20.3.10

Un post a settimana posso anche farlo. Se non leggo il Fatto. Ma su cosa?

Non sulla manifestazione romana del PdL che mi cadono le braccia.

Non sulla Romana Chiesa che si autocritica e si autoassolve, celebra la fermezza e flagella la debolezza, tutto in uno, grazie alla guida illuminata di Joseph Ratzinger Il Buon Pastore, da non confondere con Joseph Ratzinger Il Segretario della Congregazione per questo e per quello, detta anche Santo Offizio, o più in breve Inquisizione, fonte della disposizione fondamentale nella strategia di sottrazione dei sacerdoti alla giurisdizione. Che poi mi faccio prendere e, oltre a venirmi i nervi, che domani mattina poi accenderò la tele e il palinsesto sarà diviso equamente tra messe e preti che arringano le casalinghe, e non mi ci vuole, proprio, di partire col dente avvelenato da stasera se no domani è un massacro, in più mi faccio trascinare in patetiche e sterili filippiche che non interessano a nessuno.

Non ci sto.

Parlo del Concerto.

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Una commedia. Che una bella commedia è più bella di un dramma, anche se un bel dramma, ma – si sa. E questa è una bella commedia. Manca poco al capolavoro.

Però più che raccontar la trama o altro, che la sanno tutti e chi no non la sa non la voleva sapere, che ultimamente si è anche affermata una idiosincrasia per me inspiegabile per ogni anche minimo accenno alle trame che probabilmente io non c’ho riflettuto ma è una fondata rivendicazione dei veri cinefili, quindi meglio non parlarne, vorrei spezzare una lancia e levare il mio garrulo canto di lode per chi ha curato i dialoghi e i doppiaggi, che han fatto un gran lavoro; e lo dico non sapendo l’originale, quindi anche un po’ a casaccio e forse a sproposito. 

Come unico post della settimana è venuto un po’ fiacco.