31.12.10
I conti tornano
L'ultimo record del parlamento siciliano
per sette ore di lavoro 165 mila euroLa Regione scioglie la commissione-lumaca per riformare lo Statuto. Indennità da 800 a 3.300 euro del presidente che si uniscono allo stipendio di 19.000 euro
di EMANUELE LAURIA
Sette ore di lavoro non in un giorno, ma in un anno: un ritmo che neppure il Parlamento più antico (e più lento) d'Europa può sostenere. E così Francesco Cascio, il presidente dell'Assemblea regionale siciliana, ieri mattina ha detto basta. Con un atto d'imperio ha sciolto la commissione per la revisione dello Statuto.
La commissione Statuto è un organismo istituito nel giugno del 2008 che avrebbe dovuto rinnovare l'antica carta dell'autonomia isolana: due anni e mezzo dopo il lavoro non si è ancora concluso. Anzi. Da luglio a oggi, la commissione si è riunita dieci volte e in sei occasioni nessuno dei 13 novelli padri costituenti che la compongono si è presentato all'appuntamento.
30.12.10
29.12.10
Leonessa grande e infelice
“Poscia di sotto a un padiglion di foco
Tremolando la spera
Calava a poco a poco;
Calar pareva dietro la pendice
D'un de' tuoi monti fertili di spade,
Niobe guerriera de le mie contrade,
Leonessa d'Italia,
Brescia grande e infelice”.
Aleardo Aleardi, Le tre fanciulle, 1857.
Il poeta Aleardo Aleardi avendo lasciato questo mondo nel 1878 non ebbe certo il tempo di apprendere che il Carducci si stava prendendo un merito che doveva toccare a lui e la circostanza sicuramente gli avrebbe sicuramente dato fastidio. Fu infatti Aleardo Aleardi, fin dal 1857, a chiamare la città di Brescia “Leonessa”. Lo lasciò scritto in versi composti l’11 dicembre 1857, giorno di Sant’Ambrogio.
Giosuè Carducci riprese il termine Leonessa vent’anni dopo, componendo, fra il 14 ed il 16 maggio 1877, una delle “Odi Barbare” intitolata “Tra le rovine del tempio di Vespasiano in Brescia”.
Eppure Carducci – arrivato secondo con un distacco di vent’anni – ebbe fortuna di essere considerato il creatore di questo epiteto che da sempre significa coraggio, eroismo. Aleardi quando scrisse “I canti patrii”, nel “Le tre fanciulle” paragonò la città lombarda a Niobe. Come la figlia di Tantalo vede morire figli e figlie, colpiti dalle frecce di Apollo e di Artemide, così Brescia vede cadere i propri figli durante i giorni dell’insurrezione contro gli austriaci.
Costanzo Gatta, Ma và a dà via…, ed. Massetti Rodella, Bs, 2010 – pp. 134-5.
Le teoria dei presumibilmente sovversivi, inventata dal governo contro gli studenti e propagandata dal senatore Maurizio Gasparri come la soluzione di tutti i problemi di ordine pubblico oggi sul tappeto, evidentemente si applica erga omnes, a chiunque protesti contro l’esecutivo e la sua politica. A prescindere comunque dalle buone ragioni di chi protesta non è ammissibile che, in nome di presumibili violenze che stanno solo nella testa del ministro Maroni e dei suoi pessimi consiglieri, si sequestrino dei cittadini, allevatori, lavoratori, gente per bene, impegnati soltanto in una civile protesta in nome dei propri diritti e di quelli di un’intera regione.
Guido Melis, deputato Pd dopo che poche decine di pastori sardi intenzionati a svolgere una manifestazione a Roma sono stati bloccati con la forza a Civitavecchia dalla polizia.
Almeno tu nell’universo
Ma, se scelgo io i candidati come mi impone di fare questa legge elettorale di merda, non va bene perché sono un dittatore. Se gli organi dirigenti li scelgono i congressi, non va bene lo stesso perché passa qualche riciclato. Si invoca continuamente la “base”, ma che cos’è la base? Io non conosco altra base se non gli iscritti. Poi lo so benissimo che il De Gregorio di turno si crea “più base” e porta più gente a votare per lui ai congressi e alla fine vince, e non è detto che sia il migliore. Ma qual è l’alternativa? Facile mettersi a tavolino, accendere il computer e, anzichè aiutare con critiche costruttive, criticare o lanciare pseudosondaggi natalizi.
