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3.5.14

Una storia (molto) italiana

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/05/03/incidente-avellino-la-revisione-del-pullman-che-cadde-dal-cavalcavia-era-falsa/971698/

26.9.13

Aventino 2013

O, il Rompicapo

Il Pdl «Dimissioni di massa dopo il 4 ottobre»

La decisione dei parlamentari PdL di lasciare in massa Camera dei Deputati e Senato della Repubblica appare come un segno incontrovertibile e miracoloso, prova inattesa e decisiva di un fatto spesso sentito, ma mai creduto: che la matrice e la causa prima dell'attività politica di Silvio Berlusconi e di Forza Italia e del PdL, cioé, non è l'egoistico, accanito impegno di un uomo - S.B. - in fuga dai debiti e dalla giustizia che lo rincorre in quanto frodatore e delinquente abituale ad ampio spettro (come ha sempre creduto questa redazione), ma un autentico, sentito, a volte forse non ben riconoscibile, spirito di servizio al Paese, bisogno di concorrere al benessere della collettività e al progresso della società tutta; ne sarei ora, per la prima volta incrollabilmente certo, se questo meritorio benefico gesto non traesse origine proprio, forse per caso?, da una certa sentenza.
Aggiornamento/resipiscenza h. 22.52: O meglio: da un uomo. O due.

12.9.13

UN RESORT PER LA COMMISSIONE RIFORME. CONTO DA 20 MILA EURO, PAGA IL GOVERNO

La Carta si cambia in piscina Weekend per saggi al 4 Stelle

di Wanda Marra     

Era il 2003 quando in una austera baita di Lorenzago nel Cadore si riunirono i 4 saggi dell’allora Polo della Libertà per mettere a punto la riforma costituzionale del centrodestra poi bocciata dal referendum. Era solo la scorsa primavera quando Enrico Letta invitò il suo governo a “fare spogliatoio” nell’abbazia di Spineto. Un convento poco riscaldato, che i neo ministri pagarono di tasca loro. Adesso, i saggi che stanno lavorando alle riforme costituzionali per lo sprint finale cambiano stile: Francavilla al Mare (Chieti), hotel 4 stelle Superior. Tant’è vero che qualcuno si è sentito a disagio. Sabato scorso i saggi propriamente detti e tutto il gruppo che gira intorno alla Commissione hanno ricevuto una mail in cui si manifestavano dei dubbi sul-l’opportunità di una scelta del genere e si invitavano tutti a riflettere sul fatto che una sede istituzionale sarebbe stata più appropriata per la conclusione dei lavori di una struttura propriamente turistica. A scrivere è il più giovane, professore di Diritto pubblico comparato a Perugia, politicamente renziano, Francesco Clementi. Un appello caduto nel vuoto. E così il variegato gruppetto addetto alle riforme costituzionali (una cinquantina di persone tra i 33 saggi originari, al netto delle dimissioni di Urbinati e Carlassare, i 7 relatori, le segretarie e qualche addetto alla scorta) si appresta alla gita. Domenica, lunedì e martedì i saggi (come scritto ieri da Repubblica ) vanno tutti al Villa Maria. Per chi è di Roma, partenza alle dieci di mattina col pullman da Palazzo Chigi. Uno sguardo al sito dell’hotel, ne spalanca le meraviglie: piscina, spiaggia privata, due ristoranti, due bar, una terrazza. Pure un salone delle feste. E soprattutto Linfa “molto più di un centro benessere, è l'essenza del benessere, un luogo dove ritrovare se stessi, dimenticando per un po' il logorio delle giornate frenetiche e tornare finalmente padroni del proprio tempo”. Per mantenere la promessa si compone di un’area relax, un’area estetica e un’area fitness. Con tutti i comfort del caso, dall’idromassaggio alla sauna.  

14.8.13

Quirinal parto


di Marco Travaglio 


 
In attesa che i luminari a ciò preposti, con lenti di ingrandimento e occhiali a raggi infrarossi, ci diano l’interpretazione autentica del Supermonito serale del presidente della Repubblica e dell’incunabolo che lo contiene, una cosa è chiara fin da subito: il fatto stesso che sia stato emesso già dimostra che Silvio Berlusconi non è un cittadino uguale agli altri. Mai, infatti, in tutta la storia repubblicana e pure monarchica, un capo dello Stato - re o presidente della Repubblica - era mai intervenuto su una condanna definitiva di Cassazione per pregare il neopregiudicato di restare fedele al governo, facendogli balenare in cambio la grazia e garantendogli che non finirà comunque in galera. 

