20.11.10

L’antimafia dei fatti

o “As it began”

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Semmai c’è da notare come i giudici più benevoli che Dell’Utri abbia mai incontrato nella sua lunga carriera di imputato non abbiano potuto fare a meno di citare in una sentenza di mafia Silvio Berlusconi per ben 440 volte, mettendo nero su bianco che: per vent’anni Dell’Utri è stato “il mediatore” e lo “specifico canale di collegamento” tra Cosa Nostra e B. […]; che “ha apportato un consapevole e valido contributo al consolidamento e al rafforzamento del sodalizio mafioso” […]

Per vent’anni, fino al 1992 mentre esplodevano le bombe, B. versò sistematicamente a Cosa Nostra “ingenti somme di denaro in cambio della protezione alla sua persona e ai suoi familiari” e della “messa a posto” delle tv Fininvest in Sicilia. In pratica il nostro premier non denunciò mai alle forze dell’ordine attentati e minacce della mafia, ma preferì farsi proteggere dai mafiosi. Cioè: abbiamo un presidente del Consiglio che per vent’anni ha finanziato la mafia degli omicidi eccellenti e delle stragi, mentre il suo braccio destro che siede in Senato è un mafioso “esterno” infiltrato nelle istituzioni.

Marco Travaglio, Coso Nostro, Fq, p. 1 a proposito della sentenza di condanna in appello a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa del co-fondatore di Forza Italia, parlamentare PdL, amico storico del Presidente del Consiglio dei Ministri Marcello Dell’Utri.

Questa è storia.