[…] Già abbiamo regole e filtri che non ha nessun altro partito. Noi non paracadutiamo i candidati dalla Sicilia al Trentino: sei calabrese, lombardo, abruzzese? Ti candidi a casa tua, così la gente ti conosce e, se sei un pezzo di merda, prima o poi viene fuori. Certo, su migliaia di candidati, qualcuno sfugge sempre. Ma, quando lo becchiamo, lo cacciamo.
ANTONIO DI PIETRO, Per colpa loro sono cornuto e mazziato, FQ, p. 7 (intervista di M. Travaglio).
Chiuso per schiamazzi
FABIO ROLFI, assessore alla sicurezza e vicesindaco di Brescia, non ha dubbi sulla bontà delle ordinanze che impongono le chiusure alle 22 ai locali delle zone «calde» della città, e durante l'incontro della consulta della Stazione rilancia la sfida, facendo capire che il modus operandi potrebbe presto diventare il metro per intervenire anche in altre zone.
Giovanni Armanini, Il coprifuoco? Forse anche in Stazione, BresciaOggi, 17/12/2010.
C’erano zone della città che una volta erano addirittura famigerate come buco nero di illegalità, spaccio, degrado, sfruttamento e abiezione. Il Carmine. Via Sanfa. Un lungo e paziente lavoro di ristrutturazione edilizia, controllo degli affitti e rivitalizzazione collettiva le aveva proprio di recente definitivamente recuperate alla fruizione pubblica. Adesso vengono chiuse.
Sperimentazione di 4 mesi.
Da tempo era difficile restare più di venti minuti in un bar nella parte più vecchia e meno alla moda del centro storico, in stradine strette e tortuose, senza che una pattuglia di vigili o come si chiamano arrivasse percorrendo a fil di parete la via fino a voi, innocuo capannello, per intimare silenzio e minacciare il gestore di sanzioni.
Adesso è arrivato il colpo finale dell’abominevole giunta leghista (nominalmente berlusconiana, ma in realtà il sindaco che ne è espressione è a Roma non pervenuto per doppio incarico): coprifuoco. E finalmente le già spettrali vie di questa città umiliata da una junta ottusa e razzista potranno offrirsi al passante incauto e al residente ritardatario in tutta la loro desertica spogliezza, ed echi di passi lontani rincorreranno ombre spaventate ammonendole a precipitarsi in casa e trincerarsi in stanze e salotti. Così che nella vacuità porcina dello sguardo vicesindacale si rifletta il vuoto dechirichiano di quartieri intieri, e il sogno di un calmo cimitero civile sarà compiuto, anche se aumenterà la paura di chi ancora si arrischia a girare di notte per il centro, anche se le attività economiche, in questo periodo poi, saranno danneggiate; tanto sono quasi tutti stranieri.
Sacrosanto il diritto al riposo dei residenti. Alle 23.30?
Per la parte più trendy e aperitivara, invece, niente. Gli schiamazzi bianchi non disturbano.
A chiosa, Laura Castelletti:
Chi ha scritto l’ordinanza è mai stato dopo le 22.00 nella zona di Piazzale Arnaldo? (l’area più cool del centro – NdR).
Io ci vivo, la conosco molto bene. Qui la sera, i figli dei bresciani, spacciano droga, se la pippano o se la fumano, litigano, si accoltellano (qualcuno ricorderà cosa è accaduto qualche mese fa), schiamazzano, suonano i campanelli nel cuore della notte rompendo le scatole a chi abita in zona, pisciano regolarmente in ogni angolo i mojiti e i pirli appena bevuti, abbandonano sui tettucci delle auto e i davanzali delle finestre i bicchieri vuoti, spaccano bottiglie, parcheggiano davanti ai portoni, si prendono a manganellate in pieno giorno (vedi il recente fattaccio occorso in piazza Tebaldo raccontato dai giornali locali), bruciano nello stesso posto i cassonetti… Potrei andare avanti, ma non lo faccio. Come tanti che abitano nella zona preferisco comunque incavolarmi una volta di più, ma sapere che uscendo la sera incontro gente e non il deserto da coprifuoco. Il deserto da coprifuoco lascia davvero spazi immensi alle persone peggiori, le uniche che in quelle condizioni la fanno da padroni. Preferisco una zona “complicata” a una zona “morta”.
Con questa ordinanza e dopo l’eliminazione delle panchine, il bonus bebè, i soli delle alpi di Adro, la gru e le carte di credito immagino che si tornerà a parlare di Brescia sulla scena nazionale… in un modo che continua a non piacermi.
