Cominciamo dal principio. Codice e leggi penali italiani sono infarciti di reati inutili. Qualcuno può spiegare perché chi guida senza patente o in stato d’ebbrezza (che non significa che un ubriaco ha investito qualcuno; significa che guidava dopo aver bevuto un bicchiere di troppo) deve essere punito con una pena criminale? Cosa cambierebbe se la stessa pena (sempre di soldi si tratta) venisse inflitta dalla Polizia Stradale che lo ha beccato? Sequestro immediato della macchina, il malcapitato resta a piedi, paga 1000 euro di multa e chiasso finito. Si arrangi lui a tornarsene a casa, magari in piena notte e sotto l’acqua. Sarebbe un intervento molto più efficace, rapido, dissuasivo rispetto a quanto succede in Italia: denuncia in Procura, il PM richiede il decreto penale (sempre per 1000 euro), il GIP lo emette, il non patentato o l’ubriaco si oppongono, quindi si fa un processo in Tribunale, uno in Corte d’Appello e uno in Cassazione con definitiva sentenza di assoluzione per essere il reato estinto per prescrizione.
Invece noi utilizziamo il processo penale, cioè quello strumento costoso e lunghissimo che si adopera per gli omicidi e i traffici di droga. È ovvio che in questo modo le risorse economiche, materiali e umane che il Paese destina alla giustizia penale sono sprecate e che, mentre si fanno questi processi inutili, i delinquenti veri, con colletti bianchi e neri, ne fanno di tutti i colori.
Bruno Tinti sul Fatto.