13.12.09

Le ferrovie dello Stato e la cravatta del porcello

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Le autocelebrazioni del governo e dell’amministratore Fs, Mauro Moretti, all’inaugurazione ufficiale di una settimana fa suonano però ugualmente stonate. In altri paesi nessuno si vanterebbe di un’infrastruttura conclusa addirittura dopo un ventennio di lavori, per di più costata un occhio della testa, da 3 a 4 volte più che nel resto d’Europa, oltre 30 e forse addirittura 40 miliardi di euro (dipende dal tipo di calcolo) pagati da tutti gli italiani con le tasse. Per che cosa, poi? Per consentire a una piccola parte dell’utenza totale, soprattutto professionisti e uomini di affari, di spostarsi in fretta sull’asse Roma-Milano, lasciando indietro tutto il resto, come zavorra ferroviaria: i treni locali, quelli dei pendolari, quelli a lunga percorrenza, i merci, gli Intercity, i convogli per il sud.

Daniele Martini sul Fatto di oggi in un articolo molto, molto, molto ben scritto. Una spada.

P.S. Per chi non ci arriva di suo (e io non ci arriverei) il sottotesto del titolo del post è nell’articolo di Martini.