(Laura Castelletti, L’ordinanza apartheid, 14.12.2010)
28.12.10
L’insostenibile bellezza delle tasse
A dieci giorni dalla morte di Tommaso Padoa-Schioppa, uno che si meritava l’acronimo di tre lettere, TPS, come un capitale manuale diagnostico o un indimenticabile presidente statunitense, non è che si possa o voglia dire molto. È inutile ritritare tutto il già detto da chi lo conosceva personalmente per chi, inutile dirlo, questo privilegio non l’ha avuto; l’unica cosa, un pensiero nel lutto – già finito e dimenticato in un paese che venera i pagliacci, plaude i funerali e piange le popstar – a Barbara Spinelli.
[i] derivati […] sono dodici volte il Pil del mondo: quelli fuori bilancio ammontavano lo scorso anno a 700.000 miliardi contro un Pil (l’economia reale prodotta dalla fatica degli uomini) pari a 55.000 miliardi.
Basta guardare le due cifre a confronto per rendersi conto della situazione che si è determinata e i profitti straordinari che banchieri e dirigenti hanno realizzato a vantaggio dei ceti sociali, dipendenti, pensionati, giovani, che hanno perduto il lavoro o vanno avanti con redditi che non sono in grado di assicurare la sopravvivenza.
Nicola Tranfaglia, Storia in nero delle banche, FQ, p. 18.
Per concludere degnamente una triade iniziata e proseguita del tutto casualmente sul tema, da Capitalism a love story, al mediocre Wall Street, questo libro che sono già in piedi per andare a comprare sembra poter far bestemmiare anche i muri.
Il labirinto marriano
O levateje ‘r vino
La legge Pinto, quella sulle lungaggini processuali, si chiama così e io non so il perché. L'ho generata io (sic) quando ero deputato e sempre io ho generato (sic) tutte le tesi che sono diventate pilastri della giurisprudenza e della Cassazione italiana. Cose che sanno tutti. I cani e i porci.
[…] Non ho finito. Il diritto di famiglia australiano l'ho formulato io. Gli australiani sono un popolo di simpaticoni, ma sono ignoranti come capre. Poi ho uno studio enorme, con 41.000 clienti. Lo sanno tutti. […]
Tutti dicono di voler cambiare le cose, ma l'unica vera rivoluzione culturale è firmata Alfonso Luigi Marra. […]
Intervista si spera falsa, e di cui queste non sono le maggiori vette di grottesco, al celebre romanziere e penalista cosentino, FQ, p. 14.
Rosso vergogna
[…] l’assunzione di una pattuglia di fedelissimi, e l’incredibile vicenda del compagno che approda al vertice della più importante sezione Aci d’Italia (Milano gestisce il business del gran premio di Monza, 50 milioni di euro), se provato, va considerato un danno della ministra all’immagine dello Stato. Non certo un danno causato da chi scrive la notizia allo Stato. Ma la Brambilla non deve avere chiaro il concetto di distinzione fra pubblico e privato. E così per difendere se stessa le viene istintivo pagare le spese legali con i soldi dei cittadini.
Luca Telese, Michela “sistema” a spese vostre, FQ (bentornato), p. 2.
Viva Gianni Bisiach
27.12.10
Pistola schiumante
[Ma per il titolo avevo pensato anche a: “Anche Libero va bene”, “Maurizio e le storie pese”, “Si chiama Belpietro e non torna indietro”, e anche semplicemente “DELIRIO”; c’è l’imbarazzo della scelta per questo post, ma non solo quello della scelta, perché è un post su due storie che fan così:]
La prima storia è ambientata in Puglia, anzi per la precisione ad Andria”, dice Belpietro, dove “qualcuno avrebbe architettato un brutto scherzo contro il presidente della Camera. Non so se sia giusto parlare di attentato, ma qualcuno vorrebbe colpirlo in occasione delle sue prossime visite e per questo si sarebbe rivolto a un manovale della comunità locale, promettendogli 200mila euro. Secondo la persona che mi ha raccontato la soffiata, nel prezzo sarebbe compreso il silenzio sui mandanti, ma anche l’impegno ad attribuire l’attentato ad ambienti vicini al presidente Berlusconi, così da far ricadere la colpa sul premier.
