Il pregiudicato costituente
di Marco Travaglio
Oddio, hanno condannato Berlusconi e
nessuno sa cosa mettersi. Del resto, chi l’avrebbe mai detto che il
compare di Mangano, Gelli, Craxi, Dell’Utri e Previti – per citare solo i
migliori – già amnistiato per falsa testimonianza, prescritto due volte
per corruzione giudiziaria e cinque per falso in bilancio e una per
rivelazione di segreto, tuttora imputato per corruzione di senatori e
indagato per induzione alla falsa testimonianza, nonché condannato in
primo grado a 7 anni per concussione e prostituzione minorile, avrebbe
potuto un giorno o l’altro diventare un pregiudicato? Era tutto un darsi
di gomito, uno strizzare d’occhi, un “tutto si aggiusta” all’italiana,
con leccatine agli “assi nella manica” del sommo Coppi, dipinto come il
mago di Arcella che fa assolvere i colpevoli. Invece da ieri anche la
Cassazione, grazie a cinque giudici impermeabili a minacce e pressioni e
moniti, ha detto ciò che chiunque volesse sapeva da tempo immemorabile:
Silvio Berlusconi è un fuorilegge, un delinquente matricolato,
colpevole di un reato – commesso anche da premier e da parlamentare -
che in tutto il mondo lo porterebbe dritto e filato in galera per un bel
po’. In America, per incastrare il suo spirito guida Al Capone, bastò
la frode fiscale. In Italia, grazie anche all’indulto-insulto
regalatogli da un centrosinistra così tenero che si taglia con un
grissino, Al Tappone finirà ai domiciliari per un annetto. O, se li
chiede, ai servizi sociali. I giudici milanesi lo manderanno a prendere
dai carabinieri in autunno, non appena riaprirà il Tribunale. L’ignaro
Epifani annuncia tonitruante che il suo Pd, se necessario, è pronto a
rendere esecutiva la sentenza: non si dia pena, la sentenza è esecutiva a
prescindere da lui. Come tutto il resto. Per arrestare un condannato,
anche se parlamentare, non c’è bisogno di Epifani, né del Parlamento, né
di nessuno. Piuttosto sarebbe interessante sapere con che faccia il Pd
possa restare alleato con un pregiudicato prossimo all’arresto purché
non faccia troppo casino: come se qualche parola o manifestazione
scomposta fossero più gravi che mettere in piedi una monumentale frode
fiscale.
E
con che faccia il premier Nipote possa restare al governo col sostegno
di B., magari per tuonare contro l’evasione fiscale, senza che gli
scappi da ridere, a lui e a suo zio. Ma questa è la “separazione dei
poteri” come la intendono i nostri politicanti: se un politico è
indagato, attendono il rinvio a giudizio; se è rinviato a giudizio,
attendono la condanna; se è condannato in primo grado, attendono
l’appello; se è condannato in appello, attendono la Cassazione; e se è
condannato in Cassazione, imboscano la sentenza in un cassetto perché
bisogna separare la giustizia dalla politica. Solo sull’interdizione,
quando sarà ricalcolata dalla Corte d’appello e confermata dalla
Cassazione (pochi mesi), il Senato sarà interpellato: ma per
ratificarla, non per discuterla o ribaltarla (è questa, cari analfabeti,
la separazione dei poteri). E comunque i nostri tartufi si scordano
un piccolo dettaglio: l’anno scorso
Pd, Pdl e frattaglie centriste approvarono la legge “liste pulite” che
dichiara decaduti e incandidabili i parlamentari condannati sopra i 2
anni: dunque neppure se fosse interdetto per un solo giorno B. potrebbe
restare senatore e ripresentarsi alle prossime elezioni. A meno che, si
capisce, l’abrogazione di quella norma giustizialista votata anche da B.
non faccia parte delle “riforme della giustizia” invocate da Re Giorgio
un minuto dopo la prova che la giustizia funziona. Ora i soliti idioti
dicono che la Cassazione ha condannato 10 milioni di elettori del Pdl
(che sono molti di meno): no, ha condannato un solo eletto. Ma anche,
simbolicamente, tutti quelli che - sapendo chi era- l’hanno legittimato,
ricevuto, favorito, riverito, salvato, strusciato, addirittura promosso
partner di governo e padre costituente: da Napolitano in giù.
Vergognatevi, signori. E rassegnatevi: la legge, ogni tanto, è uguale
per tutti.
FQ, p. 1, 11.