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14.12.13

Cancellieri e cancellati

Che la situazione sia critica lo dicono anche i numeri. Dicono anche che ci sono in carcere, a oggi, due persone per bigamia e nessuno per corruzione. Ce ne sono un’infinità per reati contro il patrimonio e nessuno per frode fiscale. Ma vediamo meglio il dettaglio e quello che scrive Cancellieri. I detenuti in carcere sono 64.564 e, tra questi, sottolinea il ministro, 38.625 quelli definitivi, con condanne passate in giudicato, 24.774 quelli in custodia cautelare, 1195 gli internati. E la politica è soprattutto sulla custodia cautelare che vuol lavorare. 
[...]
DEI DETENUTI oggi in carcere in attesa della condanna di primo grado, 8.657 sono dietro le sbarre per spaccio di droga (14.378 sono invece quelli con condanna definitiva). È il numero più alto. 3564 invece devono rispondere di rapina, 2.792 di omicidio volontario. E ancora: 1.982 sono per estorsione, 1.824 per furto, 1.107 per associazione di stampo mafioso, 809 per ricettazione, 709 per violenza sessuale, 356 per associazione per delinquere, 320 per maltrattamenti in famiglia, 137 per sequestro di persona, 100 per pedofilia, fino ai 33 per bancarotta, 26 per strage e 11 dentro per truffa.

Emiliano Liuzzi, La corruzione non porta in carcere, avere due mogli sì, FQ 03.11.13 p. 5. 

27.10.13

Allegoria e fotografia del cattivo governo

Questa qui è l'allegoria:
Questa, invece, la fotografia:


Italia, declino voluto dalla classe dirigente

LO HA DENUNCIATO ANCHE VISCO: LA POLITICA HA AZZOPPATO L’UNIVERSITÀ E LA SCUOLA, GLI IMPRENDITORI HANNO AZZERATO RICERCA E INNOVAZIONE. IL PAESE HA PERSO L’UNICA ARMA PER SALVARSI DALLA CRISI: IL CAPITALE UMANO

L’Italia non ce la fa. È prigioniera di una classe dirigente - politici, imprenditori, burocrati - consapevole dello sfacelo e per questo impegnata ad appropriarsi dell’ultima residua ricchezza. Non investe sul futuro e subisce il racconto interessato di chi, per spalmare le colpe, parla di un popolo di sfaticati (bassa produttività del lavoro) aggrappati alla nostalgia per lo stato sociale. Ma, se si gratta un po’, sotto la crosta della retorica ufficiale appaiono altri fatti. Il governatore di Bankitalia Ignazio Visco, al “Forum del libro” di Bari, ha nascosto in una apparente divagazione culturale una frase durissima: “I margini ottenuti con la maggiore flessibilità del mercato del lavoro introdotta dalla metà degli anni ’90, e la contestuale riduzione dei salari reali, sono stati troppo poco utilizzati dalle imprese per realizzare gli investimenti in ricerca e sviluppo e in nuove tecnologie”. Quindi, dice il governatore, al popolo lavoratore i suoi sacrifici sono stati imposti in questo Ventennio. Ma sono le imprese che non hanno fatto il loro dovere. Visco ha anche spiegato che proprio nella crisi bisognava avere il coraggio di investire per uscire dai guai. Esempio: “Durante la crisi, la quota del Pil destinata alle politiche attive per la formazione e ai servizi per l’impiego in Italia si è ulteriormente ridotta, mentre è cresciuta in quasi tutti i paesi dell’Unione”. Lo stesso vale per tutto ciò che va a formare il cosiddetto “capitale umano”, la risorsa strategica con cui un’economia può costruire il proprio futuro.

