Discorso storico del cardinale di Milano su un evento che sconvolge il mondo. Il Prelato annuncia che lo Stato minaccia Dio. Quale Stato? Ma qualunque Stato laico, inclusi gli Stati Uniti di Obama. Non una parola sugli Stati in cui vige la Sharia, ovvero una religione, quella islamica, come legge civile e penale. Non una parola sulla bambina Malala, che è stata quasi uccisa in Pakistan (Paese che ha molti problemi ma che trabocca di Dio, nel senso di Scola) per avere sostenuto il diritto delle bambine ad andare a scuola, diritto negato – secondo gli Scola locali – dal Dio di quel Paese. Noto che il cardinale di Milano dichiara subito che “la laicità dello Stato minaccia la libertà religiosa”. Usa la stessa parola (inspiegabile, dal punto di vista logico) che i cattolici estremisti usano per condannare le coppie di fatto, come se fossero un pericolo per le altre famiglie. Mi riferisco a un “discorso alla città di Milano” nella ricorrenza dell'Editto di Costantino (312 d.C.) interpretato come l'inizio della libertà del culto cristiano (che invece apre il percorso ad altri editti che porteranno al più violento e rigido divieto di ogni altra pratica religiosa che non sia il cristianesimo.
L’arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola Ansa
10.12.12
I “cattolicisti”: quando la fede serve al potere
8.12.12
Il ritorno del cavaliere oscuro
Un uomo che si è speso sistematicamente, quotidianamente, per l'annichilimento di tutto quello che a un cittadino (italiano o del mondo) può esser caro - cultura, sanità, economia, prospettive, umorismo - e che ogni quattro-cinque anni lascia che qualcuno ripari il male che ha fatto, per poi rovesciare il tavolo e tornare (l'ha fatto con Prodi nel 2006 e ora con Monti), con rinnovato entusiasmo a dedicarsi alla rovina del suo paese, e di tutti i suoi sventurati abitanti, come lo vogliamo chiamare, cosa si può dire, di uno così?
1.12.12
La crisi senza fine
La Grecia non è salva
L’accordo per l’ennesimo salvataggio della Grecia raggiunto dall’Eurogruppo sfida apertamente le leggi dell’economia, della sociologia e della matematica. La fantasia al potere, noto slogan del 1968, ispira i fantasiosi piani finanziari elaborati dagli euroburocrati. Il debito greco, oramai arrivato al 190 per cento del Pil dovrebbe scendere al 110 per cento entro il 2023. Questo obiettivo non sarà raggiunto attraverso una cancellazione del 50 per cento dei debiti verso gli altri paesi europei, come proponevano il Fmi e l’Olanda, ma attraverso una serie di piccole misure che comprendono: l’abbassamento dell’1 per cento dei tassi sui prestiti ricevuti dagli altri Stati (dall’1,50 per cento allo 0,50 per cento), l’allungamento del debito di 15 anni, un periodo di non pagamento interessi di 10 anni. Inoltre l’euro-area verserà alla Grecia 44 miliardi di euro in più tranche di cui 24 sono destinati esclusivamente alle banche greche, che li utilizzeranno per ripagare i debiti verso gli istituti di credito stranieri, in primis francesi e tedeschi. Per raggiungere il fantasmagorico obiettivo di un rapporto debito/Pil al 110 per cento Atene si impegna a raggiungere l’incredibile cifra di un avanzo primario del 4,5 per cento del Pil nel 2016. In pratica per ogni 100 euro di ricchezza generata dal paese lo Stato ne dovrebbe mettere da parte 4,5, si tenga conto che oggi la Grecia ha un deficit del 9 per cento del Pil. Il governo greco dovrebbe dunque recuperare 13 punti di Pil di cassa e sostenere questo sforzo per i prossimi 11 anni. Il grande merito del presidente dell’eurogruppo Junker è stato quello di presentare tali dati senza mettersi a ridere, sostenendo invece che in questo modo “il debito greco è su un percorso di sostenibilità”.
