10.11.09



"Si è ragionato - ha detto il presidente della Camera - sulla possibilità di presentare un disegno di legge parlamentare per definire tempi certi entro cui si deve svolgere il processo nei suoi 3 gradi. Nei prossimi giorni sarà presentato e sarà relativo alla definizione dei tempi del processo unicamente per gli incensurati". Il tempo massimo sarà "entro sei anni".
Il Giornale.
Finalmente sarà cancellato l'abominio italiano di centinaia di migliaia di processi che impegnano magistrati, cancellieri, polizia giudiziaria, testimoni, consulenti, carte e bolli per finire in niente? Neanche per sogno.
Un processo mediamente dura sette anni e mezzo. Dire che la durata massima del processo dovrà essere di sei anni lo fa effettivamente finire in sei anni? NO. Perché il tempo che ci vuole ci vuole, fondamentalmente per due motivi: 1) LA MACCHINA della giustizia; 2) LA PRESCRIZIONE.

1) Il potere giudiziario è per il potere legislativo il nemico pubblico numero uno: nessuno ha mai sinceramente voluto che ci fosse una certezza del diritto, perché i primi a dover pagare sarebbero gli amministratori pubblici, e secondi a pagare sarebbero i "grandi elettori" dei quali gli amministratori pubblici a tutti i livelli rappresentano gli interessi a cavallo tra l'inconfessabile e l'illecito. Quindi la macchina del sistema giudiziario, paragonabile per modernità a un carro agricolo del primo periodo della collettivizzazione forzata delle campagne sovietiche, tale resta e, se si può, ogni tanto si cerca anche di peggiorarla. Per buttarci dei soldi ce se ne buttano a palate. E ci si fa la carta. Che prodigiose fabbriche di carta inchiostrata sono Tribunali e uffici giudiziari, nostri vanti nazionali. Carta scritta a mano, carta con bolli e timbri, carta vergata con stampanti ad aghi, carta sbiadita, carta archiviata, carta sfusa e carta al macero. E poco più. Le udienze si fanno solo di mattina perché ci sono pochi magistrati e pochi cancellieri che devono scrivere e trascrivere cose, rovistare in archivi, fotocopiare migliaia di pagine, protocollare carte, legare e slegare i lacci che chiudono i faldoni. Come ai tempi di Nabucodonosor I (tranne per la carta, che non allora per loro fortuna non c'era).
In più periodicamente questo macchinario scassato viene ingolfato con astrusi congegni procedurali fatti apposta per tirarla sempre più in lunga. L'imputato ha un legittimo impedimento? Si rinvia l'udienza anche se ci sono gli avvocati e lui non c'entrava un cazzo. Uno dei legali di uno degli imputati non ha ricevuto mezza pagina di un atto? Il postino non trova l'imputato per notificargli un atto, magari perché l'imputato indica il domicilio in posti dove non ci va mai? L'imputato è ammalato ma voleva proprio esserci (anche se è venuto solo alla prima udienza, sembrava che non gli interessava così tanto il processo)? Bene, si aspetta, si rinvia, si rimanda o si ricita. All'infinito. Perché no?
2) Perché in fondo al tunnel c'è la prescrizione. La polverizzazione del reato e la conseguente salvezza. Che meravigliosa civiltà giuridica quella scaturita dai padri romani. Che meraviglia la prescrizione. Una cosa che si dice che c'è perché lo Stato nella sua grande razionalità e anche magnanimità, cosa se ne fa di star lì a spendere e sforzarsi per perseguire un reato commesso trent'anni fa; dopo un po' lascia lì, scurdammoce 'o reato. Ma lo Stato dopo che viene commesso un reato che si prescriverà tra metti dieci anni, anche con la sua immensa ragionevolezza, deve iniziare le indagini. Si mette. E magari trova uno che forse ha fatto questo reato. Lo rinvia a giudizio. Forse capita che, in primo grado, lo condannano anche. Magari anche in appello. E quindi è stato proprio lui. Poi si arriva in Cassazione, la Suprema Corte, e si trova che a quel punto il reato si è estinto. Finito. Quindi il reato c'è stato, il colpevole era quello indicato nei gradi di merito, lo Stato ha speso i miliardi e l'ha trovato, quel bastardo, ce l'ha. Perché non è innocente, se era innocente finiva assolto prima. Ma il reato è estinto. Per intervenuta prescrizione. Lo Stato nella sua sovrapersonale trascendente bontà che interesse ha, anche se ha scialacquato i miliardi, ad accanirsi?
E allora gli avvocati, le centinaia di migliaia di avvocati italiani, si appigliano a qualsiasi bizantino cavillo della farragginosa legislazione procedurale italiana, che si chiama legislazione perché non a caso l'ha fatta il legislatore, quello che di solito ha qualche marachella da nascondere (piccola o grande) e amici importanti e non sempre raccomandabili da tutelare; e allegramente tutti la tirano in lunga- a forza di rinvii, legittimi impedimenti, certificati medici - che quasi sempre, per i reati che contano degli imputati che contano, si riesce alla fine a far durare il processo quello che serve per arrivare alla prescrizione. Il famoso Giusto Processo; quello che dura giusto il tanto che serve per prescriversi. E poter dire poi che c'è stata una persecuzione giudiziaria. Che Belpaese.

Sarà che altrove, dove esiste, la possibilità che il reato si estingua per prescrizione arriva fino al rinvio a giudizio. Cioè lo Stato Estero, nella sua cieca perversità giustizialista, se non salta fuori nessuno che può aver fatto una certa cosa entro un po' di anni pazienza, manda il reato affanculo. E scordiamoci il passato. Ma però se trova che forse qualcuno quel reato l'ha commesso, e che forse Tizio è quel qualcuno e si può processarlo, allora no, dal rinvio a giudizio in poi la prescrizione sto cavolo che interviene, mentre si fa il processo. Siam qua apposta. Mica facciamo arrivare la causa di estinzione mentre vediamo se è lui o non è lui che l'ha fatto. Allora l'interesse di tutti inizia a essere quello di non farsi sgamare, ma una volta che ci caschi, in aula, ti conviene solo che la cosa sia breve e indolore. Se non hai speranza patteggi e risparmi in avvocati. Se sei innocente ti difendi e vuoi che finisca presto e si arrivi a riabilitarti.
Mica fessi gli Stati Esteri, ancorché giustizialisti.

E quindi i sei anni? Adesso vediamo come la metton giù. Ma scommettiamo che continueranno a esserci carte su carte, citazioni da fare e rifare, cavilli e dilazioni di ogni genere per arrivare non più alla prescrizione del reato, ma alla sua sorella stronza, la prescrizione del processo dopo i sei anni? Magari anche con il codicillo sognato da Ghedini che quando la difesa chiede 700 testi a difesa il giudice li deve sentir tutti, senza più valutare se servono o no? Così citi anche Minnie e Topolino a difesa e se non vengono bisogna rinviare? Vediamo. Magari mi sbaglio.

PS In copertina l'ennesima cartolina del buon governo: 1 morto e qualche disperso solo per il momento, ma cosa vuoi che sia qualche singola meschina vita rispetto alla gloria di una villetta finto-neo-neoclassica sulla costa di Ischia?