2.6.14
3.4.13
La Leonessa e il Colosso
Rimossa all'indomani della guerra proprio in quanto fascista (e sfido a eccepire), secondo un progetto del Comune la statua marmorea dovrebbe tornare, opportunamente restaurata, a far bella mostra di sé (nei limiti del possibile) nella piazza del centro cittadino.
Scontate le polemiche con manifestazioni gruppi facebook flash mob anche, gli alpini dell'ANPI in flash mob solo noi li abbiamo, in segno di protesta e opposizione ad oltranza contro la restaurazione del simbolo della buia epoca mussoliniana, il bieco revisionismo, i rigurgiti fascisti.Va bene.
Ma, sommessamente: l'avete vista la piazza?
È fascista.
Non è una vaga suggestione estetica.
Proprio fascista fascista.
Quindi. Avrei preferito che ai tempi di Mussolini non fosse abbattuto il cuore della città vecchia per fare posto a Piazza della Vittoria? Sì.
Avrei preferito che il comune a maggioranza PdL prendesse i soldi spesi per restaurare e reinstallare il Bigio e li spendesse diversamente? Sì
Sarebbe meglio una targa commemorativa dei caduti del '45 piuttosto che il Bigio? Molto probabilmente sì.
Ma dopo che i soldi son stati spesi, quando sarà tutto pronto, magari non il 25 aprile, sinceramente, solo l'argomento che il Bigio è un simbolo dell'era fascista mi sembra, dato anche come si chiama di nome, un po' debole. Anzi proprio per questo verrebbe da dire: quale migliore collocazione potrebbe avere allore di una piazza fascista?
31.3.13
Brescia, dove ai bambini è vietato giocare sull’erba
L’INCHIESTA DI PRESADIRETTA SULL’INQUINAMENTO DA PCB, CANCEROGENO, NELLA CITTÀ LOMBARDA. UN’EMERGENZA TENUTA SOTTO SILENZIO
A Brescia c’e’ una emergenza sanitaria che tutti nascondono e che riguarda direttamente 25mila tra uomini, donne e bambini . Sono gli abitanti della zona che si estende a sud della Caffaro, la fabbrica adesso chiusa che dagli anni trenta fino a metà degli anni 80 ha prodotto migliaia di tonnellate di Pcb (policlorobifenili), al pari della diossina un pericoloso cancerogeno, sversandone centinaia di tonnellate allo stato puro nell’ambiente circostante.
di Riccardo Iacona
18.6.11
Avete voluto la bici?
Difficile trovare le parole. Si può solo pensare ai cittadini che hanno votato per questa amministrazione, al vicesindaco, e cercare in fondo al cuore la simpatia e compassione umana che sembrerebbe di non avere. Per gli uni e per gli altri.
15.5.11
Noblesse oblige
Via Orzinuovi, parcheggio Fleming. Notare la finezza del preservativo in punta di cofano, in pelle o simil-tale. Forse di prepuzio di balena. Elegantissimo.
10.4.11
Rolfi arreda
In esclusiva all’angolo tra via Mazzini e Moretto il frutto di una ambiziosa opera di riqualificazione e lotta al graffitismo selvaggio della lungimirante e mai vacua amministrazione comunale della Leonessa (se non un po’ nell’occhio porcino di taluni).
Un gioiello.
13.2.11
Uno schifo
In una Brescia già Leonessa e ora umile ancella, assediata dall’inquinamento, vessata da inutili targhe alterne, triste e disumana, l’amministrazione comunale non trova di meglio che organizzare nel centro cittadino – accanto ai numerosi palchi e palchetti allestiti per San Valentino – una bella cerimonia di popolo, banda, fiaccole e alpini, con carrozze e cocchieri (tutti portati in centro non so da dove con i suoi bei rimorchi e mezzi pesanti), che simboleggia la richiesta di protezione, buona fortuna, salvezza, prosperità e doppi incarichi che l’istituzione civile, il Comune, fa ai santi patroni – cioè alla Chiesa (proprio con una delibera comunale, riportata, si presume senza spese, su una pergamena poi donata al parroco della chiesa di San Faustino e Giovita) – e che viene magnanimamente accordata sotto forma di un cappello-talismano consegnato ai rappresentanti della politica cittadina. Il tutto disseppellendo non a caso dai putrescenti visceri della talvolta imbarazzante storia civica una tradizione medioevale del peggior clericalismo destrorso e fascistoide, e rifondando la ridicola “confraternita dei Santi Patroni”. Nel 2011.
E così poi la stampa cittadina e l’emittente televisiva locale, pesantemente infiltrati dalla confederazione episcopale, si trovano davanti praterie in cui affondare in contropiede, tra l’altro intervistando vecchie signore che commentando commendano il buon costume di rinsaldare i legami tra stato e chiesa per arginare la corruttela dei tempi. Come si sia arrivati a questo punto non si capisce.
