A chi giova stravolgere la nostra Costituzione
di Furio Colombo
ATTACCO ALL’ART. 138
Sta accadendo un fatto strano e
difficile da spiegare, che appare più fisiologico che politico o
giuridico: la Costituzione si sta trasformando. Cambia di colpo in punti
vitali. Per esempio è in atto un progetto che sta svolgendosi
all’insaputa dei cittadini, ed è bene saperlo. Il progetto è di mettere
mano al-l’art. 138 della Costituzione, o meglio di cominciare di lì.
Quell’articolo è un cardine: impedisce che la Costituzione possa essere
facilmente e liberamente manomessa al di fuori della complessa procedura
costituzionale. Prescrive due volte il voto di ciascuna camera, e un
referendum popolare di approvazione finale. Invece la Commissione dei
40, che segue, nella stranezza e nella anomalia, quella dei dieci saggi
che all’inizio di tutta questa vicenda, erano stati chiamati a
consigliare il Quirinale, comincerà proprio da qui, (queste sono le
istruzioni) da un ritocco che
renda inutile la barriera dell’art.
138. Si può fare senza una garanzia - ovvero senza che il progetto sia
previsto e concordato, fra la politica (così come essa è rappresentata
nel governo) e le Istituzioni?
SE È COSÌ, ciò che sta accadendo
punta verso una Costituzione ignota, che ancora non abbiamo e ancora non
conosciamo. A quanto pare la Costituzione ignota ha già corretto in
senso verticale le sue istituzioni. Il potere adesso discende dal
potere, invece di risalire dal voto. Non solo gli elettori appaiono
abbandonati sul fondo, ma anche i parlamentari. Discutono a vuoto,
votano a vuoto e non contano niente. Di questo fatto, che è strano
perché mai deciso e mai votato dagli eletti, trovo una attendibile
descrizione in un editoriale del quotidiano Il Tempo : “Le prerogative
del Parlamento non possono tradursi in una sorta di diritto di veto sui
programmi di ammodernamento delle Forze Armate (...) Il comunicato
diffuso ieri dal Quirinale al
termine della riunione del Consiglio Superiore della Difesa, presieduto
dal Capo dello Stato ha aggiunto una pietruzza sulla strada, cara al
presidente della Repubblica, delle riforme istituzionali (...) indicando
in modo fermo e non equivoco, i limiti alla attività del Parlamento.
Tutto ciò dimostra come sia già in atto, nella prassi, un processo di
trasformazione delle istituzioni nel senso di un rafforzamento
dell’Esecutivo. In altre parole, si sta affermando una nuova
Costituzione reale ben diversa dalla Costituzione formale. (...) Anziché
parlare di uno schiaffo al Parlamento, come fanno i grillini e le
vestali di una Costituzione ingessata e superata dai tempi, sarebbe bene
che si cogliesse l'invito implicito a mettere mano, finalmente, alle
riforme. Per il bene del Paese”.
(Francesco Perfetti, 4 luglio). L’articolo è interessante perché è
ispirato (dal comunicato della Presidenza della Repubblica), perché
dimostra in modo chiaro e persuasivo di quali riforme si tratta (la
verticalizzazione presidenzialista o semipresidenzialista
del potere politico in Italia, la
marginalizzazione del Parlamento, le istruzioni per l’uso della
Commissione dei 40, a cui viene assegnata la prova da svolgere con
obbligo di copiatura di istruzioni già date.
E QUEL TANTO di scherno (“le vestali
di una Costituzione ingessata e superata dai tempi” ) che è sempre
stato il canto di guerra della vasta e disordinata aggregazione
berlusconiana. Ma allora le rivelazioni che ci vengono consegnate come
una notizia, con fermo invito ad adeguarci
subito, sono due. La prima, abbiamo
appena appreso, è che, fin dal primo momento delle votazioni
presidenziali, il progetto era già completo, con tutte le sue istruzioni
per l'uso, e significava trasformazioni profonde, mai concordate e mai
votate, alla Costituzione. La seconda è la vistosa e pesante asimmetria
delle forze che sono state
associate (la forma passiva dei
verbi è necessaria) per formare il “governo insieme”. Ecco la formula di
quel governo. Da una parte tutti gli interessi personali, proprietari,
giudiziari di Berlusconi più tutte le forme diverse di reazione e
ostilità alla esigente e coerente Costituzione italiana. Dall’altra,
figure sparse dette, per pura esigenza di identificazione, “di sinistra”
(di solito intente a respingere con sdegno quella definizione) che non
hanno, come riferimento, né un partito deciso a guidare né una
Istituzione disposta a difendere.
Un peso preponderante, dunque, è
dalla parte di coloro che militano con furore e passione contro la
Costituzione nata dalla Resistenza. E le figure sparse se ne accorgono
quando ricevono, se si scostano, sgridate durissime e autorevoli, di
solito interpretate bene, e tempestivamente espresse, dal capogruppo di
Berlusconi, Brunetta. A questo punto il discorso si fa drammatico e
semplice: il dovere democratico è difendere la Costituzione senza
accettare alcuna manomissione, contro un simile squilibrio di intenti e
di forze. Pretendere una urgente e decente legge elettorale come unico
impegno verso il Paese, il solo che si può fare a carte scoperte. Subito
dopo dovremo persuadere i cittadini che per il 50 per cento si sono
astenuti nelle ultime elezioni, a tornare al voto.
Il Fatto Quotidiano, p. 18.