27.2.10

Pesa diretta

Domani, mentre c’è chi riesce ancora a andare in tele e parlare di Grandi Riforme, o – più modestamente – di riforma della giustizia, limiti alle intercettazioni, legittimi impedimenti e altre bellurie, alle 21.30 su RaiTre ci sarà la puntata di Presa Diretta, sulla giustizia.

Siccome poi il giorno dopo non riesco a scrivere perché dopo la dissolvenza sul contegnoso e accorato professionalissimo, impeccabile, tagliente e misurato equilibrato, infallibile, puntiglioso, umano, giusto e anche un po’ esteticamente bel Riccardo Iacona, non son più in grado di scrivere niente; e dopo aver visto Presa Diretta riuscirei solo dire: guardatelo; perché non saprei e non potrei ridire tutto; perché non ci sono cose estrapolabili nei desolati paesaggi italiani che si stendono a perdita d’occhio al solo accender la camera iaconiana o iannacconiana (Domenico Iannaccone è un altro che se non avessi già usato tutti gli aggettivi ne avrei da dire); non c’è un elemento accessorio, secondario, perché tutto è uno. Tutto. Fa; allora, prima che arrivi quest’altra mazzata a ottundermi sensi e ragione, che poi non ne posso parlare, lo scrivo prima: faccio appello agli italiani. Ai sette-otto che leggeranno queste righe. Guardatelo. Non soli. Ditelo a sei-sette amici; che lo dicano a due-tre conoscenti; che lo guardino con la famiglia. Che lo mostrino ai dirimpettai. Che lo proiettino sui palazzi. Che alzino il volume. Lo sguardo. Il livello di attenzione.

E forse non sarà tutto vano.