La seconda storia invece, riferisce Belpietro, viene da Modena. Qui un signore del tutto simile a Gianfranco Fini, dice Belpietro, si sarebbe presentato a una signora che esercita il mestiere più antico del mondo: la puttana. La foto e il nome della signora compare in uno di quei siti che offrono sesso a pagamento, rivela il direttore di Libero, e avrebbe ricevuto, lei che è nipote di un vecchio camerata, 1000 euro di compenso per le sue prestazioni.
Da: Giornalettismo.
Ma dico uno che è scampato miracolosamente a un efferato terrorista lucidamente determinato a trucidarlo in maniera barbara e forse con elementi di rituale massonico-comunista, ma non si sa, perché il vile criminale è stato visto solo da una persona, non nuova peraltro a simili momenti di tensione, costretto a parlare di simulazione di attentati…
Ma dove viviamo?
E comunque a parte la doverosa solidarietà che reiteriamo a Belpietro, complimenti per il salto dal giornalismo ottocentesco delle notizie dopo i fatti, a quello 2.0 del nuovo millennio, che divina gli eventi e forse in un prossimo futuro potrà arrivare anche a guidarli.
Se continuiamo così il 2011 si prospetta un anno singolare per la storia dell’umanità.
P.s. Nell’illustrazione l’omaggio a un piccolo film caro a questo blog, ancorché negletto da critica e pubblico.
And justice for all
Minireportage dal Palagiustizia cittadino
Lo sappiamo meglio noi di teofog di chiunque altro che l’è tutto sbagliato. Che magari i problemi fossero il disordine, la paleontologia, gli assurdi logici.
Però.
Però pensare a una giustizia nel 2010, ridotta a stanzoni di fascicoli, che gli avvocati prendono, copiano, maneggiano e rivoltano, ma anche non gli avvocati, chi passa di lì, e i faldoni hanno scritte come Dott. X giugno 2011 – che i rinvii hanno ormai i tempi della geologia – beh, qualcosa lo smuove sempre.
26.12.10
Second bill of rights
In our day these economic truths have become accepted as self-evident. We have accepted, so to speak, a second Bill of Rights under which a new basis of security and prosperity can be established for all — regardless of station, race, or creed.
Among these are:
1) The right to a useful and remunerative job in the industries or shops or farms or mines of the nation;
2) The right to earn enough to provide adequate food and clothing and recreation;
3) The right of every farmer to raise and sell his products at a return which will give him and his family a decent living;
4) The right of every businessman, large and small, to trade in an atmosphere of freedom from unfair competition and domination by monopolies at home or abroad;
5) The right of every family to a decent home;
6) The right to adequate medical care and the opportunity to achieve and enjoy good health;
7) The right to adequate protection from the economic fears of old age, sickness, accident, and unemployment;
8) The right to a good education.
All of these rights spell security. And after this war is won we must be prepared to move forward, in the implementation of these rights, to new goals of human happiness and well-being.
F.D. Roosevelt, Discorso sullo stato dell’Unione 11.01.1944.
Poi la guerra è finita, tante cose sono cambiate, e per tanto tempo è stato possibile vivere bene lo stesso, anzi.
da Capitalism, a love story di M. Moore.
24.12.10
Mo’ però devi caccià
Innanzitutto, con la fuoriuscita dall'Associazione degli Industriali, non è più costretto a riconoscere il contratto nazionale siglato da Federmeccanica. Quel testo è cosa “d'altri”, alla Fiat non interessa più e quel sindacato che volesse ricorrervi per contestare le intese aziendali si troverebbe con le armi spuntate. In secondo luogo abolisce in fabbrica le relazioni sindacali stabilite dall'accordo tra Confindustria e Cgil, Cisl e Uil del 1993 – quelle con cui vengono elette le Rappresentanze sindacali unitarie. A Mirafiori non saranno più valide e i sindacati riconosciuti sono solo quelli che firmano l'intesa. Niente più Rsu, cioè delegati eletti da tutti i lavoratori e titolari anche della contrattazione aziendale, ma ripiego sulle Rsa, le rappresentanze sindacali aziendali che vengono nominate da ciascun sindacato e che non hanno alcun potere contrattuale.
Salvatore Cannavò, FQ, p. 11.
Amministratore delegato canadese che vuoi sindacati americani, prometti retribuzioni tedesche e investimenti italiani – siamo qui a guardare.
21.12.10
19.12.10
Né in dicembre a Roma, né mai
“La violenza da parte delle masse non eliminerà mai il male”
Bene.
