31.1.10

Guerra al dissenso

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Israele ce l’ha il diritto di esistere; soprattutto i suoi cittadini di vivere in pace. Su questo non si discute e non si scherza. Anche se col senno del poi: l’idea di metterlo lì – insomma. Ma non è un riconoscimento postumo da parte della turbata comunità internazionale alle vittime delle persecuzioni naziste (e non dimenticarsi, fasciste). Assolutamente.

Certo che uno Stato che nasce su premesse religiose un po’ rigide, basi intellettuali e teorie politiche un po’ diciamo esclusiviste, mezzi e sostegni economici militari un po’ infiniti, se non bulleggia i vicini è proprio per intima rara temperanza. Non ho letto le cose giuste non so niente non voglio offendere. Ma forse nonostante tutto è qualcuna delle premesse, che non va.

PeaceReporter - Guerra al dissenso.

Giustizia italiana per Ministri Guardasigilli

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Cominciamo dal principio. Codice e leggi penali italiani sono infarciti di reati inutili. Qualcuno può spiegare perché chi guida senza patente o in stato d’ebbrezza (che non significa che un ubriaco ha investito qualcuno; significa che guidava dopo aver bevuto un bicchiere di troppo) deve essere punito con una pena criminale? Cosa cambierebbe se la stessa pena (sempre di soldi si tratta) venisse inflitta dalla Polizia Stradale che lo ha beccato? Sequestro immediato della macchina, il malcapitato resta a piedi, paga 1000 euro di multa e chiasso finito. Si arrangi lui a tornarsene a casa, magari in piena notte e sotto l’acqua. Sarebbe un intervento molto più efficace, rapido, dissuasivo rispetto a quanto succede in Italia: denuncia in Procura, il PM richiede il decreto penale (sempre per 1000 euro), il GIP lo emette, il non patentato o l’ubriaco si oppongono, quindi si fa un processo in Tribunale, uno in Corte d’Appello e uno in Cassazione con definitiva sentenza di assoluzione per essere il reato estinto per prescrizione.

Invece noi utilizziamo il processo penale, cioè quello strumento costoso e lunghissimo che si adopera per gli omicidi e i traffici di droga. È ovvio che in questo modo le risorse economiche, materiali e umane che il Paese destina alla giustizia penale sono sprecate e che, mentre si fanno questi processi inutili, i delinquenti veri, con colletti bianchi e neri, ne fanno di tutti i colori.

Bruno Tinti sul Fatto.

Italians do it better (kinda)

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Il processo penale americano o inglese sono una cosa seria; per dire, lì il testimone falso viene arrestato subito, spedito in galera dove resta finché non ritratta; oppure condannato a 10 anni. E così anche l’imputato che decide di deporre (potrebbe stare zitto ma può decidere di raccontare la sua versione dei fatti), se dice il falso subisce la stessa sorte. Da noi i testimoni falsi non possono essere processati fino a quando non è terminato in Tribunale il processo all’interno del quale hanno reso la falsa testimonianza; così il Giudice emette la sua sentenza in base a prove false, che è veramente una cosa sensatissima. E, quando finalmente li processano questi testi falsi, la prescrizione è bella che maturata. Quanto all’imputato, nel nostro felice Paese, ha diritto di mentire e di rendere dichiarazioni spontanee; che vuol dire che lui parla e nessuno gli può dire: ma che …. dici!?

Tinti sul Fatto.

Il ministro competente

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[…] Alfano entra nell’auditorium accompagnato da Guido Bertolaso […] Si siede accanto al Presidente della Regione Abbruzzo Chiodi. Trascorre il tempo in cui il Presidente della Corte d’Appello Canzio legge la sua relazione a tirare fuori dalla giacca i polsini della camicia per non nascondere i gemelli. Ad aggiustarsi la cravatta, a scrivere e a leggere sms contemporaneamente su due cellulari. Poche poltrone più in là il Vescovo de L’Aquila, dorme e la testa cade sul petto.

Poi il Guardasigilli prende la parola. Ricorda le vittime del terremoto e quanto di buono ha fatto il Presidente Berlusconi per gli aquilani. […] Poi termina alzando il braccio: “Ed ora posso dichiarare aperto l’anno giudiziario”. Ma mentre scende le scalette per tornare al suo posto il Presidente della Corte puntualizza: “Fino a prova contraria l’anno giudiziario lo apre il Presidente della Corte” e aggiunge: “Almeno fino a quando non ci sarà una riforma della Giustizia”.

Sandra Amurri sul Fatto.

29.1.10

Il blocco del traffico

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Domenica anche da noi.

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

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Ai lavoratori Alcoa, Phonemedia, Fiat, ex Eutelia, Omega, Omsa, distretto del divano, mobile veneto, agli artigiani stritolati indebitati, a tutti, tutti quelli che son stati dieci anni o vent’anni piegati a novanta, e vai di straordinarie gratis e vai di sabati al lavoro, e vai di caffè fatti al capo, mal di testa da soldi, assicurazioni gonfiate, benzina a senso unico, banche ladre, capi in Cayenne, e poi un calcio in culo? Ma altro che occupare strade e aeroporti; altro che.

28.1.10

Fà e desfà l’è semper laurà

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Mafia: Berlusconi, se clan ricomprano beni li risequestriamo.

MF Dow Jones - Economic Indicator - Borsa Italiana.

Non è un patto, è fair play.

Massimo questo oggetto misterioso

Ma D’Alema. L’affare Unipol. Le eterne trame. Avrà tutto uno scopo, no? Cioè il Berlu aveva lo scopo di non finire dentro, e poi tutto il resto grasso che cola; e gli va bene. Aveva già gli organi di propaganda, i soldi, gli amici impresentabili (utili per la pecunia e per il peso alle urne). Ma Massimuccio che cosa vuole fare per esempio quando fa decidere all’Udc i candidati per le regionali, o sostiene finanzieri rampanti (Consorte), o fiancheggia personaggi di dubbio spessore morale? E se avesse capito che davvero l’unico modo di battere Berlusconi è clonare il suo sistema?

27.1.10

Non lasciare nessuno indietro

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Il Mattino di Padova e il DISCORSO PROGRAMMATICO: Far crescere l'Italia.

Giornata della memoria

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Silvio Berlusconi allo Spectator, Settembre 2003, fonte Corriere della Sera.

Vigliaccatamente in Senato

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In quest’aula, mentre si citava il gravissimo fatto del programmato attentato distruttivo ordito contro alcuni magistrati che combattono la mafia, una parte di questa assemblea ha irriso all’evocazione dei nomi delle possibili vittime... Sapevamo dei mafiosi che brindarono alla morte di Giovanni Falcone... Eravamo a questa torbida conoscenza. Oggi abbiamo qualcosa di altro: una parte dell’aula del Senato, ieri, ha fatto un coretto di irrisione alla pronunzia del nome di Antonio Ingroia, un magistrato che la mafia vuole uccidere.

Antimafia Duemila - Quei coretti anti-Ingroia.

Suitable for work (?)

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Come diceva quella canzone fortunatamente tramontata dietro l’orizzonte della storia: dipende.

