2.2.10

LA FINE DEL LAVORO

 

La morte del lavoro, per il lavoro. Inghiottiti in una zona grigia di indifferenza, di normalità. Non si vede il fondo. Ecco perché servirebbe un archivio della memoria di queste persone. Nomi, cognomi, storie, desideri. Scopriremo qualcosa che ci è passata davanti. Biografie, famiglie, vite cancellate per sempre. Inutili. Come rischiano di diventare i gesti estremi di protesta e disperazione, buttarsi da un ponte o cospargersi di benzina e darsi fuoco. Pura dimostrazione di impotenza. Il sacrificio di Jan Palach alla fine è servito. Qui non sembra esserci sbocco, futuro. Chi si ricorda più della maxi-ristrutturazione della Fiat degli anni ‘80, di quelle migliaia di lavoratori messi in cassa integrazione? Molti suicidi tra quegli operai a cui era stata tolta la ragione di una vita. Ma chi se li ricorda? Sono serviti al risanamento dell’azienda, a una nuova competitività. La fabbrica “ringrazia”. Stop. Tutto passa, inutile. […]

Mimmo Calopresti sul Fatto.

Quante ore di trasmissioni illazioni iterazioni sproloqui su banali delitti; al massimo una breve se un operaio bergamasco o una madre tunisina si bruciano vivi, o una dipendente a titolo gratuito a un certo punto (visto a Annozero non trovo un link) va in ufficio con un coltello, alla disperata; certo son storie che parlano da sole piene di storia; se lo fanno da sole perché aiutarle.