25.9.10

Ne resterà soltanto uno

O se non ci svegliamo neanche quello

image

Avevo 11 anni […]. Era il mio parroco, […] io resistevo, ma ero debole, indifesa, non capivo.

Storia di una violenza sessuale su una bambina nel veronese anni fa, raccontata oggi che si incontrano per la prima volta le vittime dei preti, storia di uno stupro psicologico che si perpetua da secoli. Da quando si dà per scontato che inculcare false credenze, mitologie arcaiche, un immaginario mistificatorio e truculento nella mente di individui non ancora formati, incapaci di comprendere, non sia solo accettabile – ma giusto.

Ecco il tempo di dire chiaramente che non è solo ingiusto, ma inaccettabile.

Mentre un Gollum biancovestito stride ogni giorno il refrain di un credo da non confinare al chiuso delle coscienze ma professare fieramente, e anzi applicare come strumento d’interpretazione del mondo, chiave di lettura dell’oggi, paradigma del bene e del male del singolo e della collettività, e a chilometri di distanza – ma neanche tanti – i professionisti del terrore dismettono il doppiopetto per la kefiah, e instillano a giovani ignoranti e incazzati un odio assassino, infinito e giusto, mentre Dio come un fluido gelatinoso onnipervasivo e venefico invade di nuovo il mondo: siamo ancora in tempo.

Perché tutti possono interpretare il mondo come credono e metterci dentro divinità, spiriti guida, fantasmi, elfi, nani, spade magiche, anelli, totem e tabù, e nessuno ha diritto di vietare o imporre credenze e valori, ma però c’è un momento in cui puoi credere ai fantasmi, ma se c’è da decidere il bene comune, una riforma, una legge, o si parte tutti per giudicare dal reale e solo su quello ci si basa, o se no non se ne esce più.

Se no si finisce a vietare il velo e imporre il crocifisso, a difendere questo e a impedire quell’altro sulla base di un comandamento o di un Dio. E non tutti per forza devono sentirsi vincolati. Perché il tuo Dio e il mio Dio possono anche non andare d’accordo. La maggior parte delle volte, anzi – a dispetto del parlare di dialogo religioso che si fa – sono incompatibili e reciprocamente escludenti. Quasi sempre.

E allora restino nelle coscienze, nel privato, – eccome, Ratzinger – le credenze dei singoli, e si tengano lontani sciamani e pastori dalle giovani menti e dai giovani corpi di una società che ha bisogno di una svolta epocale; insegniamo la storia della filosofia ai bambini, piuttosto che la religione, o la storia dei padri e delle madri dei loro compagni africani e mediorientali, l’educazione civica e la storia delle religioni. Ma stiamo attenti perché tutti abbiamo creduto che Dio fosse finalmente morto, e non è vero. Non muore mai, ed è tornato per farci passare dei brutti quarti d’ora.