29.5.11

Com’è triste Venezia

 

Un pasticcio. Al Lido di Venezia si sta consumando una vicenda esemplare. Per pagare i suoi costi (all'inizio 130 milioni) si è scelto di vendere alcune delle porzioni più pregiate del territorio isolano, come la vasta area dell'Ospedale a Mare con la sua spiaggia di finissima sabbia chiara. Un'area pubblica, ora privatizzata. Qui, costringendo al trasloco anche l'ultimo presidio sanitario, sorgeranno un complesso residenziale e alberghiero e si allestirà un porto per 1.000 barche, grande 50 ettari, più o meno la superficie di un'altra isola della laguna, la Giudecca.

FRANCESCO ERBANI, L'assalto al Lido di Venezia cemento all'ombra della cricca, Repubblica.it.

Hanno fatto scempio di periferie e villaggi, di centri monumentali e tessuti urbanistici, hanno riso dei morti e usato fondi pubblici per coca e puttane; hanno in spregio il bello, il bene pubblico, la società e il futuro; possono fare quello che vogliono in Calabria, tra Padova e Verona, all’Aquila, nel Sulcis, cementare e asfaltare anche il parco dell’Uccellina se credono. Ma Venezia. Un prodigio, una gemma come nessuna; il monumento folle, la moribonda immortale, ducale e prosaica, è anche un po’ personale, biografica di questa redazione, la cosa con Venezia. Fare puttanate qui è peggio di rovesciare crocifissi in chiesa. È un crimine contro la cultura, un attentato all’umanità. Eppure.