FABIO ROLFI, assessore alla sicurezza e vicesindaco di Brescia, non ha dubbi sulla bontà delle ordinanze che impongono le chiusure alle 22 ai locali delle zone «calde» della città, e durante l'incontro della consulta della Stazione rilancia la sfida, facendo capire che il modus operandi potrebbe presto diventare il metro per intervenire anche in altre zone.
Giovanni Armanini, Il coprifuoco? Forse anche in Stazione, BresciaOggi, 17/12/2010.
C’erano zone della città che una volta erano addirittura famigerate come buco nero di illegalità, spaccio, degrado, sfruttamento e abiezione. Il Carmine. Via Sanfa. Un lungo e paziente lavoro di ristrutturazione edilizia, controllo degli affitti e rivitalizzazione collettiva le aveva proprio di recente definitivamente recuperate alla fruizione pubblica. Adesso vengono chiuse.
Sperimentazione di 4 mesi.
Da tempo era difficile restare più di venti minuti in un bar nella parte più vecchia e meno alla moda del centro storico, in stradine strette e tortuose, senza che una pattuglia di vigili o come si chiamano arrivasse percorrendo a fil di parete la via fino a voi, innocuo capannello, per intimare silenzio e minacciare il gestore di sanzioni.
Adesso è arrivato il colpo finale dell’abominevole giunta leghista (nominalmente berlusconiana, ma in realtà il sindaco che ne è espressione è a Roma non pervenuto per doppio incarico): coprifuoco. E finalmente le già spettrali vie di questa città umiliata da una junta ottusa e razzista potranno offrirsi al passante incauto e al residente ritardatario in tutta la loro desertica spogliezza, ed echi di passi lontani rincorreranno ombre spaventate ammonendole a precipitarsi in casa e trincerarsi in stanze e salotti. Così che nella vacuità porcina dello sguardo vicesindacale si rifletta il vuoto dechirichiano di quartieri intieri, e il sogno di un calmo cimitero civile sarà compiuto, anche se aumenterà la paura di chi ancora si arrischia a girare di notte per il centro, anche se le attività economiche, in questo periodo poi, saranno danneggiate; tanto sono quasi tutti stranieri.
Sacrosanto il diritto al riposo dei residenti. Alle 23.30?
Per la parte più trendy e aperitivara, invece, niente. Gli schiamazzi bianchi non disturbano.
A chiosa, Laura Castelletti:
Chi ha scritto l’ordinanza è mai stato dopo le 22.00 nella zona di Piazzale Arnaldo? (l’area più cool del centro – NdR).
Io ci vivo, la conosco molto bene. Qui la sera, i figli dei bresciani, spacciano droga, se la pippano o se la fumano, litigano, si accoltellano (qualcuno ricorderà cosa è accaduto qualche mese fa), schiamazzano, suonano i campanelli nel cuore della notte rompendo le scatole a chi abita in zona, pisciano regolarmente in ogni angolo i mojiti e i pirli appena bevuti, abbandonano sui tettucci delle auto e i davanzali delle finestre i bicchieri vuoti, spaccano bottiglie, parcheggiano davanti ai portoni, si prendono a manganellate in pieno giorno (vedi il recente fattaccio occorso in piazza Tebaldo raccontato dai giornali locali), bruciano nello stesso posto i cassonetti… Potrei andare avanti, ma non lo faccio. Come tanti che abitano nella zona preferisco comunque incavolarmi una volta di più, ma sapere che uscendo la sera incontro gente e non il deserto da coprifuoco. Il deserto da coprifuoco lascia davvero spazi immensi alle persone peggiori, le uniche che in quelle condizioni la fanno da padroni. Preferisco una zona “complicata” a una zona “morta”.
Con questa ordinanza e dopo l’eliminazione delle panchine, il bonus bebè, i soli delle alpi di Adro, la gru e le carte di credito immagino che si tornerà a parlare di Brescia sulla scena nazionale… in un modo che continua a non piacermi.
(Laura Castelletti, L’ordinanza apartheid, 14.12.2010)