Nessuno degli intervistati in varie sedi dopo le manifestazioni a Roma il 14 dicembre ha voluto dissociarsi dagli episodi di vandalismo sconclusionato e squadrismo più o meno organizzato di cui frange non marginali di manifestanti si sono rese protagoniste. Nessuno vuole dire una parola chiara contro quello che è stato fatto di sbagliato e molti giornalisti e commentatori ritengono sia giusto così. Che prima di condannare bisogna capire quello che c’è stato prima; che prima di chiedere una dissociazione bisogna immedesimarsi e comprendere la colposa emarginazione degli argomenti della protesta dal dibattito pubblico; l’ottusa risolutezza dell’esecutivo; la condizione socioeconomica. Sarà.
A me giustificare degli atti vandalici facendoli passare per una forma di comunicazione solo un po’ vivace fa venire la pelle d’oca.
Esiste o potrà mai esistere un torto tale da giustificare logicamente l’arsione di autovetture private, la devastazione di vetrine e arredi urbani vari? Evidentemente no. Di più: se un gruppo nutrito ma non sterminato di giovani prendesse a rivendicare una qualsiasi riforma o la revoca di una qualsiasi riforma, di un parlamento che ad esempio decidesse di rimuovere gli abominevoli simboli religiosi che campeggiano nelle aule delle scuole italiane, e alcuni studenti in dissenso iniziassero un lungo percorso di mobilitazione e sensibilizzazione in difesa dei crocifissi; e il parlamento andasse avanti per la sua, e questi studenti e giovani, scesi in piazza, mettessero a ferro e fuoco la città, qualcuno li difenderebbe così?
C’è qualcuno che può stabilire a priori chi ha ragione e se non viene ascoltato può distruggere le città, e chi invece non è degno e non deve rompere i coglioni? Mi sembra strano. E mi preoccupa un po’.
18.12.10
Inverno perenne
Mentre tutta l’Europa marcia con passo fermo sulla via progressiva, l’infelice Italia resta sempre curva sotto lo stesso sistema di oppressione civile e religiosa.
Camillo Benso di Cavour, 1830 (cit. in L. Cafagna, Cavour, ed. Il Mulino, Bologna 2010).
12.12.10
La lobby di Dio
“Uno di loro, avvicinato al self-service, lo ammette chiaramente: «Sai, sono entrato perché Cl ti aiuta in tutto. Io non avevo amici, vivo in un paesino della Calabria, vorrei fare il giornalista ma non ho chance… in Cl mi stanno dando una mano in tante cose. Certo è pesante trascorrere qui una settimana, con questo caldo. E lavorare gratis, come un negro. Pensa che pur lavorando come un pazzo mi devo pagare tutto, viaggio e soggiorno… »”.
F. Pinotti, La lobby di Dio, ed. Chiarelettere, Mi, 2010, p. 13.
Comunicazione di servizio
Questo blog al momento si trova in una condizione estetica deplorevole, che ho tolto il layout di prima ma quello che ho scelto ci vuole un po’ per metterlo su.
Chi capita qua tenga presente la mia stessa ferma protesta contro la sua indegnità grafica.
Update 19/12/2010 - Il layout sarebbe poi questo che si vede da oggi, che a me piace tantissimo, anche se bisogna capire che c'è ancora un gran sacco da fare per mettere a posto varie cose. Non è facile, ma ci proveremo.
(Dio, Patria) Famiglia
ANCHE PRIMA - spiega un alto dirigente ancora in servizio - c’erano i raccomandati, ma almeno sapevano fare il loro lavoro, e non diventavano capi dalla mattina alla sera. Qui a mensa si trovano tante persone molto meglio vestite della media di noi, che arrivano, timbrano il cartellino, mangiano e se ne tornano a casa.
Eduardo di Biasi, PARENTOPOLI, COSÌ L’ONDA NERA HA INVASO L’ATAC, Fq, p. 6.
Ma più che altro famiglia. Nel Berlustan moderno, tanta di quella famiglia. Anche più d’una a volte.
Per non lasciare nessuno indietro. Tranne i non parenti.
A volte ritornano
“Il deputato è un servitore del popolo”.
Citazione attribuita a Stalin nel 1937.
Le grandi democrazie trovano sempre degli argomenti convincenti.
