Diritti Web e dirette tv
di Federico Mello (Il Fatto)
Non fa neanche mezzo passo indietro, Paolo Romani, viceministro con delega alla Comunicazione. Il decreto legislativo che il governo si appresta ad approvare, prevede varie norme contestate dal mondo della cultura, del cinema e della rete. Su Internet in particolare, molte critiche ha ricevuto la proposta di equiparare i siti che trasmettono video in streaming a dei veri e propri canali televisivi: se il decreto passerà per trasmettere dovranno richiedere un’autorizzazione al governo e rispettare gli obblighi di legge previsti per le tv. Romani ha parlato di polemiche “pretestuose e strumentali”. Ha spiegato di non voler regolamentare il Web confermando però che: “Chi trasmette contenuti con un ritorno economico deve essere equiparato ai broadcaster. Non c’è nessun limite invece per chi trasmette contenuto senza ritorno economico”. In realtà, il viceministro dovrebbe sapere che il “ritorno economico” sul Web, è difficilmente equiparabile a quello delle tv (e non solo nella raccolta di pubblicità). Per esempio Marco Travaglio ogni lunedì trasmette sul blog di Beppe Grillo una rubrica in diretta streaming: Passaparola; e lo stesso Grillo ha una sua rubrica video: Grillo 168. Come noto, sul blog di Grillo si trovano in vendita i Dvd degli spettacoli: si può dire per questo che il blog abbia “un ritorno economico” per i video streaming tanto da essere equiparato a Canale 5? O ancora, numerosi blog, specialmente sui territori, realizzano di tasca loro servizi e inchieste video. Per finanziarsi chiedono un aiuto ai lettori. Per questo possono essere considerati come RaiUno? In questo tritacarne, inoltre, rientrerebbe anche You-Tube, che si finanzia con la pubblicità.