24.11.12
Su Giorgio I (e speriamo ultimo)
Straquoto - dalla prima all'ultima parola:
MA NAPOLITANO SI CREDE DE GAULLE?Giorgio Napolitano ha deciso: Monti non è candidabile. Peccato che non sia vero. Monti è candidabilissimo come premier indicato da una coalizione, e anzi con l’attuale legge elettorale ogni alleanza ha l’obbligo di indicare un nome come “Capo della coalizione”, con la dichiarata volontà di portarlo a Palazzo Chigi. Di più: per un senatore a vita non vi è alcun esplicito divieto di candidarsi alla Camera dei deputati, e in caso di elezione optare per Montecitorio o Palazzo Madama. Decidere se e a che cosa candidarsi spetterà perciò solo a Monti. Giorgio Napolitano, una volta di più, si è comportato come fosse investito di poteri di cui invece nell’attuale ordinamento italiano il presidente della Repubblica non gode. Parlava da Parigi, ma non è l’aria notoriamente elettrizzante della Ville Lumière ad avergli fatto confondere le sue prerogative con quelle volute da De Gaulle per il presidente francese. Tali prerogative, infatti, “Re Giorgio” (da qui l’appellativo con cui laudatori e avversari lo designano nei fuori onda) se le sta attribuendo quasi fossero ovvie, “moral suasion” dopo “moral suasion”, nella plaudente indifferenza dei media sempre più proni o anestetizzati. A questo punto manca solo che nello sciogliere le Camere indichi anche le percentuali di voto che devono andare a ciascun partito, e potremo risparmiare i soldi e la fatica dell’election day.
17.11.12
Violenza, democrazia, Italia

IL PROBLEMA della violenza si pone oggi per le democrazie che, come ogni Stato moderno, della violenza hanno il monopolio. È lecita una violenza popolare contro un regime democratico? In linea teorica no. In democrazia, ogni cinque anni, tu vai a votare chi pensi rappresenti meglio le tue idee e i tuoi interessi. Se non ti soddisfa, alla successiva tornata voterai qualcun altro. Che bisogno c'è della violenza? Il fatto è che quasi tutte le democrazie rappresentative non sono democrazie, ma sistemi di minoranze organizzate,di oligarchie,di caste,politiche ed economiche, strettamente intrecciate fra di loro che, nella più piena legalità formale, possono sottoporre a ogni abuso, sopruso, violenza il cittadino che a esse non si è infeudato. Non sono democrazie ma la loro, non innocente, parodia. Se, come ha auspicato Grillo, i giovani poliziotti si unissero ai loro coetanei in maglietta, contro “i responsabili che stanno a guardare sorseggiando il tè” sarebbe rivoluzione. Legittima se vittoriosa, criminale se perdente. Questo è ciò che ci insegna la Storia.Massimo Fini, La violenza è legittima contro chi è violento, FQ, p. 18.
Me lo stavo giusto chiedendo. Da un po'. Insistentemente. Con la sensazione che la Storia ci debba riservare altre istruttive lezioni. È lecita la violenza contro un Potere formalmente democratico, ma evidentemente di altra natura?
13.10.12
The King
"La tesi di fondo dell’Avvocatura ricorrente è che la norma dell’art. 90 Cost., prevedendo in favore del Presidente la irresponsabilità per gli atti compiuti nell’esercizio delle funzioni (con la sola eccezione dei reati di alto tradimento e di attentato alla Costituzione) configurerebbe per lo stesso un regime globale di immunità, anche penale, con la conseguenza di rendere illegittima in sé qualsiasi forma di ascolto delle conversazioni, di registrazione delle stesse, ed a maggior ragione di valutazione ed utilizzazione processuale.Tale tesi deriva dall’assunto che la norma dell’art. 90 Cost. non sarebbe limitativa e circoscrittiva della irresponsabilità presidenziale, ma a sua volta costituirebbe espressione particolare di un principio generale di assolutà immunità del Presidente nei confronti della legge penale, con la sola eccezione dei due reati di cui si è detto, estranei comunque alla ordinaria giurisdizione penale.Per effetto di tale principio, assertivamente immanente nella Costituzione (ma non espresso in regole scritte) il Presidente della Repubblica sarebbe esente dalle regole ordinarie della legge penale sostanziale e processuale, con la conseguenza che, nei suoi confronti – in applicazione della generale immunità – varrebbe l’esigenza di generale salvaguardia delle riservatezza delle comunicazioni.[…] Un’immunità assoluta potrebbe essere ipotizzata per il Presidente della Repubblica solo se, contraddicendo i principi dello stato democratico-costituzionale, gli si riconoscesse una totale irresponsabilità giuridica anche per i reati extrafunzionali.Una simile irresponsabilità finirebbe invece per coincidere con la qualifica di “inviolabile”, che caratterizza il Sovrano nelle monarchie ancorché limitate: una inviolabilità che – tenuta distinta dalla inviolabilità garantita dallo Statuto e dalle leggi a tutti i cittadini – implicava una totale immunità dalla legge penale, nonché dal diritto privato quanto a particolar rapporti."