4.8.13

Grazia, una parolina familiare a Re Giorgio

di Bruno Tinti 

LA CONDANNA DI B.

 

PdL - uomini liberi che vogliono restare liberi. Soprattutto non vogliono andare in prigione. Che è già una buona descrizione di B&C. A rifletterci bene di questi tempi se ne potrebbe proporre un’altra: sono sostanzialmente monarchici. Solo a gente così poteva venire in mente di ricattare il Presidente della Repubblica: la grazia o facciamo cadere il governo. Sono rimasti ai tempi dei sovrani assoluti, quando Re e Stato si identificavano, quando si pensava che, siccome i delitti “turbavano la pace del Re”, il Re, e solo il Re, poteva perdonare. Una prerogativa assoluta propria di un sovrano assoluto. Per gente così lo Stato di diritto, lo Stato costituzionale, la separazione dei poteri, l’intangibilità del giudicato, sono tutte elaborazioni politiche e giuridiche sconosciute. Il che è grave, non tanto sotto il profilo ideologico (ognuno ha il diritto di pensarla come crede) ma sotto quello culturale.     
PERCHÉ, ormai, sulla grazia, sui suoi limiti e motivazioni, sono state scritte molte pagine; in particolare alcune che contano assai, quelle della Corte Costituzionale:

3.8.13

La caduta del Cavaliere oscuro

L’INGANNO


Le patetiche bugie dei frodatori di Stato


di Bruno Tinti

D& G e B sono evasori fiscali. Il secondo un pregiudicato; i primi due in attesa di diventarlo, condannati in 2 gradi di giudizio tributari e in primo grado penale. Eppure D & G sono “indignati” e B si fa vittima. Come ha detto Travaglio, la scomparsa dei fatti. Che però sono testardi. Il sistema di frode utilizzato da B è molto diffuso: tutti i giorni gente come lui è condannata per fatti analoghi; e nessuno si indigna o parla di complotti. Come questi, anche B racconta la stessa ridicola favola (che poi è sostenuta con molta serietà dagli avvocati): se costituisco una società con tanto di registrazione e timbri legali, se la utilizzo per acquistare merce da un fornitore e poi per rivenderla a me o a società da me controllate, tutto questo è perfettamente regolare. Il che è vero e non è vero.    

13.7.13

Il labrador scortato in giro con D’Alema

di Pino Corrias

   SAREBBE BELLO SAPERE come mai ogni mattina due automobili di servizio e tre uomini di scorta presidino e accudiscano la passeggiatina di Massimo D’Alema e del suo Labrador nero che per differenti necessità visitano i giardini pubblici allestiti a spartitraffico, uno solo dei due telefonando. Si tratta forse di persona in pericolo? E se sì, per cosa? Per avere controllato con la consueta astuzia, ai tempi del Copasir, il segretissimo lavoro dei nostri Servizi ignari di essere a loro volta controllati dai cugini americani? O forse si tratta di un privilegio a lento rilascio per certe alte cariche ricoperte nella remota Seconda Repubblica? Quando gli accadde per una volta di agguantare Palazzo Chigi, giusto il tempo di far fuori Romano Prodi e bombardare gli ex compagni Serbi coadiuvato dai simpatici Rondolino & Velar-di. Un’altra di accedere al dicastero degli Esteri e di tessere strategie di pace nella macelleria mediorientale con la fattiva collaborazione di Hezbollah. È il Mossad che lo minaccia? È Veltroni che aspetta il piatto freddo della vendetta? A meno che non siamo tutti fuoristrada. D’Alema non dà noia a nessuno e la scorta che paghiamo non è per lui. È per il Labrador.
Fq, p. 7.

7.7.13

A chi giova stravolgere la nostra Costituzione

di Furio Colombo 

ATTACCO ALL’ART. 138


Sta accadendo un fatto strano e difficile da spiegare, che appare più fisiologico che politico o giuridico: la Costituzione si sta trasformando. Cambia di colpo in punti vitali. Per esempio è in atto un progetto che sta svolgendosi all’insaputa dei cittadini, ed è bene saperlo. Il progetto è di mettere mano al-l’art. 138 della Costituzione, o meglio di cominciare di lì. Quell’articolo è un cardine: impedisce che la Costituzione possa essere facilmente e liberamente manomessa al di fuori della complessa procedura costituzionale. Prescrive due volte il voto di ciascuna camera, e un referendum popolare di approvazione finale. Invece la Commissione dei 40, che segue, nella stranezza e nella anomalia, quella dei dieci saggi che all’inizio di tutta questa vicenda, erano stati chiamati a consigliare il Quirinale, comincerà proprio da qui, (queste sono le istruzioni) da un ritocco che renda inutile la barriera dell’art. 138. Si può fare senza una garanzia - ovvero senza che il progetto sia previsto e concordato, fra la politica (così come essa è rappresentata nel governo) e le Istituzioni?     

