E oggi ancora, di più
Alla fine del 2003 il buco che Calisto Tanzi lasciava dietro di sé era di 14 miliardi di euro. […] Tanzi era amico di De Mita e su suo consiglio avviò una serie di iniziative che culminarono nel 1984 con l'apertura di uno stabilimento a Nusco. La fabbrica era troppo lontana dall'autostrada (40 km) e troppo vicina a una discarica di rifiuti tossici. Per tamponare la falla il patron di Collecchio ricorse alla legge 216 (post terremoto in Irpinia) chiese aiuti per 8 miliardi, ne ottenne 11.
Senza i politici un imprenditore è perduto, pensava Calisto, così comprò la Margherita yogurt, indebitatissima, su consiglio di Cossiga. Poi la Cipro Sicilia (150 miliardi di debiti) per far contento Mannino, infine aprì stabilimenti in Costarica su sollecitazione di Donatella Dini. Quando crollò la Prima Repubblica finanziò la campagna elettorale di Berlusconi rinunciando allo sconto previsto da Mediaset per la pubblicità delle grandi aziende. Arrivò a finanziare le banche per ottenere crediti, fin quando non è stato arrestato e condannato a 10 anni di carcere. Bancarotta fraudolenta. A restare a terra sono stati i piccoli azionisti che ignari avevano acquistato i “bond”. Grazie al decreto "salva-imprese" Parmalat non fallì, il danno si limitò all'azzeramento azionario.
r.d.g., Fq, riquadro p. 12.
Ma, – aggiungiamo noi – Calisto Tanzi vive nella sua lussuosa villa, tra gli agi, i quadri e gli ori; chi ha perso i risparmi sudati di una vita, onestamente lavorati pagando le tasse con cui la politica ha pagato Tanzi perché Tanzi potesse pagare la politica, perché se se li prendevan direttamente i soldi, i politici, non va bene, han già provato e si finisce in galera, quelli che han perso tutto c’han solo da stare buoni, e contare fino a chissà quanto – quando ci pensano.
P.s.: L’immagine a corredo, non c’entra un cazzo: è che vedere Totò mi calma.