LA SCUOLA ABBANDONATA a se stessa; l’Università in preda a orde baronali a caccia delle poche cattedre rimaste; laboratori di ricerca chiusi come inutili lussi; la cultura che non si mangia; la rete telefonica appassita mentre attorno ad essa si svolgevano epiche guerre di potere, l’unica specialità in cui i nostri imprenditori hanno talento da spendere. L’analisi di Visco è spietata. Ciò che serve davvero sono “il software, le banche dati, l’attività di ricerca e sviluppo, i brevetti, il design”. E invece, nota il governatore, “l’incidenza sul prodotto interno lordo di questi investimenti oscilla tra l’11 per cento negli Usa e il 2 in Grecia. L’Italia si colloca nelle ultime posizioni, con un valore di poco superiore al 4 per cento”. Non è solo colpa della grande crisi. La rovina è iniziata con gli anni ’90. È da allora che l’economia italiana ha performance dimezzate rispetto alla media europea e che la produttività ha smesso di crescere per responsabilità di aziende che non investono in tecnologie, senza le quali la produttività del lavoro può aumentare solo facendo crescere le ore lavorate a parità di salario. Dal 2000 al 2007, gli otto anni prima della crisi, la produzione industriale era già scesa del 4 per cento e la spesa in ricerca era inferiore a quella degli altri paesi sviluppati: non per colpa dello Stato, che spende in linea con gli altri paesi, ma per la diserzione delle imprese private, che già negli anni del boom della finanza investivano la metà di quelle inglesi e olandesi, un quinto di quelle giapponesi.

22.10.13

Eppure sentire

Sentire a una trasmissione radio un signore che viene presentato con fare affabile come colui il quale avrebbe presentato Silvio Berlusconi a Licio Gelli, e sentire questo signore, già membro della loggia massonica segreta ed eversiva P2, presentare la medesima loggia massonica come una fandonia, una esagerazione da dietreologi, una ridicola tempesta in un bicchiere d'acqua, subito peraltro corroborato e supportato dal presentatore di confessione confindustriale, beh ti fa proprio pensare che la loggia massonica P2, forse, oggi più che mai, è quanto di più distante da una fola per invasati.

Forse.

29.9.13

Dall'Aventino all'Autodafé

QUESTI TIMORI [di declassamento del debito dovuto all'instabilità politica - NdR] si tradurranno in un probabile aumento dello spread, la differenza di costo tra debito italiano e tedesco: venerdì era a 264 punti, ma da domani potrà soltanto salire. Con due conseguenze: aumentare la spesa per interessi dello Stato (oggi stimata a 86 miliardi nel 2014 e 88,8 nel 2015, nell’ipotesi che lo spread vada a 100 in tre anni), costringendo quindi il Tesoro ad altri tagli e tasse. Inoltre un aumento dello spread ridurrà il valore dei Btp in portafoglio alle banche italiane, rendendo i loro bilanci più fragili: secondo il Fondo monetario hanno bisogno di almeno 6 miliardi di capitale fresco, anche per affrontare il costante aumento delle sofferenze, cioè dei crediti che non saranno rimborsati. 
Stefano Feltri, FQ, p. 4. 

Sarà la spontanea inclinazione a prefigurare il peggio. Sarà un pregiudizio ideologico. Ma sembra che il Presidente della Repubblica, il Governo, la Camera dei Deputati e il Senato della Repubblica, insomma in genere le "Istituzioni", intesi ovviamente come gli uomini che si sono succeduti in vari incarichi (sia in senso diacronico, sia, purtroppo, molti anche in senso sincronico, es. v. infra) negli ultimi 35 anni circa, abbiano fatto un gran buon lavoro; i loro eredi di oggi, però, gli Alfano, Amato, Berlusconi, Casini, De Girolamo, Letta, Lorenzin, Lupi, Napolitano, ecc., stanno facendo ancora di più per porre le basi di un serio e totale depauperamento dei cittadini italiani. Non una cosa da carestia eh. Ma va là. Solo un altro passo del corpo elettorale verso l'indigenza di fatto, la povertà relativa. Percorso già intrapreso con successo, e in buona parte compiuto, da ampi strati della popolazione (escluso naturalmente lo zerovirgola di ricchi e straricchi sull'opposta carreggiata)

26.9.13

Aventino 2013

O, il Rompicapo

Il Pdl «Dimissioni di massa dopo il 4 ottobre»