11.12.10
Gli crediamo sì
Ogni cinque anni andiamo a votare e legittimiamo costoro a spartirsi quel potere che, ci dicono, appartiene a noi cittadini. E vinca l'una o l'altra squadra il "popolo di sinistra" o "il popolo della destra" fan festa, ballano in piazza senza rendersi conto che a vincere sono solo i giocatori in campo (una fettona di sottopotere non si nega agli sconfitti, fa parte delle regole del gioco) mentre a perderci son solo i festanti che hanno pagato il biglietto. La farsa delle finte contrapposizioni politiche dovrebbe essere ormai, dopo decenni di queste manfrine, chiara a tutti. Gianni De Michelis, intervistato dal Corriere per i suoi 70 anni, ha dichiarato: “Centrodestra e centrosinistra non esistono. Esistono solo due bande di potere”. E se lo dice lui, che se ne intende, possiamo credergli.
Massimo Fini, Bande di Potere, Fq, p. 18.
8.12.10
In un sistema giuridico avanzato va trovato il modo per diversificare le sanzioni. Il lavoro socialmente utile, ad esempio, è meno costoso nonché più vantaggioso della detenzione in termini di prevenzione speciale e generale. Inoltre le statistiche ci dicono che meno dello 0,2% di quelli che sono in misura alternativa commette un reato durante l’esecuzione della stessa e che chi ottiene un beneficio ripaga lo Stato con tassi di recidiva molto più bassi rispetto a coloro i quali scontano tutta la pena in galera, abbrutendosi e aumentando il proprio spessore criminale.
Patrizio Gonnella (Presidente di Antigone), Ma nelle carceri non cambia nulla, Fq, p. 18.
La Storia non è un’opinione
NELLA CIVILTÀ dell’opinione di massa, c’è un deficit di illuminismo: la democrazia si è rivelata incapace di escogitare un meccanismo efficace con cui regolare, come con il voto si è trovato il modo di regolare democraticamente la rappresentanza, anche la formazione dell’opinione pubblica. Il mercato dell’opinione infatti non distingue fra buono e cattivo, vero e falso. Fino al punto che la politica trova nella bugia la sua arma migliore. Spetta allora all’informazione cercare di raddrizzare il legno storto della democrazia. Come? Per esempio facendo le domande giuste.
Pasquale Chessa, Il nuovo Benito, modello Dell’Utri, Fq, p.14.
La fuga dall’Egitto
L’altro giorno Tiziana Maiolo mi raccontava, indignata, di essere vittima di “una sorta di maccartismo” perché da quando è passata al partito di Fini nessuno osa più pubblicare un suo libro. Costoro non si sono resi conto (credo la Maiolo) o fan finta di non rendersi conto (Vespa) degli enormi vantaggi professionali di cui hanno goduto nei sedici anni di regime berlusconiano. In questi lunghissimi sedici anni, una vita, nel lazzaretto ci sono stati altri. Quelli che hanno conservato quel tanto di dignità e di rispetto di sé per non appecoronarsi ai piedi di un padrone, fosse di destra o di sinistra. Quelli che hanno partecipato a questo infame gioco delle sudditanze incrociate, mortificando tutti gli altri, non hanno ora il diritto di piagnucolare, meravigliarsi e scandalizzarsi se qualcuno esasperato da sedici anni di regime (il fascismo durò solo quattro anni di più) li insulta per via.
Massimo Fini, Vespa, il lamentoso ronzio del padrone, Fq, p. 2.
5.12.10
Stavolta non sapevo decidere l’immagine.
Una opposizione che non alza la voce e cammina disciplinatamente allo stesso passo della maggioranza imperiosa, quando dice educatamente “no” non si nota. Poiché l’opposizione non ha saputo rompere in alcun punto e in nessun modo le sequenze ordinate, vuol dire che niente di eccezionale sta accadendo. Resta il sigillo finale con cui andremo alle urne: “La Camera approva”. Resta il distacco completo da coloro che l'opposizione avrebbe dovuto e voluto rappresentare.
Furio Colombo, Università, il mondo secondo B., Fq, p. 20.
E noi di Furio c’abbiamo fiducia.
E anche senza aver fiducia, sta cosa è da un po’ che sembra.
Давно
A parte le sezioni kitsch su cartoline e immaginette natalizie l’archivio di poster dei tempi dell’URSS è fantastico, soprattutto cercando in ordine cronologico con l’apposita barra, si trovano cose edificanti, anche inattese. Peccato non ci sia la versione in inglese, comunque bella scoperta di oggi.
Per spiegare l’invasione cirillica.
