6.2.10

Sai, mi piace pensare che tu sia abbastanza lucido persino ora da sapere che non c'è nulla di sadico nelle mie azioni.

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Il declino relativo dell’Italia in termini di Pil pro-capite non è un fenomeno recente e la recessione del 2008/09 lo ha solo accentuato, non provocato. Se poniamo uguale a 100 il Pil pro-capite per l’insieme dei 27 paesi che formano l’Unione europea, il dato dell’Italia era pari nell’anno elettorale 2001 a 118 mentre quello dei 15 paesi che facevano parte dell’Unione prima dell’allargamento, quindi comprensivi dell’Italia, era pari a 115. Il nostro paese aveva pertanto un vantaggio di 18 punti percentuali rispetto al valore medio dell’Unione e di 3 punti percentuali rispetto a quello dei 15 stati della parte occidentale. Nel corso della prima metà del decennio, tuttavia, la scarsa crescita economica dell’Italia ha progressivamente eroso tale margine: nell’anno elettorale 2006 il vantaggio del nostro Pil pro-capite rispetto alla media dei 27 paesi si era ridotto dal 18 a solo il 4% mentre la forbice con i 15 paesi era divenuta negativa di otto punti percentuali. Con la recessione internazionale, infine, il Pil pro-capite dell’Italia è sceso nel 2009 al 98% della media dei 27 paesi, quindi al di sotto di essa, e nell’insieme degli otto anni considerati si è ridotto di 20 punti percentuali.

Finalmente e obiettivamente: gli anni di Berlusconi in numeri.
Certo:

Gli economisti che studiano la relazione tra economia e felicità hanno dimostrato attraverso numerose analisi empiriche che l’alto reddito non garantisce la felicità, tuttavia non hanno mai riscontrato che la felicità possa accrescersi quando il reddito diminuisce.

Ugo Arrigo sul Fatto.

(Come sa chi sa che detesto Tarantino, io detesto Tarantino; la citazione del titolo è degli unici cinque secondi che ho visto per sbaglio l’altro giorno che l’han fatto in tele).