1.11.09

Dei giudici e dell'interpretazione

Così il “palazzo” tenta di resuscitare la formula (cancellata da qualche secolo di evoluzione) del giudice “bocca della legge”, traducendola nell’ordine di applicare la legge senza interpretarla, perchè prevalga sempre e comunque la volontà del potere. Così, l’ignoranza del dato di fatto che l’interpretazione è la quint’essenza dell’attività di qualunque giudice onesto e indipendente, si intreccia con lo sprezzo del ridicolo. Perché basta confrontare l’art. 575 del codice penale ( chiunque cagiona volontariamente la morte di un uomo……) con l’art. 589 ( chiunque cagiona per colpa la morte di una persona…) per capire come – senza interpretazione – l’omicidio volontario della donna resterebbe… impunito.
da "Contromafie" libere di gridare di Gian Carlo Caselli, Il Fatto, 01.10.09