27.4.13

Na-po-li-tano-non-ti-vo-glia-mo

Qualche storico libero, casomai esistesse, potrebbe poi far sommessamente notare al capo dello Stato che qualcosa non quadra anche nella sua libera ricostruzione della Resistenza. Che, a suo dire, deve insegnarci a mantenere “coraggio, fermezza e senso dell’unità” anche nella fase politica attuale. Un’altra giusti(misti)ficazione delle larghe intese. Ma, se la Resistenza avesse badato alle larghe intese, non avrebbe visto contrapposti, e l’un contro l’altro armati, gli italiani che avevano scelto il fascismo e l’alleanza con i nazisti nella Repubblica Sociale e gli italiani che avevano scelto la democrazia e la libertà. Se è vero che la Repubblica Italiana è nata dalla Resistenza e che la Costituzione è nata contro il fascismo, di quale “unità” vanno cianciando lorsignori? In questi vent’anni, dalla Bicamerale in poi, ci sono politici (soprattutto di centrodestra, ma anche di centrosinistra) che hanno calpestato – con leggi incostituzionali, controriforme della Costituzione, comportamenti e atteggiamenti incostituzionali – i principi fondamentali della Carta: lavoro, pace, giustizia, legalità, libertà di informazione e di espressione, diritti delle minoranze, beni comuni, unità nazionale, divisione dei poteri. Sono gli stessi che ora si apprestano a rimettere le zampe sul governo e sulla Costituzione. Oggi il peggior modo di rispettare la storia e la memoria è proprio quello di dimenticare chi sono Berlusconi e i suoi complici, cos’hanno fatto e cosa vogliono ancora fare.  
da La storia siamo loro, M. Travaglio, FQ, p. 1.

21.4.13

Funeral Party - M. Travaglio

La scena supera la più allucinata fantasia dei maestri dell’horror, roba da far impallidire Stephen King e Dario Argento. Il cadavere putrefatto e maleodorante di un sistema marcio e schiacciato dal peso di cricche e mafie, tangenti e ricatti, si barrica nel sarcofago inchiodando il coperchio dall’interno per non far uscire la puzza e i vermi. Tenta la mission impossible di ricomporre la decomposizione. E sceglie un becchino a sua immagine e somiglianza: un presidente coetaneo di Mugabe, voltagabbana (fino all’altroieri giurava che mai si sarebbe ricandidato) e potenzialmente ricattabile (le telefonate con Mancino, anche quando verranno distrutte, saranno comunque note a poliziotti, magistrati, tecnici e soprattutto a Mancino), che da sempre lavora per l’inciucio (prima con Craxi, poi con B.) e finalmente l’ha ottenuto. E con una votazione dal sapore vagamente mafioso (ogni scheda rigorosamente segnata e firmata, nella miglior tradizione corleonese). Pur di non mandare al Quirinale un uomo onesto, progressista, libero, non ricattabile e non controllabile, il Pd che giurava agli elettori “mai al governo con B.” va al governo con B., ufficializzando l’inciucio che dura sottobanco da vent’anni.

The King is back (e c'è il perché)

QUIRINALE

Un Presidente lo abbiamo ma non è quello che serviva

di Bruno Tinti

Un Presidente della Repubblica ce l’abbiamo. Ma non è quello che ci serviva. Per tante ragioni. Prima di tutto perché non è stato un buon Presidente nel settennato appena trascorso. I suoi estimatori dimenticano (con una faccia di tolla invereconda) che Napolitano ha promulgato tutte le leggi vergogna che B. si era costruito per sfuggire alla galera (non solo i vari lodi sull'immunita, ma anche il legittimo impedimento). Ha firmato anche, senza battere ciglio, la legge sullo scudo fiscale e una legge sulla corruzione che non vale la carta (anche poca) su cui è stata scritta.     

20.4.13

Ho sentito cose

Ho sentito un dirigente del Partito Democratico dire (serio) che secondo lui Grillo non è in grado di offrire soluzioni al Paese.