Dalla memoria di costituzione della Procura di Palermo nel giudizio di legittimità promosso da Napolitano.
7.10.12
No, perché
Non lo so.
Andare in prigione, non penso sia una cosa da niente.
Soprattutto sapendo come sono messe le carceri in Italia: praticamente dei campi di concentramento. E a nessuno, a parte i discorsi, gliene frega mai niente.
Se però in galera ci deve andare il direttore de Il Giornale, Alessandro Sallusti, si è visto cosa succede.
Non si possono carcerare le opinioni. No ai giornalisti dietro le sbarre. Stato staliniano. Riforme subito. Decreti d'urgenza. Saving private Sallusti.
Adesso io tutta la vicenda che c'era dietro non la sapevo bene, anche perché al solito nessun mezzo "di informazione" ti fa mai capire le cose per bene dall'inizio alla fine, si va sempre sull'emotivo anonimo. Comunque.
Poi alcuni validi collaboratori della Redazione hanno messo a disposizione la sentenza di appello. Quella che ha inflitto la pena del carcere, poi confermata dalla Cassazione. Per chi ha dieci minuti è una lettura edificante e la si può trovare QUI.
Una volta letta, sfido chiunque a sostenere onestamente che Sallusti è una vittima che non deve andare in carcere.
Perché allora, se non viene inflitta una pena severa, anche durissima, al direttore di una testata che diffonde scientemente e reiteratamente informazioni false, che gettano discredito sull'onorabilità e sul buon nome ora di questo ora di quel personaggio (si ricordino tutte le campagne della stagione della "macchina del fango", dietro cui si potrebbe anche scorgere la sagoma di qualche padre padrone a manovrare le pedine, ma adesso non cediamo alla teoria del complotto); e allora non so chi ci deve andare, in galera.
Ci deve andare il ragazzino per una busta di erba? La zingara per furto di mozzarella al supermercato?
In compenso il fatto che da più parti ci sia stato un unanime moto di solidarietà, come un sol uomo, a favore di Sallusti l'oppresso, l'agnello sacrificale, la dice lunga sul grado di condizionamento e sul potere che l'ex proprietario del Giornale è ancora in grado di esercitare, anche nella sua fase che ci ripetiamo da mesi calante, morente, agli sgoccioli, il crepuscolo. A me più di tanto non pare.
A proposito di Thom Yorke
Dall'inizio di marzo e ancora adesso a dicembre - come se fosse un'immagine polmone, un modo per rifiatare - continuo a guardare il video di Lotus Flower dei Radiohead, Thom Yorke in bianco e nero come un Charlie Chaplin contemporaneo che ha perso la giacca ma ha conservato la bombetta, una marionetta mobile e snodabile, sciamanica, instabile, un occhio aperto e uno chiuso, il corpo ebefrenico e poi di colpo inerte, groggy e minerale, una statuetta animata con la barba di una settimana e le braccia che brancolano ritagliando lo spazio e reinventandolo, rendendolo vitale.Giorgio Vasta (a cura di), Presente, Einaudi To 2012, pp. 272-273.