Vory v zakone

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Ieri guardando Chiambretti Night mi son venuti in mente i vory v zakone; in russo, “I ladri nella legge”. L’archeomafia russa. Non onesti, ma sinceri: “ladri”, si capisce, e “nella legge”, perché con un codice. Il loro chiaramente; certo non la legge di tutti. Sorti dal brigantaggio nel marasma dopo la rivoluzione, continuati come casta nel Gulag, poi chiamati alle sfide della modernità. Comunque una consorteria che si è data un nome chiaro e senza giri di parole. Potevano chiamarsi Ladri Democratici, la cosa iniziava a farsi pelosa; o Ladri della Libertà. O bo. Era un po’ ipocrita. Ma potevano. O Partito della legge. Invece – belli secchi, lineari: vory v zakone.

Ecco. Ladri nella legge è una locuzione che oggi secondo me si presterebbe a varie affascinanti nuove declinazioni.

D’Alema al Copasir

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Ricordo la chiosa fulminante di Pannella quando questa brutta storia era solo una paura per il futuro:

Dico che la storia combinata di Berlusconi, che non ha senso dello Stato. E quella di D’Alema, che lo subordina alla ragion di partito, produce un’unità di intenti putiniano-gheddafiana.

[In un’intervista a Luca Telese sul Fatto]

26.1.10

Breaking news

Aria di carnevale: dei supereroi i costumi più gettonati.
Fonte: Tg1

Caso Aperto

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Prima a Studio Aperto han fatto un servizio su un apicoltore inglese che sarebbe stato dichiarato morto e riposto in una bara prima che un addetto prima di chiudere si accorgesse (qui intermezzo capolavoro con Levante tappami) che era vivo; poi dopo un paio di ripetizioni di Levante tappami però dicevano: bo che notizia strana, talmente strana che potrebbe anche non essere vera. E anche il giorn l’annunciatore in studio diceva che su questa notizia qua c’era aria di bufala. Quindi però intanto noi la diciamo, poi chissà; ma non sarebbe questo un po’ il lavoro che deve fare un giornalista?

Nell’immagine un diagramma della scaletta di Studio Aperto 1991-2009 elaborato da Cosimo Francini che si ringrazia per la meritoria opera.

Sorelle d’Italia

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Agrigento - E' il momento delle lacrime e del dolore a Favara, per il funerale delle due sorelle di 3 e 14 anni morte a seguito del crollo della palazzina. Centinaia di persone hanno voluto rendere l'ultimo saluto a Marianna e Chiara Pia. In chiesa moltissimi giovani e i compagni di classe di Marianna, che frequentava la scuola media. Oggi a Favara è lutto cittadino.

Favara, folla ai funerali Il sindaco si difende: "Io non responsabile" - ilGiornale.it.

Ecco, ossequiati e tumulati i cadaveri con il loro bravo feretro retorico, osservato il lutto mediatico e cittadino, anche con indignazione d'ordinanza e maschere solenni e incredule e moti di civica indignazione di autorità e portavoce, com’è possibile morire (non vivere) in stamberghe diroccate e ruderi fatiscenti, nel 2010, (se non me lo dite voi) in un paese civile è uno scandalo; si può ritornare a pensare alle cose serie, tipo il ponte.

25.1.10

Il sonno della ragione

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Insopportabile concentrarsi unicamente sulla denigrazione reciproca, arrivando talora a denigrare il Paese intero pur di far dispetto alla controparte. Anche i media, che devono corrispondere ai compiti di informazione e di controllo che sono loro propri in una società evoluta - ha detto Bagnasco - non devono cadere nel sistematico disfattismo o nell’autolesionismo di maniera. Il giornalismo del risentimento che si basa, più che sulle notizie, sui conflitti veri o immaginati, finisce per nuocere anche alla causa per cui si sente mobilitato.

Guardi Cardinale Berlusconasco, dibattendoci tutt’ora nella catastrofe scatenata dall’ultima, di classe politica cattolica, per me pensare già a una nuova, anche no.

Continuavano a chiamarlo Sanità

Se poi si pensa che nel Piano regionale sanitario della Giunta Marrazzo era prevista la chiusura di 21 cliniche private, si capiscono meglio una serie di reazioni e prese di posizione delle grandi lobby.

Enrico Fierro sul Fatto (ormai di ieri).

L’importante è la sanità

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No, la Bonino non va bene. Non perché estranea alla fede, non perché si è occupata di aborto, ma perché non sembra incline a lasciarsi distrarre dai conti e dalla missione della sanità, che in Italia è pubblica. Lo sa anche Libero. Quando scatena la campagna sul legame diabolico tra Bonino e l’aborto, non sta parlando di morale cristiana. Sta dicendo: “Signori e monsignori, attenti al volume di affari”.

Hanno capito in fretta. Il pericolo non è la Bonino che viene avanti con la tenebrosa sinistra e forse il diavolo. Il pericolo è la Bonino stessa, che ha la sgradevole abitudine di leggere bilanci e contratti ad alta voce. E – con il suo ostinato laicismo – non solo ferisce le migliori tradizioni di fede dei credenti, ma scoperchia i benevoli spostamenti dall’interesse pubblico a quello privato(religioso e laico). E coltiva l’arcaica mania che i soldi pubblici debbano servire a fini pubblici, perciò ai cittadini, se possibile senza sprechi. Un pericolo non da poco.

Furio Colombo sul Fatto (di ieri).

Le primarie per le regionali in Puglia

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Magic Moments.

Fitter happier 2010

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Mattino. Scendi le scale. Porti la spazzatura nei bidoni differenziati. In ognuno ci sono rifiuti di ogni tipo. Esci in strada. Le strisce pedonali occupate da un Suv. Lo aggiri. Attraversi. Fermata dell'autobus. Macchine parcheggiate sull'area di sosta del mezzo pubblico. […] Qualcuno ci penserà. Apri una busta della banca. Il tasso di interesse è ridotto allo 0,1%. Per il mutuo sull'appartamento il tasso è invariato al 9%. In ufficio non hanno rinnovato il contratto a venti colleghi a tempo determinato. I dirigenti sono al loro posto. Il Senato approva il processo breve. Napolitano scrive una lettera alla vedova Craxi: "Pagò con durezza senza eguali". Latitante, non un giorno di prigione e miliardi rubati agli italiani: durezza senza eguali? Un tuo conoscente è morto sul lavoro, scivolato da un tetto. Nessuno lo ricorda, era solo una brava persona. Poste, coda di mezz'ora. Un pagamento alla Agenzia delle Entrate di 35 euro per una contestazione sul calcolo delle tasse di tre anni prima. […] Paghi. Metropolitana. […] Cammini verso casa. Costeggi il fiume a piedi. […] Nel prato di fronte a casa ci sono delle gru. Uno stabile di venti piani. La luce non entrerà più dalla tua finestra. Accenderai la luce. Ora la spegni, è tardi. La tua giornata di ordinario silenzio/assenso è finita.

Blog di Beppe Grillo - Un giorno di ordinario silenzio/assenso.

24.1.10

Mai andare contro i montagnini. Mai.