Emergenza spazio nella Leonessa
Drammatica testimonianza di derelizione sociale raccolta ieri in via Gramsci: un cittadino bresciano costretto a invecchiare i salami in una Q8 parcheggiata sul marciapiede.
16.1.11
La democrazia dispotica
O “Il mio ragazzo”
Il mio fraterno amico e fido compagno al primo tocco si anima come non fossero tre i mesi passati dall’ultimo languido incontro, e così in mezz’ora casa-Feltrinelli-casa; prima uscita del 2011 che tra l’altro in una giornata che più o meno appariva a poche vie di distanza circa così:
anche il giubbottone invernale di recente (e non abbordabile) acquisto – pur non avendo velleità tecniche di sorta e in condizioni di temperatura non rigida dà accettabile prova di sé.
Ed eccoci qui.
A noi.
E che sia all’altezza.
15.1.11
7.1.11
29.12.10
Leonessa grande e infelice
“Poscia di sotto a un padiglion di foco
Tremolando la spera
Calava a poco a poco;
Calar pareva dietro la pendice
D'un de' tuoi monti fertili di spade,
Niobe guerriera de le mie contrade,
Leonessa d'Italia,
Brescia grande e infelice”.
Aleardo Aleardi, Le tre fanciulle, 1857.
Il poeta Aleardo Aleardi avendo lasciato questo mondo nel 1878 non ebbe certo il tempo di apprendere che il Carducci si stava prendendo un merito che doveva toccare a lui e la circostanza sicuramente gli avrebbe sicuramente dato fastidio. Fu infatti Aleardo Aleardi, fin dal 1857, a chiamare la città di Brescia “Leonessa”. Lo lasciò scritto in versi composti l’11 dicembre 1857, giorno di Sant’Ambrogio.
Giosuè Carducci riprese il termine Leonessa vent’anni dopo, componendo, fra il 14 ed il 16 maggio 1877, una delle “Odi Barbare” intitolata “Tra le rovine del tempio di Vespasiano in Brescia”.
Eppure Carducci – arrivato secondo con un distacco di vent’anni – ebbe fortuna di essere considerato il creatore di questo epiteto che da sempre significa coraggio, eroismo. Aleardi quando scrisse “I canti patrii”, nel “Le tre fanciulle” paragonò la città lombarda a Niobe. Come la figlia di Tantalo vede morire figli e figlie, colpiti dalle frecce di Apollo e di Artemide, così Brescia vede cadere i propri figli durante i giorni dell’insurrezione contro gli austriaci.
Costanzo Gatta, Ma và a dà via…, ed. Massetti Rodella, Bs, 2010 – pp. 134-5.
Chiuso per schiamazzi
FABIO ROLFI, assessore alla sicurezza e vicesindaco di Brescia, non ha dubbi sulla bontà delle ordinanze che impongono le chiusure alle 22 ai locali delle zone «calde» della città, e durante l'incontro della consulta della Stazione rilancia la sfida, facendo capire che il modus operandi potrebbe presto diventare il metro per intervenire anche in altre zone.
Giovanni Armanini, Il coprifuoco? Forse anche in Stazione, BresciaOggi, 17/12/2010.
C’erano zone della città che una volta erano addirittura famigerate come buco nero di illegalità, spaccio, degrado, sfruttamento e abiezione. Il Carmine. Via Sanfa. Un lungo e paziente lavoro di ristrutturazione edilizia, controllo degli affitti e rivitalizzazione collettiva le aveva proprio di recente definitivamente recuperate alla fruizione pubblica. Adesso vengono chiuse.
Sperimentazione di 4 mesi.
Da tempo era difficile restare più di venti minuti in un bar nella parte più vecchia e meno alla moda del centro storico, in stradine strette e tortuose, senza che una pattuglia di vigili o come si chiamano arrivasse percorrendo a fil di parete la via fino a voi, innocuo capannello, per intimare silenzio e minacciare il gestore di sanzioni.
Adesso è arrivato il colpo finale dell’abominevole giunta leghista (nominalmente berlusconiana, ma in realtà il sindaco che ne è espressione è a Roma non pervenuto per doppio incarico): coprifuoco. E finalmente le già spettrali vie di questa città umiliata da una junta ottusa e razzista potranno offrirsi al passante incauto e al residente ritardatario in tutta la loro desertica spogliezza, ed echi di passi lontani rincorreranno ombre spaventate ammonendole a precipitarsi in casa e trincerarsi in stanze e salotti. Così che nella vacuità porcina dello sguardo vicesindacale si rifletta il vuoto dechirichiano di quartieri intieri, e il sogno di un calmo cimitero civile sarà compiuto, anche se aumenterà la paura di chi ancora si arrischia a girare di notte per il centro, anche se le attività economiche, in questo periodo poi, saranno danneggiate; tanto sono quasi tutti stranieri.
