"If you reject the notion that this nation's promise is reserved for the few, your voice must be heard in this election.Transcript: President Obama's Convention Speech
If you reject the notion that our government is forever beholden to the highest bidder, you need to stand up in this election.
If you believe that new plants and factories can dot our landscape, that new energy can power our future, that new schools can provide ladders of opportunity to this nation of dreamers, if you believe in a country where everyone gets a fair shot, and everyone does their fair share and everyone plays by the same rules, then I need you to vote this November.
America, I never said this journey would be easy, and I won't promise that now. Yes, our path is harder, but it leads to a better place. Yes, our road is longer, but we travel it together. We don't turn back. We leave no one behind. We pull each other up. We draw strength from our victories. And we learn from our mistakes. But we keep our eyes fixed on that distant horizon knowing that providence is with us and that we are surely blessed to be citizens of the greatest nation on earth."
E in un tripudio di americanità, alla fine, con indisponenti inquadrature di negri in estasi e femministe rapite, con il rivoltante God bless America finale, se ci fate caso anche con un applauso inspiegabile, a un certo punto, alla constatazione che, entro vent'anni, le auto americane percorreranno il doppio della strada con un gallone di benzina, come se fosse stato lui, Obama, a inventare questi motori sensazionali (che probabilmente consumano ancora pur sempre il triplo di un tremila turbo nostro), e la platea gli dovesse eterna gratitudine per questo, alla fine, questo discorso americano, su sfondo a stelle e strisce, del candidato americano per le elezioni del presidente americano, che si terranno in America appunto a fine 2012, sembra tanto europeo.
Europeo e pieno di speranza.
Certo, HOPE è la parola d'ordine. Lo slogan.
Ma davvero alla fine di un discorso che parla di una strada difficile, ma giusta, di equità, eguaglianza, scuole, energie pulite e pace e futuro, pensi che se l'America sarà davvero in grado di scegliere - perché non è che pensi seriamente che Obama possa far tutto, ma magari neanche che voglia far tutto; cioè la sua potrebbe anche essere la più fasulla demagogia populista e lui, Obama, il più bieco agente sotto copertura dell'imperialismo corporativo e militarista. Ma non importa. Se davvero gli americani sceglieranno, in maggioranza, almeno, di credere nella pace, nell'ecologia e nell'uguaglianza, invece che ai Tea Party, all'ossessione antistatalista e alla truculenza veterotestamentaria di sempre, che nasconde - ma neanche tanto bene - i soliti grandi interessi, beh, sarà un bel cambio storico. Una palingenesi.
E speriamo che, con questo afflato così non posso non dire, europeo, questo giovane presidente degli Stati Uniti d'America, in four more years, ma anche prima, ci ricordi qualcosa anche a noi.