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E se gli americani se ne andassero? La risposta dei partecipanti alla riunione è corale: “I Taliban non riceverebbero più aiuti stranieri e a questi cani penseremmo noi”. Ma c’è un esponente di Farah, città del ovest ai confini con l’Iran, che ha visto altro: ”I Taliban sono aiutati anche dai militari stranieri dell’Isaf. L’ho visto con i miei occhi”. Non ha prove filmate o documentali per queste gravi accuse, ma le voci che alcuni contingenti internazionali paghino il “pizzo” ai Taliban per avere vita facile circola da tempo e si sarebbero così finanziati per milioni di dollari.

Giancarlo Bocchi sul Fatto.

Il collezionista

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E lo hanno detto a Il Fatto Quotidiano più fonti tutte concordi tra loro. Signorini, l’uomo scelto da Berlusconi come spin doctor e intervistatore di fiducia durante i mesi difficili del caso della escort barese Patrizia D’Addario, di fatto è un collezionista. Non di ossa ovviamente, ma di quella che in gergo nei giornali viene chiamata spazzatura: foto e filmati solitamente considerati impubblicabili, ma che, se gestiti con sapienza. si possono trasformare in una miniera d’oro.

Gomez e Mascali.

La manicure di Angelino

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Per esempio la questione Angelino Alfano. Signorini, oramai soprannominato in redazione e negli ambienti di governo “il ministro ombra”, acquista alcune immagini in cui il Guardasigilli è ritratto in pantaloncini e canottiera mentre si sta facendo fare la manicure. Non è niente di sconveniente. Ma le foto non sono bellissime. Alfano sembra una specie di padrino. Così il direttore di Chi compra e mette tutto in un cassetto.

Non c’è niente di male, anche se i parlamentari della minoranza non hanno a disposizione un giornale che gli faccia sistematicamente un lavoro del genere.

Sempre Gomez e Mascali sul Fatto.

Dillo a Marasso.

Diamo un nome alle cose

“Non sarà il processo breve il grimaldello per mettere il premier nella condizione di governare con serenità senza il continuo assedio della magistratura politicizzata – si legge […] sul Mattinale (la newsletter di Palazzo Grazioli dedicata agli addetti ai lavori) – la maggioranza punta semmai sul legittimo impedimento”, considerato dai fedelissimi del premier “una semplice norma per cui non potranno tenersi udienze ogni qualvolta il premier sarà impedito, appunto, da impegni istituzionali”.

Marco Franchi sul Fatto.

Per esempio “mettere il premier nella condizione di governare con serenità” è un bellissimo modo di esprimersi; uno senza pensarci poteva venirgli d’istinto non so “non andare in galera”, o “farla franca”. E invece. Beh son le migliori forze del paese mica per niente.

Che io c’ho pensato e ripensato e ormai sono sicuro: a memoria d’uomo, per Berlusconi – tolti i periodi come adesso che deve salvarsi le terga, qualche occasione ufficiale per intrattenere capi di Stati esteri, calamità (incluse le campagne elettorali) – io Berlusconi non me lo ricordo.

Cioè lui quando non è in procinto di finire in galera questo lo dico avendoci pensato si badi, semplicemente: sparisce. Andrà per spa e beauty farm. Ma son proprio sicuro che per mesi e mesi, se non è alle viste il suo arresto, lui di governare il paese proprio, secondo me non ci pensa.

Oltre ogni ragionevole dubbio

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Di fuor di dubbio, in questo che poi si chiama L’alibi perfetto, c’è solo che chi scrive recensioni, gli è mancato qualcosa sul piano affettivo; nell’infanzia. Quindi a parte quello che possiate leggere questo film, un sabato sera – è un buon intrattenimento.

23.1.10

Pensiamo ai vivi

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I vivi sono quei processi che sopravviveranno alla mannaia del cosiddetto processo breve.

Quello che non ho ancora sentito né visto né letto è una parola sul senso di disagio profondo; ma non quello che si prova a figurarsi l’immane strage di processi, l’omertà dei mass media, lo schiaffo alle vittime; il fatto agghiacciante non è dei processi morti o ineluttabilmente condannati allo scacco; straziante e sgomentevole, invece, per me, è il pensiero della condizione di tutte quelle cause (penali), che sotto il fuoco incrociato di: termini, impedimenti, incompatibilità, difetti, commi e cavilli – si faranno. O si cercherà di fare. Cioè penso a quei procedimenti piccoli e grandi, che come tanti piccoli frali e gracili fanticelli medioevali in una ideale moderna Stalingrado giuridica, correndo e accosciandosi, correndo e accosciandosi ognora inebetiti tra insidie fatali, tenteranno, poveri, negletti – illusi – di arrivare a sentenza. E ce ne saranno molti.

Sempre di più. Cioè quella che lascia senza fiato è l’immagine di un’immensa massa di denaro, passibile diciamo di occupare, se ce la si immagina tradotta in banconote, da 50 per esempio, chi si accingesse a quantificarla esattamente al ritmo diciamo medio di una banconota al secondo – per circa una settimana (acca ventiquattro); tutto, speso (da uno Stato selvaggiamente indebitato) per alimentare una macchina immensa di uomini, donne, mezzi, palazzi, luce, gas, acqua, carta, microfoni, auto, verbali, servizi: per tritare l’acqua.

Non solo processo breve


Un simile disegno di legge era già stato depositato al Senato circa un mese fa, primo firmatario Marcello Pera, e conteneva - come quello Santelli - anche norme sulla separazione delle carriere, la previsione di due distinti consigli superiori della magistratura (giudicante e requirente) e limiti ai mezzi di impugnazione delle sentenze.
La Santelli, però, è andata oltre, aggiungendo la famigerata norma sul ritorno della polizia giudiziaria sotto il controllo del governo e l’istituzione di un’ Alta Corte, ovvero di un terzo organo per le sanzioni ai giudici e ai pm. E chiosando che contro i provvedimenti disciplinari sarebbe ammesso soltanto il ricorso alle sezioni riunite della Cassazione per “violazione di legge”. In pratica, quest' Alta Corte, nella mente della deputata Pdl, dovrebbe essere un altro piccolo Csm, composto da nove membri che durano in carica nove anni e sono per un terzo nominati dal Presidente della Repubblica e per due terzi eletti dal Parlamento. E per non negarsi davvero nulla, ecco, infine, il disegno del nuovo Csm: diviso in due (uno requirente e l’altro giudicante) con funzioni uguali (amministrative come assunzioni trasferimenti e promozioni) in virtù della divisione delle carriere.

Sara Nicoli sul Fatto.

Specchio riflesso

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Da Bologna:

Filippo Berselli, reggente del Pdl regionale e presidente della Commissione giustizia in Senato: “Chi ha giocato e strumentalizzato la questione morale oggi vi si trova affogato andranno in difficoltà il Pd e soprattutto il suo principale alleato da sempre giustizialista: cercano la pulce nel centrodestra, ma in questo momento si trovano conficcata una trave nell'occhio”.

Sempre Silvia Truzzi.

Cioè non il Pd fa schifo Delbono si deve dimettere, disonesti, usare i soldi pubblici per le vacanze e chissà quant’altro. No. Si guarda bene il reggente del Pdl regionale e presidente della Commissione giustizia del Senato Filippo Berselli dal dire questo.

