26.4.11

Sapevatelo

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L’obiettivo è ridurre il rapporto tra debito e Pil come richiesto dal “Patto per l’euro” (approvato anche dall’Italia nel Consiglio europeo) di un ventesimo all’anno per la parte che eccede il 60 per cento del debito sul Pil (in teoria, per l’Italia, 45 miliardi all’anno, in pratica sarà un po’ meno).

Stefano Feltri, A SINISTRA DEL BUCO, FQ, p. 10.

E della democrazia

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L'ulteriore impegno dell'Italia in Libia costituisce il naturale sviluppo della scelta compiuta dall'Italia a marzo, secondo la linea fissata nel Consiglio supremo di difesa da me presieduto e quindi confortata da ampio consenso in Parlamento.

G.N. 26.04.2011.

L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.

Costituzione della Repubblica Italiana, art. 11. Fonte: www.quirinale.it.

Della libertà

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L'accadimento giapponese ha spaventato ulteriormente i nostri cittadini. Se fossimo andati oggi al referendum, non avremmo avuto il nucleare in Italia per tanti anni. Per questo abbiamo deciso di adottare la moratoria, per chiarire la situazione giapponese e tornare tra due anni a un'opinione pubblica conscia della necessità nucleare.

S.B. 26.04.2011.

25.4.11

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La libertà senza giustizia sociale non è che una conquista fragile, che per alcuni si risolve semplicemente nella libertà di morire di fame. Libertà e giustizia sociale sono un binomio inscindibile. Lottate con fermezza, giovani che mi ascoltate, e lo dico senza presunzione, ma come un compagno di strada, tanto mi sta a cuore la vostra sorte. Io starò sempre al vostro fianco.

Sandro Pertini

17.4.11

La corsia di accelerazione

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C’ho un pezzo sulle corsie di accelerazione che ci penso tutti i giorni in macchina, non riesco mai.

Quel gran pezzo dell’Alberto

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Di sicuro l'alternativa che si presenta è: o si lascia che le cose vadano per il loro verso onde garantire il rispetto formale delle regole democratiche (per es., l'esistenza di una maggioranza parlamentare tetragona a ogni dubbio e disponibile ad ogni vergogna e ogni malaffare); oppure si preferisce incidere il bubbone, nel rispetto dei valori democratici superiori (ripeto: lo Stato di diritto, la separazione dei poteri, la difesa e la tutela del «pubblico» in tutte le sue forme, la prospettiva, che deve restare sempre presente, dell'alternanza di governo), chiudendo di forza questa fase esattamente allo scopo di aprirne subito dopo un'altra tutta diversa.
Io non avrei dubbi: è arrivato in Italia quel momento fatale in cui, se non si arresta il processo e si torna indietro, non resta che correre senza più rimedi né ostacoli verso il precipizio.

Alberto Asor Rosa, Non c'è più tempo, Il Manifesto.

Educazione siberiana

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Roba pesa.

16.4.11

Europe's least credible legal reformer

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The actions of Mr Berlusconi would be laughable if he were the president of some tinpot Ruritarian banana republic. But he is not that. Italy is one of Europe's largest economies and its leader ought to be respected as an international statesman. Instead he is a morally bankrupt figure who, in the past, has been convicted and saved from jail only by appeals so protracted that the cases expired under Italian law. His idea that, after 2013, he could become the "father figure" for future centre-right coalitions is preposterous. That Mr Berlusconi cuts such a risible figure is a tragedy for Italy and for Europe.

The Indipendent online.

Una tragedia del piccolo schermo.

Capitalism to the people

and socialism to the banks

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Mr Obama produced an only slightly less ambitious goal for deficit reduction than the House Republicans, albeit working from a more forgiving baseline: $4 trillion over 12 years compared to $4.4 trillion over 10 years. But the means by which he would achieve it are very different. Whereas the Republicans want to cut taxes, Mr Obama would raise them by more than $1 trillion. He wants to further strengthen his health reforms, which the Republicans want to scrap altogether. He proposes cuts in military spending — the one area where Republicans were reluctant to swing the axe. Much like Paul Ryan, the congressman who drew up the Republican plan, Mr Obama seems to have embraced the supposedly bipartisan goal of deficit reduction, but by means calculated to reassure his base and outrage his opponents.

Indeed Mr Obama spent much of the speech in which he described his plan spelling out his differences with the Republicans and denouncing the vision of America embodied in their proposal. Wealthier Americans, he reiterated several times, should pay more in taxes, not less; poorer ones should not bear the brunt of spending cuts. The Republican proposals, he claimed, would deprive 50m people of health insurance, leave bridges and roads to crumble unrepaired and allow such countries as Brazil, China and South Korea to surpass America in education and technological know-how, all for the sake of lowering taxes on the rich.

