23.1.11

Poco da ridere

E poco da esultare.

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Toto’ Cuffaro.

La coppola, i cannoli, la voce della pubertà di Paperino.

Per la Cassazione – definitiva, Storia – ha assistito e favorito Cosa nostra.

La mafia. Lupare, eroina, i cadaveri nelle macchine; teli sui marciapiedi e rivoli di sangue.

Cuffaro.

La verità della Cassazione ha qualcosa di incomprensibile; eticamente, esteticamente, antropologicamente. Osceno. E c’è qualcosa di abissale e vertiginoso anche nel Cuffaro consapevole della caduta; già da prima della condanna. Nell’attesa, nelle dichiarazioni. Da uomo di Stato.

Ecco perché la prima pagina del Fatto Quotidiano di oggi fa un po’ schifo, esibizione trionfante com’è di un uomo in un momento letteralmente tragico; perché gli anni son lunghi per tutti. Non è uno scherzo, che si tratti di uno spacciatore, un ladro o un ex senatore, andare in galera.

A parte che non c’è niente da gioire, dato il quadro che emerge, in cui la politica ha fatto da olio, da materiale di consumo e strumento per ingranaggi più grandi di lei – mafiosi – è stata serva di una criminalità che s’è mangiata tutto e ormai muove le istituzioni come un burattinaio, forse per l’uomo, alla luce delle ultime ore, si sarebbe potuto avere un filo più di tatto.