Perché non potrebbe. Allora sardonico fa tò, gesto dell’ombrello, imparate a contestare, che vi saltan su gli altarini anche a voi! Un domani, voglio vedere se sputate ancora nel piatto dove mangiamo!

Passaparola

Diritti Web e dirette tv

di Federico Mello (Il Fatto)

Non fa neanche mezzo passo indietro, Paolo Romani, viceministro con delega alla Comunicazione. Il decreto legislativo che il governo si appresta ad approvare, prevede varie norme contestate dal mondo della cultura, del cinema e della rete. Su Internet in particolare, molte critiche ha ricevuto la proposta di equiparare i siti che trasmettono video in streaming a dei veri e propri canali televisivi: se il decreto passerà per trasmettere dovranno richiedere un’autorizzazione al governo e rispettare gli obblighi di legge previsti per le tv. Romani ha parlato di polemiche “pretestuose e strumentali”. Ha spiegato di non voler regolamentare il Web confermando però che: “Chi trasmette contenuti con un ritorno economico deve essere equiparato ai broadcaster. Non c’è nessun limite invece per chi trasmette contenuto senza ritorno economico”. In realtà, il viceministro dovrebbe sapere che il “ritorno economico” sul Web, è difficilmente equiparabile a quello delle tv (e non solo nella raccolta di pubblicità). Per esempio Marco Travaglio ogni lunedì trasmette sul blog di Beppe Grillo una rubrica in diretta streaming: Passaparola; e lo stesso Grillo ha una sua rubrica video: Grillo 168. Come noto, sul blog di Grillo si trovano in vendita i Dvd degli spettacoli: si può dire per questo che il blog abbia “un ritorno economico” per i video streaming tanto da essere equiparato a Canale 5? O ancora, numerosi blog, specialmente sui territori, realizzano di tasca loro servizi e inchieste video. Per finanziarsi chiedono un aiuto ai lettori. Per questo possono essere considerati come RaiUno? In questo tritacarne, inoltre, rientrerebbe anche You-Tube, che si finanzia con la pubblicità.

Il processo greve

Lo scandalo della prescrizione ha ormai trasformato il processo in una insana partita di rugby dove l’accusa, in un’orgia di gomitate e colpi bassi, cerca di placcare le fughe dei difensori verso la meta, senza che si riesca più ad occuparsi del merito se non nei ritagli di tempo concessi dalle eccezioni procedurali.[...]

Ma la inefficienza della giustizia, al di là dei proclami, fa comodo a molti. A molti che contano. Gli ultimi mostri legislativi in gestazione daranno il colpo di grazia. Non mi stancherò mai di ripetere con l’amico Bruno Tinti che questo succede perché si vuole che sia così. Mi auguro che altri si associno a questo coro “eversivo”.

Norberto Lenzi (giudice di Corte d’Appello di Bologna) sul Fatto.

Per un pugno di euri

E per chi pensava che Cofferati sindaco di Bologna fosse stato un terremoto per il centrosinistra, il successore Delbono cos’è? Un piccolo D’Alema?

Oltre alle accuse di abuso d’ufficio e peculato, ieri se n’è aggiunta un’altra: truffa, aggravata perché commessa ai danni di un ente pubblico e da parte di un pubblico ufficiale. Le missioni all’estero su cui i magistrati si stanno concentrando sono sette: Pechino, New York, Gerusalemme, Parigi, Praga, Santo Domingo e Messico. Molte nuvole su quest’ultimo viaggio perché la signora ha già dichiarato che “è stata proprio una vacanza, pagata con che soldi non so”. La difesa sembra però molto serena: solo un equivoco. Delbono avrebbe dovuto partecipare a un convegno a Città del Messico e aveva già iniziato le pratiche di rimborso per la diaria giornaliera. Poi avrebbe rinunciato al convegno, optato per le ferie con la compagna e avrebbe dimenticato di stoppare il rimborso, comunque di poche centinaia di euro.

Silvia Truzzi sul Fatto.

Se con “poche centinaia di euro” si intendono quelle cifre che sì, son più di cento, ma non arrivano a mezzo migliaio: sono il mio reddito. Bimestrale.

Veramente

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In casi come questi sembra più che altro promessa unilaterale.

21.1.10

Ho capito

E non l’ho capito oggi. Ma l’ho realizzato – non oggi, ieri; cioè l’altroieri ma poi tra una cosa e l’altra non ho avuto tempo; forse non è importante; infatti. Ma ormai se no sembra chissà che; che poi; non è che è un tema di scuola, che io tranne alle elementari facevo schifo, tutto il tempo a cazzeggiare ma poi a un certo punto per la forza coercitiva della situazione scolastica autoritaria e padronale in un modo o nell’altro qualcosa bisognava scrivere (tranne alla matura che forse pregustando la futura scomparsa della sublime dimensione di ozio in cui si era sdipanata la vita fino allora, l’ho proprio finito in brutta in fagottone che ormai eran tutti già a casa. Quattro ore a guardar colline. Bellissime). Cioè non me l’ha mica ordinato il medico; e, anzi con meno di trecento visite al mese è proprio un fatto anzi che ci sarebbe da farsi anche delle domande. Quindi di cosa discutiamo. Che però io punto all’award per la pagina più longeva ma meno letta della blogosfera, anche se questo ne parlo un’altra volta; che perché lasciar lì di scrivere quando non ti caga nessuno son buoni tutti; invece tenere sempre tutto aggiornato tutti i giorni, nel (quasi) vuoto è una cosa che come detto che ci sarà da dirne più avanti. Insomma il fatto è questo. Che ho capito o realizzato l’altroieri. Che provare sgomento, ho capito, angoscia, e smarrimento, di fronte al brutto, è giusto e morale.

I'll tell you this

No eternal reward will forgive us now for wasting the dawn.

Fin lì ci sono ma in pratica?

20.1.10

Che tanto lo sapevo già

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Rapidamente con l’occhio vitreo del presciente ho dato un’occhiata a qualche recensione – risultato: dov’è l’Almodovar geniale e rutilante, quante mezze tinte e sentimenti opachi, va beh. Insomma.

Questo blog con tutta la forza dell’ignoranza e la iattanza dell’incultura vuole dire chiaro e tondo che un film non è bello se ci sono ottanta travoni che fanno cose insensate con una bellissima fotografia. No. Madri lesbiche, comi profondi, seminari cattolici? Va bene, sì, ma non basta. Uno che fa delle bellissime scenografie e con gusto raffinato mette gli attori in un'atmosfera screziata di colori onirici e luci romantiche è tutt’al più un passo avanti al bravo arredatore; non è un regista.

Perché un regista fa una cosa che è – lì è il difficile – insieme una storia e un’estetica, e un messaggio in quanto storia ed estetica, e tutte le possibili combinazioni e interdipendenze che si vuole tra significante significato codice mezzo messaggio, fate voi – non è un forum di traduzione intersemiotica questo.

Gli abbracci spezzati è un bel film. Racconta una storia. Non cade in eccessi e gratuità fastidiose che, anche se sembrano messe lì apposta per l’onanismo intellettuale di fatui critici di tutte le età e le latitudini e per solleticare il narcisismo intellettualoide di più o meno autorevoli e schizzinosi esperti, a parere di questo blog sono solo difetti. Non voluti. Falle. Errori. È bello, c’è Penelope Cruz, e si vede volentieri. Basta.

