4.2.10

Italiani brava gente

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Stefano Cucchi scrisse una lettera, la sera prima di morire, il 21 ottobre 2009, e la indirizzò alla comunità terapeutica “Ceis” di don Mario Picchi, dove era già stato in cura per disintossicarsi dalla droga. A consigliargli di farlo e a consegnargli la carta da lettere, la busta e il francobollo, fu una vice sovrintendente della polizia penitenziaria in servizio presso il reparto detentivo dell’ospedale Pertini di Roma, dove Stefano era arrivato qualche giorno prima in condizioni gravi. Era stato picchiato dopo un fermo per spaccio, aveva ecchimosi, due fratture vertebrali, lesioni su molte parti del corpo. La mattina dopo aver scritto quella lettera, Stefano è morto. La missiva non è mai arrivata a destinazione, ma risulta essere nel verbale redatto al Pertini al momento della catalogazione degli effetti personali del ragazzo. Quella lettera, invece, ora è sparita: si è persa nel percorso tra il Pertini e il carcere di Regina Coeli

Silvia D’Onghia sul Fatto.