Sacrosanto il diritto al riposo dei residenti. Alle 23.30?
Per la parte più trendy e aperitivara, invece, niente. Gli schiamazzi bianchi non disturbano.
A chiosa, Laura Castelletti:
Chi ha scritto l’ordinanza è mai stato dopo le 22.00 nella zona di Piazzale Arnaldo? (l’area più cool del centro – NdR).
Io ci vivo, la conosco molto bene. Qui la sera, i figli dei bresciani, spacciano droga, se la pippano o se la fumano, litigano, si accoltellano (qualcuno ricorderà cosa è accaduto qualche mese fa), schiamazzano, suonano i campanelli nel cuore della notte rompendo le scatole a chi abita in zona, pisciano regolarmente in ogni angolo i mojiti e i pirli appena bevuti, abbandonano sui tettucci delle auto e i davanzali delle finestre i bicchieri vuoti, spaccano bottiglie, parcheggiano davanti ai portoni, si prendono a manganellate in pieno giorno (vedi il recente fattaccio occorso in piazza Tebaldo raccontato dai giornali locali), bruciano nello stesso posto i cassonetti… Potrei andare avanti, ma non lo faccio. Come tanti che abitano nella zona preferisco comunque incavolarmi una volta di più, ma sapere che uscendo la sera incontro gente e non il deserto da coprifuoco. Il deserto da coprifuoco lascia davvero spazi immensi alle persone peggiori, le uniche che in quelle condizioni la fanno da padroni. Preferisco una zona “complicata” a una zona “morta”.
Con questa ordinanza e dopo l’eliminazione delle panchine, il bonus bebè, i soli delle alpi di Adro, la gru e le carte di credito immagino che si tornerà a parlare di Brescia sulla scena nazionale… in un modo che continua a non piacermi.
(Laura Castelletti, L’ordinanza apartheid, 14.12.2010)
27.11.10
?
Parcheggio del centro commerciale già Le Rondinelle, giovedì scorso. Attenzione radiazioni, zona sorvegliata in metà parcheggio, e il resto?
Radiazioni sedentarie.
21.11.10
Goodfellas
Forse è giusto, non da oggi, vergognarsi d’esser bresciani.
Nonostante le dieci giornate. Nonostante i due duomi. Nonostante l’ambizioso coraggioso cantiere di convivenze tutte da costruire, messo in piedi da almeno venti venticinque anni, di cui si ricorda chi a scuola si trovava a insegnare l’italiano a compagni che non sapevano dire una parola. Alle elementari. E che quando andavano in Cina poi portavano a far vedere le cose tipiche di casa loro, raccontavano qualche storia.
Forse per lo spiedo con gli uccelli ci si dovrebbe vergognare (tra l’altro, spiedo arrivo!).
Ma la distruzione in due anni di tutto quello che si è costruito in venti. Ma dei volgari ladri comuni.
Brescia, dove sei?
Lo scontro di civiltà
O Una battaglia attuale
Lo scontro sarebbe quello quello tra la civiltà latina tirata in mezzo per la Santa Messa e; non civiltà; direi la natura ma adesso la natura – l’essenza, ecco, di Fabio Rolfi, in tutta la sua porcina suinità. È una campagna promossa dal suo sito. [La battaglia di Lepanto, cristodio!]
14.11.10
Brescia c’è, e tre
Nonostante ieri, nonostante lo schieramento della Polizia, il silenzio caduto sulla vicenda, tutto, a Brescia in una domenica pomeriggio di novembre c’è della gente che va in fondo a via San Faustino, ad applaudire e fare segni con le torce a quattro ragazzi che protestano la loro disperazione di persone calpestate nella dignità, a urlare Siamo tutti sulla gru, a battere le mani quando da sopra accettano di tirare su qualcosa da mangiare.
L’idea nata in Facebook tra un po’ di gruppi era di portare un impianto e mettere su un concertino; naturalmente gliel’hanno vietato. Solo che ormai eran là tutti con chitarre, bassi, fise, percussioni, vuoi tenerli a tracolla a pesar sulla schiena? Quando sono andato via un po’ di gente aveva cominciato a mettersi in cerchio a far qualcosa. Spero che non gli abbiano impedito anche questo.
E comunque, grazie ragazzi.
8.11.10
Trenta metri sopra il cielo
Arun, 24 – Pakistan
Jimi, 25 – Egitto
Papa, 20 – Senegal
Rachid, 35 – Marocco
Sajad, 27 – Pakistan
Singh, 26 – India.