Sarà fiacco e convenzionale. Ma è il migliore di Almodovar, per me.

Falsa modestia (Iodio)

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Dai Georgie, non fare il vergognoso, anche la vostra – mafia politica – si difende bene.

19.1.10

Io adesso sono clandestino (Annozero)

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Ma non tutti i problemi sono risolti perché, anche se è in Italia da quando aveva dodici anni, Hassidou deve lottare anche contro la burocrazia per vedere rinnovato il permesso di soggiorno. “Adesso io sono clandestino – dice di fronte alla telecamera – Ho fatto la domanda nel 2008. Ce l’ho in tasca. Ho fatto la richiesta e ancora non è arrivato. Ho trovato lavoro: sei mesi di contratto. I sei mesi stanno per scadere, il mio contratto sta per scadere e ancora non ho avuto il mio permesso”. Una dichiarazione angosciata, disperata, di chi è cresciuto nel nostro paese, lavora in regola, ma sente che la terra gli trema sotto i piedi perché il permesso di soggiorno richiesto due anni fa, ancora non gli è arrivato.

Il racconto di Hassidou è toccante, ma il ragazzo ha commesso un errore: si è fatto scappare la parola “clandestino”, che evidentemente evoca reati al solo pronunciarla. E i solerti agenti presenti in sala non rimangono a guardare. Appena terminata la trasmissione, quando gli ospiti si sono già allontanati, i tre ragazzi vengono fermati e tenuti in una stanza degli studi Rai per dei controlli.

Federico Mello sul Fatto.

Era un’iperbole, voleva dire che se non gli arriva il rinnovo diventa clandestino.

L’eleganza del rinco

Egli decise di lasciare il paese mentre erano ancora in pieno svolgimento i procedimenti giudiziari nei suoi confronti.

La lettera di Napolitano ad Anna Craxi - TESTO INTEGRALE - l'Unità.it.

Forse a Napoli, rione Sanità, si dirà anche così, ma in Italia di solito si dice latitanza.

Ogni Repubblica ha il presidente che si merita

Non può venir sacrificata al solo discorso sulle responsabilità dell’onorevole Craxi sanzionate per via giudiziaria la considerazione complessiva della sua figura di leader politico, e di uomo di governo impegnato nella guida dell’Esecutivo e nella rappresentanza dell’Italia sul terreno delle relazioni internazionali. Il nostro Stato democratico non può consentirsi distorsioni e rimozioni del genere.

Napolitano: "Su Craxi durezza senza uguali" - Interni - ilGiornale.it del 18-01-2010.

Cioè Craxi sì, era un delinquente, ma aveva anche i suoi pregi. Questo scrive il presidente della repubblica italiana di un uomo che ha distrutto le finanze pubbliche condannando l’Italia alla marginalità geopolitica faticosamente e incredibilmente conseguita dal popolo, più che dalla classe politica italiana, nel secondo dopoguerra; di un uomo che, commessi vari reati infami e ammorbanti per la vita pubblica, accumulate ingenti fortune personali, si è da ultimo sottratto alla giurisdizione.

18.1.10

Foss’anche

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Anche avesse il difetto di cui cui al poster, Mélanie Laurent resterebbe e anzi resta una paladina, un modello, un totem e un idolo di questo blog per cruda e inconcussa venustà, e quindi fa capolino su questa pagina che parla di un film il cui difetto principale è proprio non avere una locandina con la foto sua. Ecco perché s’è messa quella di Bastardi senza gloria, su cui non vale la pena spendere parole essendo di Tarantino, neanche dei più brutti.

Forse è fiato sprecato anche quello su Parigi, a pensarci. Effettivamente.

Tonino Double agent il mistero sempre fitto

Come fare un articolo dove non si dice niente ma quel niente sembra sporco e sospetto:

Tonino e gli americani secondo antica vulgata avrebbero avuto un ruolo nella rivoluzione giudiziaria che disarcionò una classe politica incentrata su Craxi (nemico giurato dopo Sigonella) e Andreotti (considerato troppo filoarabo). […]

Sui viaggi e sui rapporti americani di Tonino si è favoleggiato sempre tanto, troppo, a volte solo perché appariva sospetta l’ansia di riservatezza esternata da chi invitava a Washington il politico molisano. […]

Impressioni, niente di più. […]

Azzardare frequentazioni sospette di Tonino con ambienti dei servizi segreti, italiani e/o americani, è ingeneroso e calunnioso in assenza di riscontri.

Il mistero Di Pietro: quei viaggi negli Stati Uniti di Gian Marco Chiocci

È un bel giornalista questo Chiocci c’è da dire, ti tira fuori un articolo non male con fonti: 1) l’antica vulgata, 2) un sospetto, 3) solo impressioni, 4) degli azzardi anche un po’ calunniosi. Mi ha convinto.

Un uzzolo che si chiama legge

Grande momento di cultura liberale del Giornale di Feltri.

Bellina anche la faccenda di Alessandra Mussolini. Offesa perché in un film romeno le si dava della troia, ne aveva chiesto il ritiro. Ma un genio in toga l’ha negato in nome della libertà d’espressione. Poi, in base all’uzzolo o chissà che altro, ha condannato Mussolini alle spese.

Tonino e fratelli: le bizzarrie delle (ex) toghe - Interni - ilGiornale.it del 18-01-2010.

17.1.10

Binexit strategy

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“Lascerò il Pd se la leader radicale dovesse vincere le elezioni”. Tratteniamo per un momento lo stupore (la frase è insensata dal punto di vista logico, assurda dal punto di vista politico, sconveniente quanto a minima lealtà al proprio club di appartenenza). E cerchiamo di capire il senso del fenomeno a cui stiamo assistendo. Senza alcun giudizio su persona e valori della Bonino candidata, senza alcuna conoscenza del programma (che non è ancora stato presentato e discusso e che – comunque – non riguarda gli angeli e gli arcangeli, ma la regione Lazio), la deputata cattolica eletta nelle liste Pd dichiara che resterà fedele al suo partito solo in caso di sconfitta. Invece, se Emma Bonino – in questo momento la principale candidata Pd delle elezioni di marzo – vincerà le elezioni, umilierà il potente schieramento avversario, conquisterà la regione Lazio (un fatto che si presta a diventare subito notizia internazionale, come vincere la California o New York negli Usa) – se restituirà fiducia e speranza a tutto il centrosinistra, la deputata Pd Binetti sarà costretta ad andarsene. Lealmente, spiega a fine intervista che, per evitare un simile evento, da subito farà campagna contro la Bonino, dunque contro il Pd e la concreta possibilità di vittoria del suo partito che adesso, nel Lazio, potrebbe tornare in vita, dopo – e nonostante – il triste caso Marrazzo.

Furio Colombo sul Fatto.

Chi rompe paga e i Meocci sono suoi

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Meocci, 35 million euro baby.