Bravo. Io no.
o Ma che gran faccia di culo
“Ho risparmiato e mi son comprato la macchina”.
Quasi quasi divento alcolizzato anche io, chissà ai tempi quante bottiglie si sono coricate a guardare questo stronzo, e chiedersi Ma se ce l’ha fatta anche uno con questa faccia, cos’ho io che non va? Perché? Что-ж??
Poi è inutile far le campagne, sulla vodka versata.
Каким-то клином
In un mondo dove La maledizione dello Scorpione di Giada passa in seconda serata, dopo Ghost – qualcosa deve cambiare.
4.12.10
sEe, ThAt’s tHe aSShoLE
NEI FILE di Wikileaks non c’è un granché, per la verità, ma in fondo non è quello che conta e Frattini lo sa: quel che davvero conta, e che per i governanti italiani è la calamità satanica cruciale, è la rivoluzione dei media, che Wikileaks conferma e amplifica straordinariamente. È l’assalto ai Palazzi d’Inverno, che mette spavento ai falsi troni dove siedono, spesso, falsi re. Anche nell’informazione regnava, fino a ieri, l’ordine westphaliano: ogni Stato sovrano ha la sua informazione, chiusa in recinti nazionali accuratamente separati. Invece ecco che Wikileaks parla del mondo e al mondo, apre su di esso un grande occhio indagatore, sfata re che non sono re, diplomazie che sfangano senza uscire dal fango. I cabli sono spesso insipidi perché insipidi sono i regnanti cui sono riservati. […]
È COLPA della politica e non dei media se i segreti escono, rovinando ragnatele diplomatiche laboriose e mettendo a rischio le fonti degli ambasciatori. Né è colpa dei dispacci se l’intera politica occidentale risulta colma di torbide contraddizioni. Contraddizioni che Wikileaks non scopre, ma conferma: a cominciare dalle complicità nella lotta anti-terrore con paesi poco raccomandabili, tra cui Arabia Saudita e Pakistan.
Barbara Spinelli, Wikileaks, il bavaglio mondiale, Fq, p. 18.
Suinitalia
s. f. (pl. –ie) 1. ‘Su | in | I’talia, v. Lega; 2. Su’ina | I’talia, v. Nonciclopedia
La legge “porcata”, come graziosamente la chiamò il primo firmatario, violerebbe in maniera palese l’art. 3 del Protocollo addizionale della Convenzione europea dei Diritti dell’uomo che recita: “Le Alte Parti Contraenti si impegnano ad organizzare (…) libere elezioni (…) tali da assicurare la libera espressione dell’opinione del popolo sulla scelta del corpo legislativo”. Eccolo lì il punto, la “scelta del corpo legislativo”, cioè dei membri del Parlamento. Con questa legge elettorale, si legge nel ricorso, “le elezioni (…) si svolgono mediante procedure che svuotano di ogni contenuto il principio secondo il quale ad ogni cittadino è assicurata libertà di scelta nella designazione dei rappresentanti del popolo, essendo esclusa ogni possibilità di indicazione della preferenza”, dunque un provvedimento che “sovverte radicalmente il principio della sovranità popolare”. […]
Mi limito ad osservare – conclude – che questa legge la vogliono cestinare tutti, eppure la nostra iniziativa non ha ottenuto la minima attenzione da parte delle forze politiche
Stefano Caselli, La porcata di Calderoli viola i diritti umani, FQ, p. 8. Sul tentativo di ricorso alla CEDU contro la 270/2005.
Centocinquanta di questi anni
Però poi basta
“I protagonisti della crisi devono ancora fare i conti con Napolitano, pronto a impegnarsi per scongiurare il ritorno alle urne... anche per impedire che i festeggiamenti per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia si tengano in un clima di scontro elettorale. E questo è un auspicio (ma anche un monito, ndr) che il presidente ha trasmesso ai vertici di tutti i partiti: in occasione delle celebrazioni in primavera – quando a Roma giungeranno capi di Stato e di governo per la ricorrenza – vorrebbe trovarsi al fianco di un premier nella pienezza delle sue funzioni per ricevere gli ospiti”. Solo un premier nella pienezza dei suoi poteri potrà garantire la consueta dose di barzellette sporche, gaffe, cazzate e toccatine di culo. Ergo, recita l’alto monito, niente elezioni fino a “primavera inoltrata, dopo la Pasqua ebraica”. A costo di metter su un bel Berlusconi-bis “per gestire la transizione”. Non è meraviglioso? Se Berlusconi perde la fiducia, si passa al Berlusconi-bis. Per festeggiare serenamente l’Unità d’Italia, la Santa Pasqua cristiana e quella ebraica (gli avventisti del settimo giorno saranno presto consultati per sapere se hanno qualcosa da pretendere). Nel frattempo, coprifuoco totale. Camomilla e bromuro per tutti. E niente leggi, che tanto non passano. Solo moniti.
