I dati ufficiali sono stati resi pubblici pochi giorni fa e ci dicono che per la prima volta in Italia diminuiscono gli iscritti alle università pubbliche, del 9 per cento, mentre aumentano le immatricolazioni agli atenei privati, più 2 per cento. Ed è una pessima notizia, perché meno studenti significa meno laureati, in un paese che già ne ha pochi rispetto alla media europea.
Quest’anno le università pubbliche riceveranno dallo Stato 700 milioni di euro in meno rispetto all’anno scorso […] E già sono a rischio in Piemonte cinque mila borse di studio per il prossimo anno, cinque mila tra ragazze e ragazzi che rischiano di non laurearsi.
Eppure, come vi faremo vedere stasera, il nostro futuro, sta lì, dentro le università, tra i professori, i ricercatori e gli studenti che da mesi sono in mobilitazione, gli stessi che ieri a centinaia di migliaia hanno riempito tutte le piazze di Italia per difendere il bene comune, il diritto all’istruzione sancito dalla Costituzione.
Riccardo Iacona sulla puntata di Presa Diretta di stasera, RaiTre, 21.30.
Dove però vorrei anche che si dicesse che se migliaia di giovani e di famiglie decidono di non potersi o volersi permettere un corso universitario è sì per via delle migliaia di laureati più o meno giovani che sono a casa a mandare CV senza cavare un ragno dal buco, ma è anche perché molti di quei laureati disoccupati, prima, hanno studiato (se l’hanno fatto), fatto i pendolari, pranzato in mensa, dato esami, per tre o più anni, per un titolo che non vale niente. Perché l’università riformata da Berlinguer, che sia stramaledetto sopra e sotto terra, è stata un costosissimo, fallimentare, inutile parcheggio per disoccupati futuri – e questo chi voleva vederlo lo sapeva anche andandoci a un’università con decine di esami ed esamini per bambini deficienti, che non faceva selezione e non formava proprio a un bel niente, se non a stare lì, far cenni di saluto in giro, frequentare banconi e darsi delle arie.
E questo un giorno bisognerà che se lo domandino anche i docenti perché è andata a finire così, e se non potevano fare qualcosina di più.