The Economist.

Il centro-destra del mondo ha un’idea comune.

10.4.11

It’s your move

 

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Dietro lo psicodramma di Lisbona si nasconde una sorta di secondo “colpo di Stato” dei banchieri europei ai danni dei Paesi più deboli. In Irlanda l’ex primo ministro aveva accettato misure draconiane imposte dall’Europa pur di salvare le banche private e i crediti che verso di esse vantavano gli istituti finanziari di Germania, Francia e Inghilterra. In Portogallo sono state le stesse banche lusitane a mettere il governo con le spalle al muro. Durante un’infuocata riunione tenutasi mercoledì presso la Banca centrale portoghese, i banchieri hanno minacciato di non comprare più titoli di Stato della propria nazione se non fossero stati richiesti gli aiuti europei, aiuti che serviranno a ripagare i crediti da loro vantati verso il governo e soprattutto a garantire i pagamenti che le stesse banche devono fare ai loro omologhi europei.

In altri tempi una riunione di questo tipo sarebbe finita con la traduzione in carcere dei banchieri per attentato all’economia nazionale, ma in questo Portogallo e in questa Europa chi comanda sono loro. Sono loro a decidere quando e come un Paese deve chiedere gli aiuti, come li deve usare e quali creditori deve pagare per primi. Sono loro sempre presenti, ufficialmente fuori dalla porta, alle riunioni della commissione europea o ai Consigli dei ministri di mezza Europa, sono loro che entrano ed escono da governi e Banche centrali usando le porte girevoli concesse da una lasca regolamentazione in materia. I casi irlandese e portoghese sono l’ennesima riprova che i maggiori responsabili delle catastrofi finanziarie in corso sono anche i beneficiari dei finti salvataggi della politica. Chi ha invece perso lavoro, casa, benessere, status sarà chiamato a ripianare i buchi e a pagare i grossi creditori che hanno speculato sulla bolla e sulle difficoltà finanziarie. Grecia, Irlanda e Portogallo non eviteranno la ristrutturazione del proprio debito pubblico ma, grazie agli aiuti europei, lo faranno quando sarà troppo tardi quando la banda delle grosse banche sarà scappata con il bottino. E allora nessuno sottoscriverà più i titoli di Stato di quei Paesi che, nel frattempo, saranno sprofondati nella più dura recessione economica della loro storia recente.

Superbonus, Le banche dietro il dramma, FQ, p. 9.

Un tanto al chilo

Un bel po’ tanto

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L’Elefantino ha firmato un contratto biennale con opzione per il terzo, e quindi il servizio pubblico è obbligato a sorbirsi Qui Radio Londra sino al marzo 2014, qualunque sia il direttore generale, qualunque sia il governo in carica. È come se la Rai avesse acceso un mutuo per ingaggiare Ferrara e, giorno per giorno, l'abbonato paga un pezzo di cambiale. L'editoriale quotidiano di 5 minuti costa all'azienda 32 mila euro tra risorse di rete e di produzione, compreso lo stipendio dell'ex ministro berlusconiano (106 euro al secondo).

Carlo Tecce, FQ, p. 2

Allegria

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E certo non è facile immaginare la proposta di legge presentata dal deputato Pd [Ugo Sposetti, tesoriere DS] per unificare l’intera legislazione “sulla disciplina e il finanziamento pubblico dei partiti”, senza pensare a quanto costerà ai cittadini. La norma da lui immaginata, infatti, finisce per raddoppiare i “costi della politica”, moltiplicando per due i contenitori che possono ricevere soldi pubblici: ai partiti, chiamati ad organizzare il consenso, si aggiungerebbero le fondazioni che andrebbero a curare “l’attività culturale e la formazione politica” del partito cui fanno riferimento.

I primi continuerebbero a ricevere il rimborso elettorale così come fanno oggi (la cifra complessiva è di 170 milioni di euro annui, tra rimborsi per politiche, regionali ed europee). Le seconde, tutte assieme, riceverebbero invece 185 milioni di euro l’anno.

Eduardo Di Blasi, Prendi e raddoppia: il blitz dei partiti, FQ, p. 3.

Il disordine dell’ordine pubblico

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Brescia, 09.04.2011: due manifestazioni, quattro gatti, questo lo spiegamento.

Ma tenete a mano.

Rolfi arreda

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In esclusiva all’angolo tra via Mazzini e Moretto il frutto di una ambiziosa opera di riqualificazione e lotta al graffitismo selvaggio della lungimirante e mai vacua amministrazione comunale della Leonessa (se non un po’ nell’occhio porcino di taluni).

Un gioiello. 