Marco Travaglio, Bromuro del pianto, Fq, p. 1.
3.12.10
Bosso Mastellosso e Tracagnosso
Com’è come non è, una volta che Saviano tira fuori una cosa, poi sembra che sapevano tutti tutto da sempre. Per prima la camorra, e adesso la ‘ndrangheta a Milano. Appena visto il primo servizio del tg regione planare nel silenzio di dieci anni dando tutto per scontato.
Chiamiamola informazione.
2.12.10
28.11.10
Family day every day
È anche vero che Finmeccanica, per farsi perdonare la fabbricazione di armi letali, ha sempre un occhio di riguardo per i valori della famiglia. […] Tra gli ingaggiati di rango del gruppo Finmeccanica ci sono l'ingegner Elio Mastella, figlio del ras di Ceppaloni, l’ingegner Davide Marini, figlio di Franco ex presidente del Senato, Guglielmo Cucchi, figlio del generale Giuseppe Cucchi, ex segretario generale del Cesis (servizi segreti), Andrea Brancorsini, genero di Niccolò Pollari ex capo del Sismi. E di chi è figlia Fabiana Gallitelli? Del comandante generale dei Carabinieri, che di nome fa Leonardo. Emiliano Sarmi è invece figlio dell’amministratore delegato di Poste Italiane, che di nome fa Massimo. Gruppo che compra i sistemi di automazione postale da un grande polo industriale pubblico che si chiama... Avete indovinato: Finmeccanica.
Giorgio Maletti, Fq, p. 2.
27.11.10
?
Parcheggio del centro commerciale già Le Rondinelle, giovedì scorso. Attenzione radiazioni, zona sorvegliata in metà parcheggio, e il resto?
Radiazioni sedentarie.
21.11.10
Goodfellas
Forse è giusto, non da oggi, vergognarsi d’esser bresciani.
Nonostante le dieci giornate. Nonostante i due duomi. Nonostante l’ambizioso coraggioso cantiere di convivenze tutte da costruire, messo in piedi da almeno venti venticinque anni, di cui si ricorda chi a scuola si trovava a insegnare l’italiano a compagni che non sapevano dire una parola. Alle elementari. E che quando andavano in Cina poi portavano a far vedere le cose tipiche di casa loro, raccontavano qualche storia.
Forse per lo spiedo con gli uccelli ci si dovrebbe vergognare (tra l’altro, spiedo arrivo!).
Ma la distruzione in due anni di tutto quello che si è costruito in venti. Ma dei volgari ladri comuni.
Brescia, dove sei?
Firmly out of fashion
Devastatingly, but perhaps unsurprisingly, the 100th anniversary of Tolstoy’s death is hardly marked in Russia. Tolstoy was a man who opposed state violence, who considered the Church’s union with the state as blasphemous, who denounced pseudo-patriotism, and who wrote to Alexander III asking him to pardon those who assassinated his father. These principles are firmly out of fashion in today’s Russia.
Hollowed by time, The Economist, 19.11.10.
Lo scontro di civiltà
O Una battaglia attuale
Lo scontro sarebbe quello quello tra la civiltà latina tirata in mezzo per la Santa Messa e; non civiltà; direi la natura ma adesso la natura – l’essenza, ecco, di Fabio Rolfi, in tutta la sua porcina suinità. È una campagna promossa dal suo sito. [La battaglia di Lepanto, cristodio!]
Not my mayor
Visto poco fa dalla Bignardi dove, a parte mostrare la sua migliore faccia attenta, il meglio che il "vicesindaco" di Brescia Fabio Rolfi è riuscito a ritagliarsi per una platea di prima serata di televisione nazionale è stato apostrofare una signora peruviana con un signorile Ma avete le case avete [non ricordo], ma cosa volete ancora?
Peccato non avere nobile portamento quando ci si atteggia a signore feudale nella giornata che non è in vena di concedere la domenica libera ai suoi schiavi. Si rischia di sembrare solo dei maiali.