Il 25 aprile sono cominciati i grandi festeggiamenti per un secolo dallo sventramento industriale di Salgari. I promotori non sono un gruppo di satanisti. E’ l’editoria assatanata. Il 25 aprile 1911 non è la data di nascita del più grande scrittore italiano di pirati, ma la data di un omicidio editoriale, passato per suicidio. Salgari si aprì il ventre con il rasoio e lasciò questo biglietto:
“Ai miei editori: a voi che vi siete arricchiti con la mia pelle mantenendo me e la mia famiglia in una continua semi-miseria od anche più, chiedo solo che per compenso dei guadagni che io vi ho dato pensiate ai miei funerali. Vi saluto spezzando la penna - Emilio Salgari”.
Alessandro Schwed, Salgari, viltà e memoria, Fq, p. 18.
Dove la redazione cultura di Teofog apprende circostanze del tutto misteriose circa l’autore che dà nome alla via della Coop e di cui s’è letto svogliatamente qualcosa a casa della nonna in tempi remoti. In particolare che:
I contratti obbligavano Salgari a scrivere tre libri l'anno: per mantenere questi ritmi era costretto a scrivere tre pagine al giorno. Se una domenica voleva riposare, o se un giorno era preso dalla febbre, all'indomani le pagine da scrivere erano sei. Inoltre, dirigeva un periodico di viaggi. Scriveva fumando cento sigarette al giorno e bevendo vino marsala.
All'amico pittore Gamba aveva scritto nel 1909:
« La professione dello scrittore dovrebbe essere piena di soddisfazioni morali e materiali. Io invece sono inchiodato al mio tavolo per molte ore al giorno ed alcune delle notte, e quando riposo sono in biblioteca per documentarmi. Debbo scrivere a tutto vapore cartelle su cartelle, e subito spedire agli editori, senza aver avuto il tempo di rileggere e correggere. »