Thom Yorke, penso caricando per l'ennesima volta consecutiva il video su YouTube, è molto più di un compositore-cantante: è il ricordo vivente di una selvatichezza che resta nonostatnte tutto smaniosa di esistere, patologia organica che si è fatta coreografia, un'iguana sottile che scorre dentro la vita rettile, il geroglifico di un corpo umano immerso nel post-umano: uno Charlot in rivolta, senza monello e senza sentiero che si perde all'orizzonte da poter percorrere mano nella mano con Paulette Goddard alla fine del film, perché non c'è più Paulette Goddard, non c'è il sentero, non c'è il finale e non c'è neanche il filme, dunque a Charlot tocca stare da solo in uno spazio nero, sullo sfondo i frammenti di un hangar, non si capisce se una struttura industriale dismessa o il dietro le quinte di un teatro di lamiera, nei versi della canzone - I will shink and I will dispappear | I will slip into the groove and cut me off - un desiderio di scomparsa.
L'umano ai tempi dei Radiohead è un astronautoa in maniche di chamici aibanca sospeso nel nero sideralle dell'amore che scompare.
La classe digerente

Nicola Magrin - In cammino, 2011
Bo.
Che poi a volte me lo domando cosa l'ho aperto a fare un blog opinionistico.Che tante cose non lo so neanche io, cosa penso. E non mi interessa. Avere un'opinione.
In tutto quello che succede in questi mesi e giorni, in crescendo rossiniano, per esempio ormai anche uno dei personaggi più riusciti degli ultimi anni, l'ex capogruppo del Popolo della Libertà Franco Fiorito, non fa neanche più tanta impressione.
Che poi a volte me lo domando cosa l'ho aperto a fare un blog opinionistico.Che tante cose non lo so neanche io, cosa penso. E non mi interessa. Avere un'opinione.
In tutto quello che succede in questi mesi e giorni, in crescendo rossiniano, per esempio ormai anche uno dei personaggi più riusciti degli ultimi anni, l'ex capogruppo del Popolo della Libertà Franco Fiorito, non fa neanche più tanta impressione.
Parole
Colmare lo spazio pubblico di enunciati programmaticamente irrilevanti - di frasi cioè che non si propongono di essere descrittive informatie o critiche - delegittima il discorso sociale. La conseguenza ulteriore è quella di generare una complessiva desensibilizzazione: le parole sono caos e ornamento, polvere e passatempo. Non servono a nientee, sono solo un'escrezione casuale della bocca e della mano, sudore, cellule morte, tossine da espellere.Giorgio Vasta (a cura di), Presente, Einaudi To 2012, pp. 81-82.
Distruggere l'ecosistema sociale ridicolizzando il linguaggio che di quell'ecosistema dovrebbe essere l'endoscheletro è un processo quotidiano al quale assistiamo e al quale rischiamo di prendere parte.
Mai, o solo raramente, ci colpisce.
Si è guadagnato una sua normalità.
15.9.12
Now and then
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Aleksandr Litvinenko |
Furono gli scienziati alle dipendenze della Direzione della Ricerca tecnica a preparare la ricina e il veleno batterico che uccisero Georgi Markov. Questa direzione controlla laboratori in tutta l'Unione Sovietica e nei Paesi satelliti, realizzando e perfezionando veleni che provocano una morte in apparenza naturale e strumenti d'eliminazione che la medicina legale dell'Occidente non riesce a scoprire.B. Freemantle, Il KGB - Storia della più potente organizzazione spionistica del mondo, Mursia, Milano - prima ed. 1983.
Oggi c'è una nuova "MARCIA DEI MILIONI" a Mosca. Gente normale, giovani e meno giovani, a mani nude e viso scoperto contro un potere oscuro, marcio fin dalle fondamenta che affondano nel sangue e nel tradimento.
Un giorno bisognerà ringraziarli.
10.9.12
Four more years
"If you reject the notion that this nation's promise is reserved for the few, your voice must be heard in this election.Transcript: President Obama's Convention Speech
If you reject the notion that our government is forever beholden to the highest bidder, you need to stand up in this election.