La decisione dei parlamentari PdL di lasciare in massa Camera dei Deputati e Senato della Repubblica appare come un segno incontrovertibile e miracoloso, prova inattesa e decisiva di un fatto spesso sentito, ma mai creduto: che la matrice e la causa prima dell'attività politica di Silvio Berlusconi e di Forza Italia e del PdL, cioé, non è l'egoistico, accanito impegno di un uomo - S.B. - in fuga dai debiti e dalla giustizia che lo rincorre in quanto frodatore e delinquente abituale ad ampio spettro (come ha sempre creduto questa redazione), ma un autentico, sentito, a volte forse non ben riconoscibile, spirito di servizio al Paese, bisogno di concorrere al benessere della collettività e al progresso della società tutta; ne sarei ora, per la prima volta incrollabilmente certo, se questo meritorio benefico gesto non traesse origine proprio, forse per caso?, da una certa sentenza.
Aggiornamento/resipiscenza h. 22.52: O meglio: da un uomo. O due.

20.9.13

Io so.

Napolitano: no a conflitto politica-giustizia.

È in giorni come questi che tenermi come sempre per me alcune sottili riflessioni che mi capita di fare nell'aprire il giornale o sentire un tg mi sembra un delitto. In questi casi sono sopraffatto come da un senso trascendente e medianico di responsabilità abnegazione e dovere, che mi esortano a contribuire, in qualche modo, al tentativo titanico, perché colossale e votato dall'inizio al fallimento, di diradare la fitta tenebra in cui una sgomentevole massa di miei concittadini e contemporanei vive o sopravvive, come impalpabili ombre di anime dannate da un incomprensibile castigo.

12.9.13

UN RESORT PER LA COMMISSIONE RIFORME. CONTO DA 20 MILA EURO, PAGA IL GOVERNO

La Carta si cambia in piscina Weekend per saggi al 4 Stelle

di Wanda Marra     

Era il 2003 quando in una austera baita di Lorenzago nel Cadore si riunirono i 4 saggi dell’allora Polo della Libertà per mettere a punto la riforma costituzionale del centrodestra poi bocciata dal referendum. Era solo la scorsa primavera quando Enrico Letta invitò il suo governo a “fare spogliatoio” nell’abbazia di Spineto. Un convento poco riscaldato, che i neo ministri pagarono di tasca loro. Adesso, i saggi che stanno lavorando alle riforme costituzionali per lo sprint finale cambiano stile: Francavilla al Mare (Chieti), hotel 4 stelle Superior. Tant’è vero che qualcuno si è sentito a disagio. Sabato scorso i saggi propriamente detti e tutto il gruppo che gira intorno alla Commissione hanno ricevuto una mail in cui si manifestavano dei dubbi sul-l’opportunità di una scelta del genere e si invitavano tutti a riflettere sul fatto che una sede istituzionale sarebbe stata più appropriata per la conclusione dei lavori di una struttura propriamente turistica. A scrivere è il più giovane, professore di Diritto pubblico comparato a Perugia, politicamente renziano, Francesco Clementi. Un appello caduto nel vuoto. E così il variegato gruppetto addetto alle riforme costituzionali (una cinquantina di persone tra i 33 saggi originari, al netto delle dimissioni di Urbinati e Carlassare, i 7 relatori, le segretarie e qualche addetto alla scorta) si appresta alla gita. Domenica, lunedì e martedì i saggi (come scritto ieri da Repubblica ) vanno tutti al Villa Maria. Per chi è di Roma, partenza alle dieci di mattina col pullman da Palazzo Chigi. Uno sguardo al sito dell’hotel, ne spalanca le meraviglie: piscina, spiaggia privata, due ristoranti, due bar, una terrazza. Pure un salone delle feste. E soprattutto Linfa “molto più di un centro benessere, è l'essenza del benessere, un luogo dove ritrovare se stessi, dimenticando per un po' il logorio delle giornate frenetiche e tornare finalmente padroni del proprio tempo”. Per mantenere la promessa si compone di un’area relax, un’area estetica e un’area fitness. Con tutti i comfort del caso, dall’idromassaggio alla sauna.  

Quando un uomo con il monito incontra un uomo col video messaggio

Tutti gli altri il paese intero ma proprio tutti possono anche morire ma loro vivranno. Per sempre.