6.4.11

Tre e trentadue, di nuovo

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Purtroppo il peggio – se la sciacallaggine è paggio della morte – doveva ancora venire. Il disastro divenne scandalo, e divenne mistero, con la grande abbuffata dei partiti e dei capoccia di partito nonché  dei loro vassalli, vassallini e valvassori, tutti accorsi alla tavola imbandita degli aiuti ai terremotati […].

Montanelli, Cervi, Storia d’Italia, vol. 11, p. 291.
(ɐıuıdɹı,llǝp ɐlɹɐd)

Post programmato il 25/02/10. Vediamo se sarà cambiato qualcosa o se c’avremo preso con il sempre-la-stessa-storia.

3.4.11

La Villa e i Lumiere

O dove abbiamo sbagliato

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Ma adesso mi riferisco alla signora Villa, anni 50, figurante in luogo di persona vera nel programma finto-giornalistico Forum condotto da Rita Dalla Chiesa per Canale 5. Il copione assegnato alla signora Villa, a cui è stato dato anche un falso marito e una falsa professione, come si fa nei film, prevedeva un appassionato discorso di ringraziamento al primo ministro che, dopo il terremoto dell'Aquila, era venuto in soccorso e provveduto a tutto, dalle case alle piscine, dal trattenimento alla felicità.

QUANDO la rivolta dei terremotati veri ha costretto attrice e conduttrice a rivelare il loro trucco di lavoro (non è vero niente ma deve sembrare vero ) è apparso subito chiaro che, se non esiste la signora Villa del programma finto giornalistico, non esiste neppure il primo ministro, così straordinario in bontà ed efficienza, a cui la signora Villa ha dedicato il suo ringraziamento pieno di dettagli e di precisazioni sull'aiuto ricevuto. E non esistono, dunque, i personaggi che popolano il presunto governo, di questo presunto presidente, che infatti continuamente decide, e solennemente annuncia, cose che non accadono mai. Sono tutti figuranti. Pensate alla “frustata economica” annunciata dopo un Consiglio dei ministri straordinario, in un Paese i cui dati peggiorano di giorno in giorno. Pensate alla finzione di guidare, o anche solo partecipare, alla coalizione militare che sta sta tentando di sostenere i ribelli libici.

AEREI ITALIANI che ci sono e non ci sono, sparano e non sparano, combattono e non combattono. Infatti è bene non dimenticare che l'Italia ha un trattato di fraterna cooperazione militare con la Libia che non è mai stato cancellato dal figurante che interpreta il ruolo di ministro degli Esteri. Nessuno di loro esiste o lascia una traccia che non sia il danno della finzione di governare. Recitano un copione come la signora Villa del programma Forum, che del resto è prodotto della stessa Casa, Mediaset. A differenza, però, dei tipici programmi Mediaset, volgari, casalinghi, che fanno ridere, questo è un film tragico.

Furio Colombo, Italia finta e tragica, FQ, p. 18.

The future is known

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Due milioni e 300.000 persone in cerca di lavoro infatti, alimentano un nuovo mercato : quello dei “corsifici”, un business che da un lato consuma tempo ed energie dei disoccupati, dall’altro ingoia fondi pubblici per 20 miliardi di euro, come ha denunciato anche un'inchiesta su Repubblica di Davide Carlucci e Antonio Fraschilla.

Nel frattempo la precarietà diventa una prigione . “Sono 6 mesi che non vedo più la mia cerchia di amicizie - dice Angelina - per evitare la famosa domanda Come va, lavori?”. L’unica compagnia che le è rimasta è una gatta. Per curarla rinuncia anche a comprarsi le medicine.

LA SUA STORIA e quella di altri disoccupati ‘over 40’ oggi fa parte di uno splendido documentario – “Game over ? ” – realizzato dagli allievi della Scuola di Cinema di Milano. Parla degli ‘invisibili’ prodotti dalla crisi “che-non-esiste”. Quindi nessuno lo trasmetterà. “Gli over 40, gli ‘incollocabili – dice Armando Rinaldi, dell'Atdal – ormai sono 240.000”. Una massa di persone che non trovano lavoro e che non potranno mai andare in pensione.

Mimmo Lombezzi, QUEI QUARANTENNI PRECARI A VITA CHE SI RASSEGNANO, FQ, p. 12.

Visit Italy

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NELL'ARTICOLO 4 dell'accordo si prevede che i “diritti concessi all'Associazione e allo Sponsor sono concessi senza limitazione territoriali e, pertanto sono esercitabili sia in Italia che all'estero”. La durata dei diritti in capo all'associazione è di 15 anni eventualmente prorogabili mentre i diritti dello sponsor Tod's decorrono “dalla data di sottoscrizione dell'accordo e si protraggono per tutta la durata degli interventi di restauro e per i successivi due anni”.

Well done

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