If you believe that new plants and factories can dot our landscape, that new energy can power our future, that new schools can provide ladders of opportunity to this nation of dreamers, if you believe in a country where everyone gets a fair shot, and everyone does their fair share and everyone plays by the same rules, then I need you to vote this November.
America, I never said this journey would be easy, and I won't promise that now. Yes, our path is harder, but it leads to a better place. Yes, our road is longer, but we travel it together. We don't turn back. We leave no one behind. We pull each other up. We draw strength from our victories. And we learn from our mistakes. But we keep our eyes fixed on that distant horizon knowing that providence is with us and that we are surely blessed to be citizens of the greatest nation on earth."
E in un tripudio di americanità, alla fine, con indisponenti inquadrature di negri in estasi e femministe rapite, con il rivoltante God bless America finale, se ci fate caso anche con un applauso inspiegabile, a un certo punto, alla constatazione che, entro vent'anni, le auto americane percorreranno il doppio della strada con un gallone di benzina, come se fosse stato lui, Obama, a inventare questi motori sensazionali (che probabilmente consumano ancora pur sempre il triplo di un tremila turbo nostro), e la platea gli dovesse eterna gratitudine per questo, alla fine, questo discorso americano, su sfondo a stelle e strisce, del candidato americano per le elezioni del presidente americano, che si terranno in America appunto a fine 2012, sembra tanto europeo.
Europeo e pieno di speranza.
Certo, HOPE è la parola d'ordine. Lo slogan.
Ma davvero alla fine di un discorso che parla di una strada difficile, ma giusta, di equità, eguaglianza, scuole, energie pulite e pace e futuro, pensi che se l'America sarà davvero in grado di scegliere - perché non è che pensi seriamente che Obama possa far tutto, ma magari neanche che voglia far tutto; cioè la sua potrebbe anche essere la più fasulla demagogia populista e lui, Obama, il più bieco agente sotto copertura dell'imperialismo corporativo e militarista. Ma non importa. Se davvero gli americani sceglieranno, in maggioranza, almeno, di credere nella pace, nell'ecologia e nell'uguaglianza, invece che ai Tea Party, all'ossessione antistatalista e alla truculenza veterotestamentaria di sempre, che nasconde - ma neanche tanto bene - i soliti grandi interessi, beh, sarà un bel cambio storico. Una palingenesi.
E speriamo che, con questo afflato così non posso non dire, europeo, questo giovane presidente degli Stati Uniti d'America, in four more years, ma anche prima, ci ricordi qualcosa anche a noi.
15.8.12
Graziani, quanto ci mancavi
di Angelo d’Orsi- FQ, p. 22.
Diciamo la verità: Graziani ci mancava. Ci ha pensato la Regione Lazio, sotto l’illuminata guida della signora Polverini, a far rientrare nel pantheon dei grandi della patria questo arnese del peggior fascismo. O meglio, ci ha pensato il signor Nessuno che guida uno sconosciuto borgo non lontano dalla capitale, che, con il sostegno politico e finanziario della Regione, ha concluso l’interrotto lavoro per la realizzazione di un “sacrario” dedicato a colui che fu insignito dal re Vittorio Emanuele III (“sciaboletta”), su proposta del duce, del titolo di “maresciallo d’Italia”: Rodolfo Graziani, appunto.
14.8.12
Larga la banda ferrata la via
L'Agenda digitale della Commissione europea fissa l'obiettivo di dare entro il 2020 un collegamento a 100 megabit di banda almeno a metà delle famiglie. Quella banda è una bomba, ci si può fare televisione ad alta definizione e altre cose che ancora nessuno immagina. Ma il segnale compresso sul doppino non arriva a 100 mega, al massimo può arrivare a 50. Per avere i 100 mega bisogna portare i cavi a fibra ottica dentro casa: una spesa pazzesca, stimata per l'Italia tra i 15 e i 25 miliardi (è vero, è poco più del costo previsto per l'alta velocità ferroviaria tra Torino e Lione, ma rimane una spesa pazzesca, mentre il Tav è solo una spesa stupida).da BANDA LARGA Parte la sfida della fibra ottica di Giorgio Meletti, FQ - p. 9.
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