14.8.13

Quirinal parto


di Marco Travaglio 


 
In attesa che i luminari a ciò preposti, con lenti di ingrandimento e occhiali a raggi infrarossi, ci diano l’interpretazione autentica del Supermonito serale del presidente della Repubblica e dell’incunabolo che lo contiene, una cosa è chiara fin da subito: il fatto stesso che sia stato emesso già dimostra che Silvio Berlusconi non è un cittadino uguale agli altri. Mai, infatti, in tutta la storia repubblicana e pure monarchica, un capo dello Stato - re o presidente della Repubblica - era mai intervenuto su una condanna definitiva di Cassazione per pregare il neopregiudicato di restare fedele al governo, facendogli balenare in cambio la grazia e garantendogli che non finirà comunque in galera. 

4.8.13

Grazia, una parolina familiare a Re Giorgio

di Bruno Tinti 

LA CONDANNA DI B.

 

PdL - uomini liberi che vogliono restare liberi. Soprattutto non vogliono andare in prigione. Che è già una buona descrizione di B&C. A rifletterci bene di questi tempi se ne potrebbe proporre un’altra: sono sostanzialmente monarchici. Solo a gente così poteva venire in mente di ricattare il Presidente della Repubblica: la grazia o facciamo cadere il governo. Sono rimasti ai tempi dei sovrani assoluti, quando Re e Stato si identificavano, quando si pensava che, siccome i delitti “turbavano la pace del Re”, il Re, e solo il Re, poteva perdonare. Una prerogativa assoluta propria di un sovrano assoluto. Per gente così lo Stato di diritto, lo Stato costituzionale, la separazione dei poteri, l’intangibilità del giudicato, sono tutte elaborazioni politiche e giuridiche sconosciute. Il che è grave, non tanto sotto il profilo ideologico (ognuno ha il diritto di pensarla come crede) ma sotto quello culturale.     
PERCHÉ, ormai, sulla grazia, sui suoi limiti e motivazioni, sono state scritte molte pagine; in particolare alcune che contano assai, quelle della Corte Costituzionale:

3.8.13

La caduta del Cavaliere oscuro

L’INGANNO


Le patetiche bugie dei frodatori di Stato


di Bruno Tinti

D& G e B sono evasori fiscali. Il secondo un pregiudicato; i primi due in attesa di diventarlo, condannati in 2 gradi di giudizio tributari e in primo grado penale. Eppure D & G sono “indignati” e B si fa vittima. Come ha detto Travaglio, la scomparsa dei fatti. Che però sono testardi. Il sistema di frode utilizzato da B è molto diffuso: tutti i giorni gente come lui è condannata per fatti analoghi; e nessuno si indigna o parla di complotti. Come questi, anche B racconta la stessa ridicola favola (che poi è sostenuta con molta serietà dagli avvocati): se costituisco una società con tanto di registrazione e timbri legali, se la utilizzo per acquistare merce da un fornitore e poi per rivenderla a me o a società da me controllate, tutto questo è perfettamente regolare. Il che è vero e non è vero.    

2.8.13

Il pregiudicato costituente

di Marco Travaglio

Oddio, hanno condannato Berlusconi e nessuno sa cosa mettersi. Del resto, chi l’avrebbe mai detto che il compare di Mangano, Gelli, Craxi, Dell’Utri e Previti – per citare solo i migliori – già amnistiato per falsa testimonianza, prescritto due volte per corruzione giudiziaria e cinque per falso in bilancio e una per rivelazione di segreto, tuttora imputato per corruzione di senatori e indagato per induzione alla falsa testimonianza, nonché condannato in primo grado a 7 anni per concussione e prostituzione minorile, avrebbe potuto un giorno o l’altro diventare un pregiudicato? Era tutto un darsi di gomito, uno strizzare d’occhi, un “tutto si aggiusta” all’italiana, con leccatine agli “assi nella manica” del sommo Coppi, dipinto come il mago di Arcella che fa assolvere i colpevoli. Invece da ieri anche la Cassazione, grazie a cinque giudici impermeabili a minacce e pressioni e moniti, ha detto ciò che chiunque volesse sapeva da tempo immemorabile: Silvio Berlusconi è un fuorilegge, un delinquente matricolato, colpevole di un reato – commesso anche da premier e da parlamentare - che in tutto il mondo lo porterebbe dritto e filato in galera per un bel po’. In America, per incastrare il suo spirito guida Al Capone, bastò la frode fiscale. In Italia, grazie anche all’indulto-insulto regalatogli da un centrosinistra così tenero che si taglia con un grissino, Al Tappone finirà ai domiciliari per un annetto. O, se li chiede, ai servizi sociali. I giudici milanesi lo manderanno a prendere dai carabinieri in autunno, non appena riaprirà il Tribunale. L’ignaro Epifani annuncia tonitruante che il suo Pd, se necessario, è pronto a rendere esecutiva la sentenza: non si dia pena, la sentenza è esecutiva a prescindere da lui. Come tutto il resto. Per arrestare un condannato, anche se parlamentare, non c’è bisogno di Epifani, né del Parlamento, né di nessuno. Piuttosto sarebbe interessante sapere con che faccia il Pd possa restare alleato con un pregiudicato prossimo all’arresto purché non faccia troppo casino: come se qualche parola o manifestazione scomposta fossero più gravi che mettere in piedi una monumentale frode fiscale.  

