19.3.11

Dove c’è Balilla

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I nuovi nostri

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La nomina a direttore del Tg1, macchina con autista e carta di credito incorporati, gli è stata fatale. Non bastandogli il magro stipendio di 550 mila euro l’anno a spese dei contribuenti, ha iniziato a usare la carta di credito aziendale a destra e manca, fino a un ragguardevole totale di 86 mila euro in 15 mesi, di cui 68 mila non giustificati secondo il suo stesso protettore Mauro Masi. Spesso l’ubiquo direttorissimo risultava nel suo ufficio a Roma, mentre la carta, ormai dotata di vita propria, strisciava allegramente fra Marrakech e Dubai.

Marco Travaglio, FQ, p. 1.

Avevo scritto un sacco di cose. Tutto lo schifo, la rabbia; tutto da rivedere, risistemare, aggiustare. Poi ho pensato che val solo la pena di dire che, da parte di questa redazione, si compran già più libri di quelli che si riescono a leggere.

16.3.11

La quarta generazione


Je mettono i fiocchetti ar culo.

(saggezza popolare da Montalto di Castro)

E stiamo sicuri.

13.3.11

Mr. Nutella è più ricco di Berlusconi e ha meno coloranti artificiali

Viva costernazione in Italia dopo la diffusione della classifica 2011 dei super-ricchi stilata dalla rivista Forbes: Silvio Berlusconi è solo 118esimo, contro Michele Ferrero 32esimo. Non ci resta nemmeno la soddisfazione di essere tiranneggiati da uno dei primi cento nababbi del mondo. Dove abbiamo sbagliato? Non ci siamo impegnati abbastanza per rimpinguare le sue casseforti?

Lia Celi, Misfatto, p. VI.

Michele Ferrero inoltre è più vecchio, quasi nessuno sa che faccia abbia, perché la sua attività principale è sempre stata di lavorare, e non cercare di star fuori di galera come lo Stakhanov di Arcore, e soprattutto, davvero, fa qualcosa di buono per il paese ed il mondo (anche con il cioccolatino col caffè dentro che non manca mai nei cassetti del secondo lavoro di questa redazione presso un oscuro insediamento industriale di una remota valle padana).

Se pare poco.

Sarà istruttivo

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COSÌ, SE IL PARLAMENTO approva la riforma a maggioranza semplice, si va al referendum; che, trattandosi di leggi costituzionali, non richiede il quorum. In altri termini, non è necessario che il 51 per cento degli elettori vada a votare; se ci vanno anche solo in 1000, il referendum è valido. Il fatto è che questo referendum è molto tecnico e i quesiti saranno molto complicati; per dire, a Santanchè, Gasparri e gente come loro toccherà spiegarli per bene. Anche la stragrande maggioranza dei cittadini non ci capirà niente, non si renderà conto che il tutto serve per evitare la prigione a B&C, che dunque è una cosa importantissima e che si deve proprio andare a votare. Certo, Tv e giornali di B&C dispiegheranno tutta la loro potenza di fuoco; ma, ecco la mancanza di un partito vecchio stile, radicato sul territorio, con le sezioni, gli iscritti, la passione e l’ideologia, per intenderci una cosa tipo Pci: il ministero della propaganda potrebbe non essere sufficiente; e i cittadini andranno comunque al mare. Non tutti però: quelli che capiscono, loro a votare ci andranno; e la gente (gente, con buona pace di Gasparri, non è parola offensiva o minacciosa) che capisce assicurerà alla riforma epocale di B&C la fine che merita. Così come è successo per gli altri referendum sulla Costituzione (2001 e 2006): perché il ministero della Propaganda lavorerà pure al massimo; ma le cazzate restano cazzate.

Sarà istruttivo constatare come la stessa gente che non ha voluto l’election day per il referendum sul legittimo impedimento (costo aggiuntivo: 300 milioni circa) si dannerà per trovare un qualche accorpamento del referendum sulla riforma epocale con altre elezioni. Al solo fine, si capisce, di imbarcare tutti quelli che, senza capire, straparlano e votano.