Il fatto: Alfredo Meocci il 5 agosto 2005 fu nominato dg al posto di Flavio Cattaneo. Meocci, giornalista ex caposervizio del Tg1 in aspettativa, prestato alla politica, amico personale di Silvio Berlusconi, aveva ricoperto fino a quattro mesi prima il ruolo di consigliere dell’Agcom (Autorità Garante per le comunicazioni). Per la legge 481 del 1995 sarebbero dovuti trascorrere quattro anni prima che Meocci potesse intrattenere rapporti con le imprese operanti nel settore di competenza dell’Autorità garante. Morale: Meocci diventò direttore generale, l’Authority condannò la Rai al pagamento di un’ammenda di oltre 14 milioni di euro.

Il 15 giugno 2007 il giudice Rossi accolse la richiesta di rinvio a giudizio dei cinque consiglieri, presentata dal pm D’Ippolito per “abuso d’ufficio continuato e aggravato”. Infine la Corte dei Conti, il 12 settembre 2007, emise una richiesta di procedimento nei confronti dei soliti cinque, dell’Ufficio Legale Rai, del ministro Siniscalco e di alcuni suoi dirigenti, di due funzionari della Siae, per aver creato, nominando l’incompatibile Meocci, un danno enorme che aveva minato l’immagine della Rai “apparsa in pubblico in completa soggezione a volontà esterne”, con un risarcimento erariale determinato dai soldi che la tv di Stato aveva investito nel 2005-2006 (periodo del giallo Meocci): 35 milioni di euro da sommarsi ai 14 e rotti già pagati dalla Rai, di cui il 50% a carico dei cinque consiglieri.

La [Cassazione, ora,] afferma che i consiglieri di amministrazione possono essere chiamati a rispondere personalmente, davanti alla Corte dei Conti, del danno erariale causato dal loro operato. Questo vale anche per i dirigenti di viale Mazzini.

Loris Mazzetti sul Fatto.

E voglio proprio vedere quando andranno a prenderglieli i soldi ai fantastici cinque.

Dura lex sed lex

Deve mantenere la figlia 32enne

Un artigiano trentino è stato condannato dal Tribunale di Bergamo (dove ora vive con una nuova famiglia) a pagare gli alimenti alla figlia 32enne (iscritta fuoricorso da 8 anni alla facoltà di Filosofia) avuta da una moglie dalla quale aveva divorziato. Il padre aveva smesso di pagarle il mantenimento quando lei aveva 29 anni. Ma il tribunale pensa che non sia giusto e ha chiesto di dare alla figlia 12 mila euro (comprensivi di arretrati).

Breve del Fatto.

Un eroe del nostro tempo (vero). Anche città

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Oggi ne scrive Nando Dalla Chiesa sul Fatto. E io sono sempre più contento di essermici abbonato. Perché Manlio Milani, che il 28 maggio del ‘74 ha perso la moglie Lidia, per la bomba di Piazza della Loggia, è davvero un grande.

Non ha mai smesso di lavorare per ricordare sua moglie, le altre 7 vittime, e quegli anni di merda; non ha perso un’udienza, è andato in ogni scuola dell’orbe terracqueo, ha preso parola e dato voce con la Casa della Memoria. Sempre tranquillo. Fermo.

Lo scopriremo solo vivendo

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Anniversari

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Dopo le commosse attestazioni di Hammamet fervono i preparativi per le solenni cerimonie di luglio quando, alla presenza del Presidente della Repubblica, con la partecipazione del Governo in blocco, insieme ai presidenti di entrambi i rami del Parlamento, sotto l’occhio lacrimoso del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, presenti i rappresentanti di Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, Vigili del Fuoco, Polizie Locali e Penitenziarie, Tribunale regionale delle acque e Prefetto, sotto la supervisione della Protezione Civile, a Palermo saranno resi gli onori di Stato a Vittorio Mangano, 1940 – 2000, stalliere.

Italia in pillole (o in protesi ortopediche)

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Prima pensavo che per fare qualcosa in Italia era impossibile. Che l’unica era emigrare andare in cerca di fortuna con la valigia di cartone.

Infatti Raffaello Follieri, l’ex della Hathaway, oltreoceano, che carriera; da Foggia a New York. Millantando agganci importanti a Roma (chi non ci credeva il suo amico Andrea Sodano, nipote del Cardinale Segretario di Stato Angelo, li portava a Roma nei sacri palazzi). Loft da 37 mila dollari al mese sulla 5th Avenue. Clinton. La Hathaway. Anne Hathaway casso!!

Poi è arrivato il Gianpi. O il Giampi, bo. Tanto non è un nome, il Gianpi, non è un uomo, né una storia; il Gianpi è un luogo dell’anima. La materia di cui sono fatti i sogni.

Il Gianpi vendeva le protesi ortopediche e chirurgiche. Era amico con il politico regionale Salvatore Greco detto Tato. Con il personale delle Asl. Con i primari degli ospedali. Amico; diciamo che si faceva voler bene. Ma a forza di mignotte, Rolex, coca, vacanze – puoi guadagnare quanto vuoi ma le uscite son pesanti.

E lì, quando i debiti cominciavano a salire di brutto e le società raschiavano il fondo del barile, quando un italiano fatalista e umbratile come Teofog per esempio avrebbe gettato la spugna tirando i cordoni della borsa e scendendo a più miti consigli, lì, allora, il Gianpi, l’uomo nuovo, ha fatto il colpo che gli vale il ruolo di eroe e modello di questo blog.

Non spendere meno, ma di più, ecco il nucleo del sogno di nome Gianpi, lo zoccolo duro del suo progetto rivoluzionario di trasformazione della vile macchina della società forgiata dalle premesse ideologiche del rampante imperialismo capitalistico.

Offrire, spendere, regalare, vantare, ungere, sorridere e annuire – secondare lo stile di vita raffinato e signorile degli uomini più in vista e in particolare di quelli più raffinati e signorili e più in vista di tutti gli uomini in vista del mondo: i politici nazionali. Osservando la regola d’oro delle quattro b: battone, bustarelle, blandizia e benzoilmetilecgonina (o cocaina).

E il Gianpi ci si è dato con l’anima, e con il corpo. Soprattutto non il suo. Perché quando un politico diventa tuo amico, che tutto può e nulla deve, e tu, sardonico burattinaio dei sensi, lo manovri con fili sottili come, beh – fili che tirano più di un carro di buoi, niente ti può più preoccupare.

Si capisce, a parte un’intercettazione telefonica.

Raffaello Follieri è stato condannato a Manhattan a circa cinque anni di reclusione nell’ottobre del 2008. Gianpaolo Tarantini è indagato a Bari.

16.1.10

Madame Orcody

 

Cioè.

Spiace un po’ che il porcone non è molto chic; ma trovarsi Capezzone, e non te ne scappa neanche uno, è difficile. Provi chi fa l’indignato, se non ci crede.

Il profitto d’interessi

Il governo Berlusconi ha deciso che Sky non potrà superare il 12 per cento di affollamento pubblicitario rispetto all’attuale 18; Mediaset potrà passare dal 6 di adesso al 12 nel 2012.

All’esame del sottosegretario ai contenuti Mediaset il decreto urgente sul taglio delle mani per chi mette le Iene su Youtube.