28.7.13

L’ostruzionismo M5S ha costretto l’esecutivo a rivedere il calendario

RIMANDATI A SETTEMBRE 

NON È UN PICCOLO SUCCESSO il rinvio a settembre dell’approvazione alla Camera del ddl costituzionale che modifica l’articolo 138 della Carta per consentirne lo stravolgimento in tempi record. Questo slittamento, poco più di un mese, in realtà rischia di mettere in crisi tutta la macchina immaginata dalle larghe intese. L’obiettivo di Letta e soci, infatti, è portare a casa il nuovo articolo 138 entro novembre o dicembre: rapida approvazione a Montecitorio (al Senato è già passato) e seconda lettura - quando il testo è immodificabile - a suon di carica dopo i tre mesi di pausa obbligatori. Il problema, per l’esecutivo, è che alla Camera non è possibile contingentare i tempi sui disegni di legge in materia costituzionale (a palazzo Madama invece sì) e il Movimento 5 Stelle ha dimostrato in questi giorni di avere i numeri e la forza di resistere alla pressione della maggioranza. La vita precaria di questo governo, però, non consente pause: il Pd già comincia a perdere pezzi (vedi Tocci, Vitali, Bindi e altri), se la pressione dell’opinione pubblica dovesse aumentare l’obiettivo dell’approvazione coi due terzi dei voti potrebbe non essere centrato. A quel punto il referendum confermativo - le opposizioni hanno i numeri per chiederlo - dilaterebbe i tempi a dismisura. 
FQ, p. 2 

7.7.13

A chi giova stravolgere la nostra Costituzione

di Furio Colombo 

ATTACCO ALL’ART. 138


Sta accadendo un fatto strano e difficile da spiegare, che appare più fisiologico che politico o giuridico: la Costituzione si sta trasformando. Cambia di colpo in punti vitali. Per esempio è in atto un progetto che sta svolgendosi all’insaputa dei cittadini, ed è bene saperlo. Il progetto è di mettere mano al-l’art. 138 della Costituzione, o meglio di cominciare di lì. Quell’articolo è un cardine: impedisce che la Costituzione possa essere facilmente e liberamente manomessa al di fuori della complessa procedura costituzionale. Prescrive due volte il voto di ciascuna camera, e un referendum popolare di approvazione finale. Invece la Commissione dei 40, che segue, nella stranezza e nella anomalia, quella dei dieci saggi che all’inizio di tutta questa vicenda, erano stati chiamati a consigliare il Quirinale, comincerà proprio da qui, (queste sono le istruzioni) da un ritocco che renda inutile la barriera dell’art. 138. Si può fare senza una garanzia - ovvero senza che il progetto sia previsto e concordato, fra la politica (così come essa è rappresentata nel governo) e le Istituzioni?     

26.4.13

Semidelirio "di fatto"

È da un po' che sento una voce di alcuni cosiddetti intellettuali che, siccome i partiti sono screditati presso il corpo elettorale - e questo contribuisce allo stallo in cui si dibattono oggi il Presidente della Repubblica e il presidente del Consiglio dei Ministri incaricato - cosa che anche se si tornasse a breve a votare, sarebbe un problema grosso perché gli italiani schifati molto probabilmente piuttosto di votare le stesse facce degli stessi partiti starebbero a casa, allora bisogna passare ad una forma di Repubblica semipresidenziale.