7.4.13

Sette anni, e sentirli

Marco Travaglio, FQ, p. 1


 

Si avvicina il giorno dell’inventario dei danni fatti in questi sette anni da Giorgio Napolitano. Dalle firme apposte alla velocità della luce sulla peggiori leggi vergogna di B., in gran parte incostituzionali, ai continui moniti a ogni indagine giudiziaria che coinvolgesse il potere (Unipol-Antonveneta, Potenza, Why Not, Salerno-Catanzaro, Rai-Mediaset, lady Mastella, Rifiutopoli a Napoli, Ruby, trattativa Stato-mafia) contro il presunto “scontro fra politica e magistratura” che mettevano sullo stesso piano i politici aggressori e i pm aggrediti. Dalla riabilitazione di Craxi agli attacchi a Grillo proprio alla vigilia di tornate elettorali. Dal progressivo ampliamento dei poteri e delle prerogative presidenziali, ben oltre i limiti della Costituzione, fino alla pretesa da monarca assoluto di non essere ascoltato neppure quando parla con un inquisito intercettato. Dalle interferenze nell’indagine palermitana sulla trattativa per conto di Mancino al recente, incredibile diktat ai magistrati (che han subito obbedito senza fiatare) di sospendere i processi a B. per marzo-aprile in nome di inesistenti impedimenti politico-istituzionali.     

23.12.12

Babbo Nataletano


Reclusi d'Italia, galeotti dello stivale tutti stretti a coorte, volenti o nolenti data la situazione, non siate dolenti: Babbo Nataletano penserà anche a voi.

O no?

22.12.12

Vostra Grazia

o "Babbo Bastardo"


E ieri, degno coronamento, la grazia al “giornalista” simbolo della stampa-manganello. Giornalista fra virgolette, perché da ieri è entrato ufficialmente nella Casta dei più uguali degli altri: ha diffamato un giudice, accusandolo di aver costretto una bambina ad abortire (fatto mai accaduto, totalmente inventato e mai rettificato); se la cava con 15 mila euro di multa e può tornare a diffamare chi gli pare con il viatico del Quirinale. Il tutto mentre il povero Pannella rischia la pelle per denunciare l’obbrobrio di tanti poveri cristi che marciscono in galere da terzo mondo per reatucoli da quattro soldi, tipo il possesso di un po’ di fumo o l’essere immigrati nel paese sbagliato, grazie alle leggi infami e ai “pacchetti sicurezza” dei governi di sinistra e soprattutto di destra. Leggi puntualmente firmate da Napolitano e dimenticate, fischiettando, da chi le ha votate. 
Marco Travaglio, Il giorno dei Maya(li), FQ, p.1 

E che dire di più? Ah:

8.12.12

Il ritorno del cavaliere oscuro

Un uomo che si è speso sistematicamente, quotidianamente, per l'annichilimento di tutto quello che a un cittadino (italiano o del mondo) può esser caro - cultura, sanità, economia, prospettive, umorismo - e che ogni quattro-cinque anni lascia che qualcuno ripari il male che ha fatto, per poi rovesciare il tavolo e tornare (l'ha fatto con Prodi nel 2006 e ora con Monti), con rinnovato entusiasmo a dedicarsi alla rovina del suo paese, e di tutti i suoi sventurati abitanti, come lo vogliamo chiamare, cosa si può dire, di uno così?

24.11.12

Su Giorgio I (e speriamo ultimo)

Straquoto - dalla prima all'ultima parola:
MA NAPOLITANO SI CREDE DE GAULLE?
 
Giorgio Napolitano ha deciso: Monti non è candidabile. Peccato che non sia vero. Monti è candidabilissimo come premier indicato da una coalizione, e anzi con l’attuale legge elettorale ogni alleanza ha l’obbligo di indicare un nome come “Capo della coalizione”, con la dichiarata volontà di portarlo a Palazzo Chigi. Di più: per un senatore a vita non vi è alcun esplicito divieto di candidarsi alla Camera dei deputati, e in caso di elezione optare per Montecitorio o Palazzo Madama. Decidere se e a che cosa candidarsi spetterà perciò solo a Monti. Giorgio Napolitano, una volta di più, si è comportato come fosse investito di poteri di cui invece nell’attuale ordinamento italiano il presidente della Repubblica non gode. Parlava da Parigi, ma non è l’aria notoriamente elettrizzante della Ville Lumière ad avergli fatto confondere le sue prerogative con quelle volute da De Gaulle per il presidente francese. Tali prerogative, infatti, “Re Giorgio” (da qui l’appellativo con cui laudatori e avversari lo designano nei fuori onda) se le sta attribuendo quasi fossero ovvie, “moral suasion” dopo “moral suasion”, nella plaudente indifferenza dei media sempre più proni o anestetizzati. A questo punto manca solo che nello sciogliere le Camere indichi anche le percentuali di voto che devono andare a ciascun partito, e potremo risparmiare i soldi e la fatica dell’election day.

