionali e più in generale che religione e amministrazione della cosa pubblica rimanessero quanto più lontane possibile non era laico come credevo, ma laicista. E non è successo tanto tempo fa. Figurarsi il mio sgomento oggi nell'apprendere che in pochissimo tempo è già diventato ultralaicista.
(Sul post di sotto)

Davvero?

http://digilander.libero.it/jackflash77/scontri17.jpg
La sentenza europea genera anche azioni violente. Come quella di ieri mattina, quando alcuni militanti di Lotta Studentesca (movimento giovanile vicino a Forza Nuova) hanno fatto irruzione nella sede dei Radicali di Roma affiggendo crocifissi. "Non permetteremo di imporre dogmi ultralaicisti in Italia – ha detto il coordinatore nazionale di Ls, Gabor De Arcangelis – chi tenterà di rimuovere il crocifisso si troverà di fronte un muro umano guidato da noi".
Il Fatto di oggi.
Un muro umano come a Piazza Navona?

Se ci arriva la Chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni

The Mormon church for the first time has announced its support of gay rights legislation, an endorsement that helped gain unanimous approval for Salt Lake city laws banning discrimination against gays in housing and employment. [...] The church supports these ordinances because they are fair and reasonable and do not do violence to the institution of marriage.
Salt Lake OKs gay rights laws with Mormon backing.
Dove sta scritto che se tu credi nell'eternità e inviolabilità e indistruttibilità del matrimonio, nella peccaminosità dei rapporti omosessuali, nella transustanziazione e in tutto quello che vuoi, le leggi devono coincidere con le tue credenze? Perché se tu non sei per il divorzio il divorzio dev'essere vietato? Non vuoi? Non divorzi. Questa è laicità. Ricattare una classe dirigente per avere simboli religiosi nelle scuole e una legislazione che sembra il Deuteronomio non è laicità. Ripeto non è.
A breve sunto dell'articolo di Flores d'Arcais sul Fatto di oggi in fatto di sto fatto.

9.11.09

Il crocifisso è simbolo di laicità

Con una sentenza del 2005 il Tribunale amministrativo respinse il ricorso della ricorrente. Riteneva che il crocifisso fosse allo stesso tempo il simbolo della storia e della cultura italiane, e quindi dell’ identità italiana, e il simbolo dei principi di uguaglianza, di libertà e di tolleranza come pure della laicità dello Stato.
Signora Lautsi contro il governo: sentenza integrale di Alessandro Gilioli - Piovono rane

Questo è esattamente il genere di cose che piacerebbe a Ratzinger, il fine teologo, la cui fine teologia si può riassumere bene o male con assunti da comare delle case Iacp tipo "Non c'è più religione" ("Avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo. Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare 'qua e là da qualsiasi vento di dottrina', appare come l'unico atteggiamento all'altezza dei tempi odierni. Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie" [dall'omelia durante la Missa Pro Eligendo Romano Pontifice, Basilica di San Pietro, Roma, 18 aprile 2005]); oppure con "Chissà dove andremo a finire" ("Fare guerra a Dio per estirparlo dal cuore degli uomini porta l'umanità, impaurita e impoverita, verso scelte che non hanno futuro" [dal messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, 1 gennaio 2006]). Apparentemente per rientrare nell'esclusivo club dei fini teologi bisogna solo riuscire a dire fesserie colossali in presenza anche di grossi assembramenti di persone restando seri, tipo "Il coraggio di aprirsi all'ampiezza della ragione, non il rifiuto della sua grandezza – è questo il programma con cui una teologia impegnata nella riflessione sulla fede biblica, entra nella disputa del tempo presente:'Non agire secondo ragione, non agire con il logos, è contrario alla natura di Dio', ha detto Manuele II, partendo dalla sua immagine cristiana di Dio, all'interlocutore persiano. È a questo grande logos, a questa vastità della ragione, che invitiamo nel dialogo delle culture i nostri interlocutori. Ritrovarla noi stessi sempre di nuovo, è il grande compito dell'università".
Ma si potrebbe andare avanti per ore. Per dire che? Non mi ricordo più.

3.11.09

Dei crocifissi e delle pene II

Neppure è sostenibile la giustificazione collegata al valore simbolico di un’intera civiltà o della coscienza etica collettiva e, quindi, secondo un successivo parere del consiglio di stato 27/4/1988, n. 63, «universale, indipendente da una specifica confessione religiosa».
Idem.

Dei crocifissi e delle pene I

Invero, il «ritorno» con l’avvento del fascismo del crocifisso nelle aule delle scuole elementari (circ. min. p.i. 22/11/1922) e poi di ogni ordine e grado (circ. min. p i. 26/5/1926). nonché negli uffici pubblici in genere (o.m. 11/11/1923, n. 250) e nelle aule giudiziarie (circ. min. g. g. 29/5/1926, n. 2134/1867), è comunemente indicato nella dottrina storica e giuridica come uno dei sintomi più evidenti del neo-confessionismo statale: tanto emerge, per esempio, dalla circ. 26/5/1926 cit., secondo cui si tratta di fare in modo che «il simbolo della nostra religione, sacro alla fede e al sentimento nazionale, ammonisca ed ispiri la gioventù studiosa, che nelle università e negli studi superiori tempra l’ingegno e l’animo agli alti compiti cui è destinata».
Sentenza Corte di Cassazione numero 439 del 1° marzo 2000 | UAAR.