"Giro di vite del governo su web e cinema indipendente" - Repubblica.it.

Lana caprina

La conversazione con Ghedini è caduta poi sull’ultima dichiarazione del premier, che ha paragonato i magistrati a Tartaglia. Non vuole sentir parlare di mancanza di rispetto istituzionale e rovescia la domanda: “E invece certi magistrati che hanno vinto un concorso e non sono stati eletti dal popolo, possono sbeffeggiarlo? Si legga un bel libretto con le mail o le dichiarazioni ai loro convegni”.

Ma le mail non sono private?

Antonella Mascali sul Fatto.

15.1.10

L’état c’est nous

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Il procuratore capo di Pescara Nicola Trifuoggi non commenta l’interrogazione parlamentare, alza le spalle con disarmante arrendevolezza, come dire: se non dobbiamo più perseguire reati basta che ce lo dicano e cambieremo mestiere.

Sandra Amurri sul Fatto con un grand’articolo anche qui.

Il fu Minzolini alternativo

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(qui in Io sono autarchico di Nanni Moretti)

Per me i politici sono dei matti dentro una stanza chiusa. Il mio lavoro è mettere l’occhio nella serratura e raccontare ai lettori quello che accade dentro.

Carlo Tecce sul Fatto.

Asuogusto Minzolini, o l’Aughost

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Tutto l’editoriale del FATTO, imperiale.

Craxi Driver

di Marco Travaglio

Quando inventò la Fattoria degli animali e la sua “metalingua“, George Orwell non poteva immaginare che meno di un secolo dopo l’Italia avrebbe avuto il suo maiale più uguale degli altri e, grazie alla Rai, per la modica cifra di 30 centesimi al giorno, anche la minzolingua: un idioma ben remunerato che ignora il dizionario, la logica e pure il ridicolo. “C’è chi considera Craxi un mezzo delinquente”. Perché mezzo? Semmai doppio, essendo stato condannato definitivamente per corruzione (Eni-Sai) e finanziamento illecito (Metropolitana). “Una democrazia costosa permise al paese di restare per 50 anni nel mondo libero”. Già. Ma restarono nel mondo libero anche democrazie meno costose: per esempio quelle di tutto il resto d’Europa. E anche quella italiana negli anni ‘40-‘50, retta da politici come De Gasperi ed Einaudi, che non rubavano. “Alla caduta del Muro di Berlino, paradosso italiano, i vincitori che erano dalla parte giusta, invece di ricevere una medaglia furono messi alla sbarra”. Purtroppo i magistrati, quando prendono un ladro, non gli domandano da quale parte del Muro di Berlino stava: lo condannano perché rubare è reato. “Il finanziamento illecito ai partiti era stato oggetto di amnistia due anni prima: un colpo di spugna che preservò alcuni e dannò altri”. L’amnistia del ‘90 cancellò tutti i finanziamenti illeciti commessi fino all’89, compresi quelli di Craxi. Il quale però continuò a rubare anche dopo. Fra i “preservati” dall’amnistia, un certo S.B., che aveva commesso una falsa testimonianza nell’88. “La verità è che, a un problema politico, fu data una soluzione giudiziaria”. La verità è che corruzione e finanziamento illecito non sono un problema politico: sono due reati previsti dal Codice penale dai politici, Craxi incluso, che poi lo violavano. “Craxi, l’unico che ebbe il coraggio di porre in questi termini la questione, fu spedito alla ghigliottina”. Ghigliottina a parte, Craxi non fu processato perché poneva la questione, ma perché rubava. “Per questo Craxi non volle mai vestire i panni dell’imputato”. Nessuno vorrebbe mai vestire i panni dell’imputato: purtroppo lo decidono i giudici, non l’interessato. In ogni caso, per evitarlo, si potrebbe cominciare a non commettere reati. “E’ di quegli anni il vulnus che alterò i rapporti fra politica e magistratura”. I rapporti fra politica e magistratura sarebbero sereni, se non ci fossero politici che violano la legge. Il vulnus sono i loro reati, non le indagini che ne derivano. “Un vulnus che per quasi un ventennio ha fatto cadere governi per inchieste che spesso non han portato da nessuna parte”. Dal ‘92 si sono succeduti i governi Amato, Ciampi, Berlusconi1, Dini, Prodi1, D’Alema, Amato, Berlusconi2, Prodi2, Berlusconi3. A parte Amato (caduto per i troppi ministri inquisiti, poi condannati o prescritti), nessun altro governo è caduto per cause giudiziarie. “Grazie agli euromissili Craxi contribuì con Reagan e papa Wojtyla a mettere in crisi l’Urss”. L’Urss non se n’era mai accorta. Ma Craxi avrebbe potuto metterla in crisi senza rubare. “Kohl riunificò le Germanie e poi finì anche lui sotto processo”. Vero: per 1 milione di fondi neri alla Cdu, non un centesimo finito nelle sue tasche. Ma Kohl si lasciò indagare, non fuggì, restituì il maltolto e chiese scusa in lacrime al popolo tedesco. Ora chi viene sorpreso a borseggiare il vicino sull’autobus può tentare di giustificarsi con la minzolingua: “Veda, caro signore, se le sto sfilando il portafogli non è perché io sia un mezzo delinquente, ma per via della Guerra fredda che mi vide sempre dalla parte giusta rispetto al Muro di Berlino. Purtroppo l’amnistia del ‘90 non copriva i borseggi del 2009, che sono un problema politico e non giudiziario, anche tenendo conto del caso Kohl e degli esempi di Reagan e Wojtyla. Troppi governi sono caduti per inchieste finite nel nulla. Non ho alcuna intenzione di vestire i panni dell’imputato e lei, anziché mettermi alla sbarra o spedirmi alla ghigliottina, dovrebbe darmi una medaglia. Non me la dà? Vabbè, ora mi scusi: devo correre al Tg1 a fare il mio editoriale”.

Ripeto (o dell’uscita dalla crisi)

L’indagine comparativa internazionale ALL (letteratismo e abilità per la vita) evidenzia:
- la drammatica limitatezza di competenze alfabetiche funzionali (letteratismo) della popolazione italiana;
- l’importanza del possesso di queste competenze in relazione alla occupabilità ed al livello di inclusione sociale della popolazione (esercizio dei diritti di cittadinanza e stabilità economica);
- la presenza di quote di giovani e di giovani adulti che denunciano limitate competenza, soprattutto se confrontate con quelle dei giovani degli altri paesi* che hanno partecipato all’indagine;
- la correlazione tra livelli elevati di competenza e sviluppo dei settori produttivi strategici.

*Bermuda (lingua inglese), Canada (lingua inglese e francese), Italia, Norvegia, Svizzera (lingua tedesca, francese, italiana), Stati Uniti, Nuovo León Messico.

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Comunque la si guardi, l’Italia è ultima e ben sotto gli altri. Vorrà dire qualcosa.

