Ma soprattutto c’è una enorme responsabilità politica di chi sulle politiche della sicurezza ha lucrato voti e consenso. È più facile inasprire le pene, inventare nuovi reati che fare prevenzione e cura sul territorio. Così le carceri sono diventate l’altra faccia nascosta dell’Italia, il tappeto sociale sotto il quale mettere la polvere che nessuno vuole davanti a casa propria, delle vere e proprie discariche sociali. Ma almeno funzionano? I dati ci dicono di no. Il 67 per cento dei detenuti che passano la loro intera pena nelle celle delle nostre prigioni torna a delinquere. La missione principale, iscritta nell’articolo 27 della Costituzione e cioè che “le pene devono tendere alla rieducazione del condannato” viene largamente disattesa. Ma almeno costano poco i detenuti? No, dai 120 ai 150 euro al giorno, per ognuno dei 68 mila reclusi negli istituti italiani. Molto di più di quanto costa un tossicodipendente in una comunità che riesce a curarlo. Portano tanti voti ai partiti dell’“ordine” e della “sicurezza”? Si, ma questo è anche colpa nostra.
Riccardo Iacona, 22 ore seduti: il dramma delle carceri a “Presadiretta”, FQ, p. 8.