L’INCHIESTA DI PRESADIRETTA SULL’INQUINAMENTO DA PCB, CANCEROGENO, NELLA CITTÀ LOMBARDA. UN’EMERGENZA TENUTA SOTTO SILENZIO
di Riccardo Iacona
A Brescia c’e’ una emergenza
sanitaria che tutti nascondono e che riguarda direttamente 25mila tra
uomini, donne e bambini . Sono gli abitanti della zona che si estende a
sud della Caffaro, la fabbrica adesso chiusa che dagli anni trenta fino a
metà degli anni 80 ha prodotto migliaia di tonnellate di Pcb
(policlorobifenili), al pari della diossina un pericoloso cancerogeno,
sversandone centinaia di tonnellate allo stato puro nell’ambiente
circostante.
COINVOLTA è tutta la popolazione di
Brescia, visto che in 50 anni di continuo inquinamento il Pcb è entrato
nella catena alimentare, tramite le verdure, la carne, il latte e anche
attraverso l’allattamento materno. Secondo Philippe Grandjean, il più
grande studioso delle conseguenze nell’uomo della contaminazione da
diossine e Pcb che siamo andati a intervistare a Boston, nella Harvard
University dove insegna e fa ricerca , “più
della metà del Pcb depositato nel
grasso della madre passa al neonato tramite il latte materno”. La
vicenda è conosciuta almeno da dieci anni, da quando cioè nel 2002 il
sito Caffaro è entrato a far parte ufficialmente dei siti di interesse
nazionale individuati dal Ministero dell’Ambiente come sito fortemente
contaminato da Pcb e quindi da bonificare. Quelli che invece sono nuovi
sono i dati sull’insorgenza dei tumori, che questa sera vi mostreremo
per la prima volta in Presadiretta. Sono il risultato di una recente
ricerca
svolta da Paolo Ricci, epidemiologo
della Asl di Mantova che segue il sito Caffaro da quando si è scoperto
il grave inquinamento. La ricerca è stata realizzata dall’Istituto
superiore di sanità in collaborazione con il Registro nazionale dei
tumori, ed è quindi uno studio importante. Finora la Asl di Brescia
aveva condotto negli anni studi sulla mortalità per malattie tumorali
nella città, a confronto con quella media del nord dell’Italia e per
questa strada aveva già registrato un aumento quasi del doppio di tante
forme tumorali, ma la particolarità e l’importanza di questo studio è
che rende conto
della incidenza dei tumori a
Brescia, “la mortalità risente della velocità di una popolazione ad
ammalarsi ma anche del livello di assistenza mentre l’incidenza ci dice
esclusivamente del rischio. È quindi più puntuale e precisa sul rischio
che i cittadini di Brescia hanno di ammalarsi di tumore”, ci spiega
Paolo Ricci che ho invitato in trasmissione perché raccontasse quello
che ha scoperto. Nella sua ricerca il tumore maligno alla tiroide segna
un più 49 per
cento di incidenza a Brescia
rispetto al Nord Italia, il linfoma non hodgkin più 20 per cento, il
tumore al fegato il più 58 per cento ri, mentre infine il tumore al seno
schizza al 26 per cento in più. Secondo Ricci la correlazione tra
questa maggiore incidenza e il Pcb è più che probabile, visti i
risultati della ricerca scientifica internazionale, ma date anche le
incredibili dimensioni dell’inquinamento dei terreni a sud della Caffaro
rilevati dai tecnici del ministero dell’Ambiente e dell’Arpa.
PER i dati vale quello che ci ha
detto Grandjean quando ci ha raccontato i risultati delle ricerche sugli
effetti del Pcbsui quali lavora da più di venti anni : “È ormai provato
che il Pcb provoca il cancro, in particolare cancro al seno, tumori del
sangue e tumore al fegato. Ma fa anche molto di più: è collegato allo
sviluppo del diabete e secondo le nostre ricerche impedisce il corretto
sviluppo del cervello dei bambini, i
bambini esposti al Pcb hanno capacità cognitive ridotte. Ma abbiamo
visto anche che attacca il sistema immunitario del nostro corpo
indebolendolo, aprendo la strada a diverse malattie”. Grandjean dà un
giudizio senza appello: “Questo tipo di inquinamento va trattato come un
serio problema di salute pubblica che richiederebbe una immediata
bonifica perché espone la popolazione a malattie mortali”. Per
quanto riguarda la dimensione, e
l’estensione dell’inquinamento a Brescia, abbiamo ricostruito quartiere
per quartiere l’incidenza del Pcb, nei terreni tra le case, nei parchi
pubblici, persino vicino alle scuole elementari che i bambini continuano
a frequentare.
CHE cosa è stato fatto finora?
Pochissimo. Un’ordinanza del Comune, in vigore da dieci anni, vieta alle
persone che vivono nelle zone contaminate di passare sulle superfici
non coperte da asfalto o da cemento, mentre la bonifica non è mai
partita perché la Caffaro è una società fallita, una scatola vuota senza
soldi e al Ministero dell’Ambiente risorse non ce ne sono. Ma
soprattutto, tranne pochi comitati, non si è voluto prendere atto di
questa situazione, come se l’emergenza sanitaria non esistesse, un
silenzio che a Presadiretta vogliamo squarciare.
FQ, p. 9.