Bruno Tinti, Per fortuna la Costituzione c’è, FQ, p. 14.

Mariastella the cannibal

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I dati ufficiali sono stati resi pubblici pochi giorni fa e ci dicono che per la prima volta in Italia diminuiscono gli iscritti alle università pubbliche, del 9 per cento, mentre aumentano le immatricolazioni agli atenei privati, più 2 per cento. Ed è una pessima notizia, perché meno studenti significa meno laureati, in un paese che già ne ha pochi rispetto alla media europea.

Quest’anno le università pubbliche riceveranno dallo Stato 700 milioni di euro in meno rispetto all’anno scorso […] E già sono a rischio in Piemonte cinque mila borse di studio per il prossimo anno, cinque mila tra ragazze e ragazzi che rischiano di non laurearsi.

Eppure, come vi faremo vedere stasera, il nostro futuro, sta lì, dentro le università, tra i professori, i ricercatori e gli studenti che da mesi sono in mobilitazione, gli stessi che ieri a centinaia di migliaia hanno riempito tutte le piazze di Italia per difendere il bene comune, il diritto all’istruzione sancito dalla Costituzione.

Riccardo Iacona sulla puntata di Presa Diretta di stasera, RaiTre, 21.30.

Dove però vorrei anche che si dicesse che se migliaia di giovani e di famiglie decidono di non potersi o volersi permettere un corso universitario è sì per via delle migliaia di laureati più o meno giovani che sono a casa a mandare CV senza cavare un ragno dal buco, ma è anche perché molti di quei laureati disoccupati, prima, hanno studiato (se l’hanno fatto), fatto i pendolari, pranzato in mensa, dato esami, per tre o più anni, per un titolo che non vale niente. Perché l’università riformata da Berlinguer, che sia stramaledetto sopra e sotto terra, è stata un costosissimo, fallimentare, inutile parcheggio per disoccupati futuri – e questo chi voleva vederlo lo sapeva anche andandoci a un’università con decine di esami ed esamini per bambini deficienti, che non faceva selezione e non formava proprio a un bel niente, se non a stare lì, far cenni di saluto in giro, frequentare banconi e darsi delle arie.

E questo un giorno bisognerà che se lo domandino anche i docenti perché è andata a finire così, e se non potevano fare qualcosina di più.

12.3.11

The Town

(Wrong part of)

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You are here.

E non è uno scherzo.

Se invece qualcuno capita qui per sentire qualcosa sul film di Ben Affleck omonimo, guardatelo solo se avete veramente una passione erotica per Ben Affleck, se no è una perdita di tempo.

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Paesaggi quotidiani – febbraio, marzo 2011.

7.3.11

Ogni

Articolo 22

Ogni individuo in quanto membro della società, ha diritto alla sicurezza sociale nonché alla realizzazione, attraverso lo sforzo nazionale e la cooperazione internazionale ed in rapporto con l'organizzazione e le risorse di ogni Stato, dei diritti economici, sociali e culturali indispensabili alla sua dignità ed al libero sviluppo della sua personalità.

Articolo 23

1. Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dell'impiego, a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro ed alla protezione contro la disoccupazione.
2. Ogni individuo, senza discriminazione, ha diritto ad eguale retribuzione per eguale lavoro.
3. Ogni individuo che lavora ha diritto ad una remunerazione equa e soddisfacente che assicuri a lui stesso e alla sua famiglia un'esistenza conforme alla dignità umana ed integrata, se necessario, ad altri mezzi di protezione sociale.
4. Ogni individuo ha il diritto di fondare dei sindacati e di aderirvi per la difesa dei propri interessi.

Articolo 24

Ogni individuo ha il diritto al riposo ed allo svago, comprendendo in ciò una ragionevole limitazione delle ore di lavoro e ferie periodiche retribuite.

Articolo 25

1. Ogni individuo ha il diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all'alimentazione, al vestiario, all'abitazione, e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari, ed ha diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, invalidità vedovanza, vecchiaia o in ogni altro caso di perdita dei mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà.

Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo adottata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 Dicembre 1948.