15.9.10

270/2005 iL nUOvO NUmErO del DIAVOLO

A fronte dell’immenso potere già di per sé proprio dei leaders dei singoli partiti personali, partiti azienda, comunque partiti fortemente verticalizzati di selezionare le candidature per le diverse competizioni elettorali, la nuova legge consentirà d’ora in poi a pochi notabili di scegliere direttamente gli eletti, collocando i candidati di propria fiducia ai primi posti nelle liste senza che le scelte degli elettori possano in alcun modo pesare nella loro selezione. E’ naturale, pertanto, la previsione di un Parlamento, in particolare di una Camera dei deputati composta dai soli fiduciari del Primo ministro (certo specularmente anche dei leaders dell’opposizione) ridotti quindi a suoi veri e propri dipendenti, scelti in quanto di comprovata fedeltà, vale a dire di assoluta assenza ed indipendenza di giudizio rispetto al capo.

F. BILANCIA, Legalità, legittimità e parità di chances nell’accesso al potere politico, in C. DE C. DE FIORES (a cura di), Rappresentanza politica e legge elettorale, Giappichelli, Torino, 2007, 132-133.  

La nuova legge elettorale ha introdotto una ulteriore ‘tossina’, che contribuisce a peggiorare la salute delle nostre Assemblee parlamentari, accentuando la crisi di rappresentatività e destrutturando le basi di una autonoma legittimazione dei loro membri. Anzitutto, come detto, l’elezione di questi ultimi dipende dall’esito della competizione elettorale tra i leader nazionali, i quali per soprammercato scelgono la stessa composizione delle liste; in secondo luogo, i candidati vengono completamente sganciati da ogni collegamento territoriale, da ogni radicamento entro gruppi sociali, attraverso un sistema elettorale edificato su liste bloccate, presentate con riferimento ad enormi circoscrizioni elettorali, che escludono la possibilità di costruire un autentico rapporto rappresentativo con l’elettorato.

SPADACINI, La manipolazione del sistema elettorale proporzionale e il declino della democrazia rappresentativa, in A. D’ANDREA e L. SPADACINI (a cura di) La rigidità bipolare del parlamentarismo italiano. Op. Cit., . 36-737.

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