9.1.11

La guerra di Silvio

O Panorama, la palla del peacekeeping, il pudore perduto e l’eversione al governo

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Fatto Quotidiano: “Stiamo trasgredendo l’articolo 11 della Costituzione?”

Generale Fabio Mini: “Far rispettare l’articolo 11 alla lettera (L’Italia ripudia la guerra, ndr) sarebbe ottimo, tuttavia il diritto internazionale, autorizzando l’intervento armato in casi particolari, di fatto permette di aggirare l’articolo 11. Dobbiamo quindi badare alla sostanza, che è quella di far riconoscere a tutti che siamo in guerra, in un teatro di guerra, contro avversari che ci fanno la guerra”.

Roberta Zunini, La Russa o il capo dell’esercito: chi si dimette? da Il Fatto Quotidiano, 8 gennaio 2011.


In questi giorni. Già la volontà espressa dall’ultimo povero alpino ucciso in Afghanistan sentita da qualche parte, di essere sepolto tra i caduti di guerra mi aveva fatto suonare come una sgradevole dissonanza. Caduti di guerra.

Oggi poi mi sono sciaguratamente imbattuto nell’ultimo rivoltante numero della rivista Panorama, che ormai gettata ogni maschera stride a un ritmo folle una sgualdrinesca tiritera che è quanto di più simile riescono evidentemente a fare le fiaccate penne della casa al levare un canto di lode verso l’editore di fatto e presidente del consiglio dei ministri: in copertina campeggia un faccione con la scritta “La mia guerra”. Guerra.

Poi la realpolitik del Generale Mini qua sopra.

Fa pensare.

A ragazzi di vent’anni ammazzati in terre lontane, tanto diverse da casa loro. Mandati al macello con vacue fanfare nelle orecchie e negli occhi il mito stantio della divisa. Perché l’Italia ripudia la guerra.

L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.

La gente che l’aveva fatta, la guerra, aveva perso abbastanza amici, parenti, conoscenti e nemici da non volerci più ricapitare. Non erano degli hippy fumati come sembrano sempre sottintendere i realisti di oggi.

L’Italia ripudia la guerra perché dall’ultimo conflitto mondiale chi voleva capire ha capito che un conto son due eserciti che si scontrano, si danno di sciabola, e poi si siedono a un tavolo e decidono chi ha vinto si prende questo, chi ha perso si gioca quest’altro, e un conto è radere al suolo delle città, annichilire popoli.

Vieppiù nell’era moderna, in cui ogni guerra si è trasformata in un pantano di belligeranze e tensioni latenti senza una fine. L’Afghanistan e l’Iraq.

Fa pensare.

Ma bisogna fare violenza sulla propria mente per figurarsi in che agghiacciante fantasmagoria distopica si sarebbe potuto immaginare un mondo dove un individuo dello spessore di George Walker-Texas-Ranger Bush può avere tra le mani le leve di un congegno militare che può costare la vita a centinaia di migliaia di persone innocenti; semplicemente così. Perché gli è venuto in mente. E in cui un attempato ex cabarettista meneghino, divenuto misteriosamente ricco, divenuto misteriosamente potente al seguito di una classe dirigente più interessata ad amministrare il proprio che la cosa pubblica, divenuto ormai non più misteriosamente proprietario di un paese e di tutto ciò che contiene tra una villa, due mignotte e una tricoplastica, possa, in aperta violazione della Costituzione, sprofondare il paese di cui è proprietario in vicende belliche che niente hanno a che fare con gli interessi nazionali, ignaro delle conseguenze. Un clown dalle mani lorde del sangue di giovani troppo giovani, troppo avventati e troppo poco informati per sapere cosa vanno a fare.

Perché – checché ne dica notte e dì l’ormai inguardabile Massimo Fini – qua non c’è nessuna “razza Piave” da onorare come liberatrice di alcun Piave, ma dei ragazzini con troppi cazzi in testa che, tra fabbrichetta, disoccupazione, reality show e celodurismo, scelgono la divisa e vanno a sparare a della gente che non sa perché, senza sapere loro stessi perché. Giocano alla guerra e poi ci restano. E io ne ho pietà perché muoiono giovani, vittime due volte di un paese che non gli dà opportunità e li nutre di bugie.

La guerra di Silvio. Camuffata da “missione”, nascosta dietro le foto coi bambinetti, falsa, farsa, e inutile; ma pericolosa.

Senza senso.