E' il 6 dicembre 2007. Non siamo più a Roma, ma a Napoli. Qui, Silvio Berlusconi sta raccogiendo firme per il suo nuovo partito, il PdL, e tiene comizi, stringe mani, regala sorrisi alla folla. [...] Fino a quel giorno nessun politico aveva mai chiamato per nome Forleo e De Magistris. Né per attaccarli, né per difenderli. [...] Quel giorno invece Berlusconi meraviglia tutti. Durante il comizio, non solo difende il pm e il gip perseguiti dal Csm, ma li chiama per nome e spiega perché, secondo lui, i due magistrati sono sotto tiro. Dice Berlusconi: "C'è un giudice che disturba la sinistra? Lo togliamo. Via. E allora via la Forleo. Via De Magistris. Ecco come si comporta la sinistra".
Sembra una rivoluzione. Berlusconi che difende i magistrati mentre la sinistra li epura. [...] Ma questa inedita "alleanza" dura lo spazio d'un mattino. [...] Da quel momento né Berlusconi, né nessun altro politico affronterà più la questione.
[...] Berlusconi avrebbe potuto cavalcare le vicende di Forleo e De Magistris e ridurre a brandelli il centrosinistra. E quel comizio del 6 dicembre è stato un messaggio chiaro e forte in questo senso. Dall'altra parte hanno capito subito e si sono comportati di conseguenza: dateci la testa di quei due magistrati e noi vi dimostreremo il nostro spirito collaborativo su altri tavoli. Magari "tavoli a latere", come i "tavoli" di cui parlavano D'Alema e Latorre al telefono, riferndosi alle richieste del loro interlocutore, quel galantuomo di Vito Bonsignore (europarlamentare Udc, condannato con sentenza definitiva a due anni per corruzione sugli appalti dell'ospedale di Asti).
Vulpio, Roba Nostra, ilSaggiatore, 2009, pp. 252-253.