Che tanto già una forma di governo semipresidenziale "di fatto" ce l'abbiamo.

Quindi piuttosto di riformare i partiti e attuare l'articolo 49 della Costituzione come si aspetta con impazienza da qualche decennio, si cambia forma di governo.

21.4.13

Funeral Party - M. Travaglio

La scena supera la più allucinata fantasia dei maestri dell’horror, roba da far impallidire Stephen King e Dario Argento. Il cadavere putrefatto e maleodorante di un sistema marcio e schiacciato dal peso di cricche e mafie, tangenti e ricatti, si barrica nel sarcofago inchiodando il coperchio dall’interno per non far uscire la puzza e i vermi. Tenta la mission impossible di ricomporre la decomposizione. E sceglie un becchino a sua immagine e somiglianza: un presidente coetaneo di Mugabe, voltagabbana (fino all’altroieri giurava che mai si sarebbe ricandidato) e potenzialmente ricattabile (le telefonate con Mancino, anche quando verranno distrutte, saranno comunque note a poliziotti, magistrati, tecnici e soprattutto a Mancino), che da sempre lavora per l’inciucio (prima con Craxi, poi con B.) e finalmente l’ha ottenuto. E con una votazione dal sapore vagamente mafioso (ogni scheda rigorosamente segnata e firmata, nella miglior tradizione corleonese). Pur di non mandare al Quirinale un uomo onesto, progressista, libero, non ricattabile e non controllabile, il Pd che giurava agli elettori “mai al governo con B.” va al governo con B., ufficializzando l’inciucio che dura sottobanco da vent’anni.

The King is back (e c'è il perché)

QUIRINALE

Un Presidente lo abbiamo ma non è quello che serviva

di Bruno Tinti

Un Presidente della Repubblica ce l’abbiamo. Ma non è quello che ci serviva. Per tante ragioni. Prima di tutto perché non è stato un buon Presidente nel settennato appena trascorso. I suoi estimatori dimenticano (con una faccia di tolla invereconda) che Napolitano ha promulgato tutte le leggi vergogna che B. si era costruito per sfuggire alla galera (non solo i vari lodi sull'immunita, ma anche il legittimo impedimento). Ha firmato anche, senza battere ciglio, la legge sullo scudo fiscale e una legge sulla corruzione che non vale la carta (anche poca) su cui è stata scritta.     

7.4.13

Sette anni, e sentirli

Marco Travaglio, FQ, p. 1


 

Si avvicina il giorno dell’inventario dei danni fatti in questi sette anni da Giorgio Napolitano. Dalle firme apposte alla velocità della luce sulla peggiori leggi vergogna di B., in gran parte incostituzionali, ai continui moniti a ogni indagine giudiziaria che coinvolgesse il potere (Unipol-Antonveneta, Potenza, Why Not, Salerno-Catanzaro, Rai-Mediaset, lady Mastella, Rifiutopoli a Napoli, Ruby, trattativa Stato-mafia) contro il presunto “scontro fra politica e magistratura” che mettevano sullo stesso piano i politici aggressori e i pm aggrediti. Dalla riabilitazione di Craxi agli attacchi a Grillo proprio alla vigilia di tornate elettorali. Dal progressivo ampliamento dei poteri e delle prerogative presidenziali, ben oltre i limiti della Costituzione, fino alla pretesa da monarca assoluto di non essere ascoltato neppure quando parla con un inquisito intercettato. Dalle interferenze nell’indagine palermitana sulla trattativa per conto di Mancino al recente, incredibile diktat ai magistrati (che han subito obbedito senza fiatare) di sospendere i processi a B. per marzo-aprile in nome di inesistenti impedimenti politico-istituzionali.     

22.2.13

(Anche) io so


Non è che non sono d'accordo con le proposte politiche di Bersani, Di Pietro, Vendola. Sono d'accordo.

Molte volte.

Il fatto però è che io so che le proposte di Bersani, Di Pietro, Vendola non si tradurranno mai in realtà. Perché negli ultimi trent'anni non è successo.