13.10.12

The King




"La tesi di fondo dell’Avvocatura ricorrente è che la norma dell’art. 90 Cost., prevedendo in favore del Presidente la irresponsabilità per gli atti compiuti nell’esercizio delle funzioni (con la sola eccezione dei reati di alto tradimento e di attentato alla Costituzione) configurerebbe per lo stesso un regime globale di immunità, anche penale, con la conseguenza di rendere illegittima in sé qualsiasi forma di ascolto delle conversazioni, di registrazione delle stesse, ed a maggior ragione di valutazione ed utilizzazione processuale.
Tale tesi deriva dall’assunto che la norma dell’art. 90 Cost. non sarebbe limitativa e circoscrittiva della irresponsabilità presidenziale, ma a sua volta costituirebbe espressione particolare di un principio generale di assolutà immunità del Presidente nei confronti della legge penale, con la sola eccezione dei due reati di cui si è detto, estranei comunque alla ordinaria giurisdizione penale.
Per effetto di tale principio, assertivamente immanente nella Costituzione (ma non espresso in regole scritte) il Presidente della Repubblica sarebbe esente dalle regole ordinarie della legge penale sostanziale e processuale, con la conseguenza che, nei suoi confronti – in applicazione della generale immunità – varrebbe l’esigenza di generale salvaguardia delle riservatezza delle comunicazioni.
[…] Un’immunità assoluta potrebbe essere ipotizzata per il Presidente della Repubblica solo se, contraddicendo i principi dello stato democratico-costituzionale, gli si riconoscesse una totale irresponsabilità giuridica anche per i reati extrafunzionali.
Una simile irresponsabilità finirebbe invece per coincidere con la qualifica di “inviolabile”, che caratterizza il Sovrano nelle monarchie ancorché limitate: una inviolabilità che – tenuta distinta dalla inviolabilità garantita dallo Statuto e dalle leggi a tutti i cittadini – implicava una totale immunità dalla legge penale, nonché dal diritto privato quanto a particolar rapporti."

Dalla memoria di costituzione della Procura di Palermo nel giudizio di legittimità promosso da Napolitano. 

7.10.12

No, perché

Non lo so. Andare in prigione, non penso sia una cosa da niente. Soprattutto sapendo come sono messe le carceri in Italia: praticamente dei campi di concentramento. E a nessuno, a parte i discorsi, gliene frega mai niente. Se però in galera ci deve andare il direttore de Il Giornale, Alessandro Sallusti, si è visto cosa succede. Non si possono carcerare le opinioni. No ai giornalisti dietro le sbarre. Stato staliniano. Riforme subito. Decreti d'urgenza. Saving private Sallusti. Adesso io tutta la vicenda che c'era dietro non la sapevo bene, anche perché al solito nessun mezzo "di informazione" ti fa mai capire le cose per bene dall'inizio alla fine, si va sempre sull'emotivo anonimo. Comunque. Poi alcuni validi collaboratori della Redazione hanno messo a disposizione la sentenza di appello. Quella che ha inflitto la pena del carcere, poi confermata dalla Cassazione. Per chi ha dieci minuti è una lettura edificante e la si può trovare QUI. Una volta letta, sfido chiunque a sostenere onestamente che Sallusti è una vittima che non deve andare in carcere. Perché allora, se non viene inflitta una pena severa, anche durissima, al direttore di una testata che diffonde scientemente e reiteratamente informazioni false, che gettano discredito sull'onorabilità e sul buon nome ora di questo ora di quel personaggio (si ricordino tutte le campagne della stagione della "macchina del fango", dietro cui si potrebbe anche scorgere la sagoma di qualche padre padrone a manovrare le pedine, ma adesso non cediamo alla teoria del complotto); e allora non so chi ci deve andare, in galera. Ci deve andare il ragazzino per una busta di erba? La zingara per furto di mozzarella al supermercato? In compenso il fatto che da più parti ci sia stato un unanime moto di solidarietà, come un sol uomo, a favore di Sallusti l'oppresso, l'agnello sacrificale, la dice lunga sul grado di condizionamento e sul potere che l'ex proprietario del Giornale è ancora in grado di esercitare, anche nella sua fase che ci ripetiamo da mesi calante, morente, agli sgoccioli, il crepuscolo. A me più di tanto non pare.