29.12.10

Leonessa grande e infelice

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“Poscia di sotto a un padiglion di foco
Tremolando la spera
Calava a poco a poco;
Calar pareva dietro la pendice
D'un de' tuoi monti fertili di spade,
Niobe guerriera de le mie contrade,
Leonessa d'Italia,
Brescia grande e infelice”.

Aleardo Aleardi, Le tre fanciulle, 1857.

 

Il poeta Aleardo Aleardi avendo lasciato questo mondo nel 1878 non ebbe certo il tempo di apprendere che il Carducci si stava prendendo un merito che doveva toccare a lui e la circostanza sicuramente gli avrebbe sicuramente dato fastidio. Fu infatti Aleardo Aleardi, fin dal 1857, a chiamare la città di Brescia “Leonessa”. Lo lasciò scritto in versi composti l’11 dicembre 1857, giorno di Sant’Ambrogio.

Giosuè Carducci riprese il termine Leonessa vent’anni dopo, componendo, fra il 14 ed il 16 maggio 1877, una delle “Odi Barbare” intitolata “Tra le rovine del tempio di Vespasiano in Brescia”.

Eppure Carducci – arrivato secondo con un distacco di vent’anni – ebbe fortuna di essere considerato il creatore di questo epiteto che da sempre significa coraggio, eroismo. Aleardi quando scrisse “I canti patrii”, nel “Le tre fanciulle” paragonò la città lombarda a Niobe. Come la figlia di Tantalo vede morire figli e figlie, colpiti dalle frecce di Apollo e di Artemide, così Brescia vede cadere i propri figli durante i giorni dell’insurrezione contro gli austriaci.

Costanzo Gatta, Ma và a dà via…, ed. Massetti Rodella, Bs, 2010 – pp. 134-5.