Perché tv e slogan fanno un governo blindato

Anche se forse l’ho già scritto:

Definizione di “letteratismo e abilità per la vita”

Letteratismo non è definibile come una specifica competenza che una persona possiede o non possiede, ma è un insieme complesso di competenze/abilità, richieste nei diversi contesti in cui la vita adulta si realizza, e in particolare: prose e document literacy, competenza alfabetica funzionale relativa alla comprensione di testi in prosa e formati quali grafici e tabelle; capacità di utilizzare testi stampati e scritti necessari per interagire con efficacia nei contesti sociali di riferimento, raggiungere i propri obiettivi, migliorare le proprie conoscenze ed accrescere le proprie potenzialità.

Le competenze/abilità evidenziate, rispetto allo svolgimento di prove relative agli ambiti sopra indicati, producono profili di diverso livello: dal livello 1, il più basso, che rappresenta competenze/abilità estremamente modeste e fragili, fino al livello 5, che indica piena
padronanza degli alfabeti indispensabili a garantire, nelle attuali società della conoscenza, un agire efficace.

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La distribuzione dei livelli di competenza della popolazione italiana

Il 46,1% della popolazione 16-65 anni si trova al livello 1 della scala di Prose Literacy, il 35,1% al livello 2 e il 18,8% ad un livello 3 o superiore.

Dalla Indagine ALL: Adult literacy and life skills – dati 2003-2004.

In pratica, perché otto italiani su dieci sono analfabeti.

Questa è roba pesa

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Paul Collier, an Oxford professor, has asserted that democracy in the absence of other desirables, like the rule of law, can hobble a country’s progress.

Democracy's decline: Crying for freedom | The Economist.

Mentre secondo Freedom House la democrazia nel mondo perde adepti e consensi, l’Economist pondera i pregi e i difetti di un regime che quelli di una certa età per un po’ hanno visto come un fatale esito della storia e stellina sull’albero di Natale del progresso, ma che oggi come non mai sembra mostrare la corda, distorto e piegato in questo o quel verso, viziato e corrotto da sfide titaniche – e dall’inadeguatezza dei suoi stessi attori (quelli più attivi e quelli più passivi) –, forse destinato a esser superato.

Andiam proprio bene

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When the French refer to the burqa, they do not mean the Afghan outfit, with a cloth grille over the eyes, which is not seen in France; they mean the niqab, the head-to-toe covering that leaves a narrow slit open for the eyes, which is traditionally found in the Gulf. Ten years ago, even this garment was virtually unknown in France, since most French Muslims originate from north Africa, where traditionalists cover only the hair, not the face. Today, according to intelligence estimates, some 1,900 women wear the niqab in France.

Moreover, as Dounia Bouzar, a French Muslim anthropologist, pointed out to the commission, most of the women she sees wearing the niqab are young. Intelligence sources suggest that 90% of them are under 40. Two-thirds are French nationals, half of them second- or third-generation immigrants, and nearly a quarter are converts. In other words, this is not an influx of women from the Gulf, but a statement by young French Muslim women, whose own mothers did not cover their faces. Mr Boubakeur and other mainstream French Muslim leaders are clear about its origins: it is “an invasion of salafism”, an ultra-puritan branch of radical Islam.

France's ban on the burqa: The war of French dressing | The Economist.

14.1.10

L’aforisma del giorno (agnostico economico)

Il capitalismo meriterebbe uomini migliori dei capitalisti.

Indro Montanelli (Storia d’Italia, vol. 9, p. 460)

La miopia ai tempi del colera (e non solo)

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La sapienza economica di questo secolo si può misurare dal corso che hanno le edizioni che chiamano compatte, dove è poco il consumo della carta, e infinito quello della vista.

Giacomo Leopardi, Pensieri.

La leggenda degli uomini straordinari

Ora i birbanti, che al mondo sono i più di numero, e i più copiosi di facoltà, tengono ciascheduno gli altri birbanti, anche non cogniti a sé di veduta, per compagni e consorti loro, e nei bisogni si sentono tenuti a soccorrerli per quella specie di lega, come ho detto, che v’è tra essi. Ai quali pare uno scandalo che un uomo conosciuto per birbante sia veduto nella miseria; perché questa dal mondo, che sempre in parole è onoratore della virtù, facilmente in tali casi è chiamata gastigo, cosa che ritorna in obbrobrio, e che può ritornare in danno, di tutti loro. Però in tor via questo scandalo si adoperano tanto efficacemente, che pochi esempi si vedono di ribaldi, salvo se non sono persone del tutto oscure, che caduti in mala fortuna, non racconcino le cose loro in qualche modo comportabile.

Giacomo Leopardi, Pensieri.

Il cammello espiatorio

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Quanto alla vicenda di Prosperini detto Obelix, il pesce grosso, a dispetto del fisico, si chiama Ignazio La Russa. L’ineffabile Giovanni Stornaiuolo,  “esperto in campagne elettorali” e uomo molto vicino all’allora coordinatore di An, il 23 gennaio 2008 dice a Prosperini di prepararsi, che sta per cadere Prodi e questa è la volta buona per Ignazio di diventare ministro. Prosperini gli chiede cosa deve fare e Stornaiuolo gli risponde “che il partito deve prendere tanti voti in Lombardia, grazie al suo appor to”. Detto fatto. 200 gonfaloni, 20 striscioni, una valanga di manifesti: paga Prosperini. La Russa, poverino anche lui, non sapeva chi gli stava facendo la campagna elettorale? E non sapeva da dove Prosperini prendeva i soldi (denaro della regione, cioè nostro)? Forse no. Ha saputo però essere molto duro quando ha difeso Prosperini dai biechi magistrati che, crudeli, lo hanno mandato in cella.

Gianni Barbacetto sul Fatto.

Il(_)legittimo impedimento

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È una legge-ponte, a tempo (18 mesi), in attesa di un lodo Alfano costituzionale, o di una legge sull’immunità parlamentare. La normativa prevede che sia sempre riconosciuto, fino a 6 mesi, al premier e ai ministri, il legittimo impedimento a presenziare a un processo per impegni “connessi con le funzioni di governo”. […] Quando in Commissione giustizia fu chiamato ad esprimere un parere Valerio Onida, il presidente emerito della Consulta disse: “Il legittimo impedimento è già previsto dal nostro codice, prevedere una norma che lo tipizzi sarebbe davvero inutile”. Quanto a una legge ponte, rispose: “Ritengo sia inammissibile. Non si può dire per legge che siccome io non riesco a fare una cosa intanto ne faccio un’altra a termine, in attesa di un’altra legge costituzionale che mi risolva il problema”.

Antonella Mascali.

Si è ricordato

9 gennaio. Abbasso le tasse, viva la figa, Brianza rules! Sììììììì!!!image 

13 gennaio. Però spetta, non è che mi sto dimenticando qualcosa?
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14 gennaio. Ah, sì – ecco che cazzo dovevo fare.
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Pota.
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Almeno non si fa più finta di no, è un lento miglioramento. Dopo sedici anni che è un perseguitato che non ha fatto niente, e le leggi sono per il bene di tutti, una cosa la ammette. Piano piano, sottovoce.

In pochi decenni ci si dovrebbe avvicinare a temere che prender soldi dai fondi pubblici per darli ai politici, mercanteggiare con le mafie, corrompere giudici e pubblici ufficiali, sottrarsi alla giustizia e cagare sulle istituzioni, forse non è bellissimo da fare. O almeno si fa ma non si dice.