La commedia è (quasi) finita
NEI MINISTERI “FARSA” DI MONZA MANCANO PURE I BAGNI
di Davide Vecchi
Monza (MB) (NB MB = Monza-Brianza, provincia di)
Sarà pure la “realizzazione di un sogno”, come l’ha definita Roberto Calderoli, ma l’inaugurazione degli uffici di quattro ministeri a Monza, è stata una “pagliacciata”, per usare la definizione più gettonata della giornata di ieri. La cerimonia è cominciata con due ore di ritardo ed è durata due minuti. Dopo la ferrea selezione all’ingresso, superata solo da camicie e fazzoletti verdi, nonostante “siano ministeri della Repubblica” come ha gridato un consigliere comunale del Pd a cui è stato vietato l’ingresso, circa duecento persone hanno aspettato sotto il sole. Almeno cinquanta tra poliziotti e carabinieri, una sessantina di invitati, persino gli esponenti locali del Carroccio. Tutti in attesa del ritardatario senatùr. Che arriva solo alle 13.30. Fuori dai cancelli è accolto dal coro “buffone vai a lavorare” di un centinaio di manifestanti, e dal grido di un fotografo che, vedendo i nuovi occhiali scuri sfoggiati dal senatùr a seguito di un’operazione alla cataratta, gli urla “Rocky Roberts!” per farlo girare.
SUPERATO L’INGRESSO trova il suo più rassicurante popolo verde. Umberto Bossi scende dall’auto con Giulio Tremonti e viene accompagnato davanti al microfono dalla fedelissima Rosy Mauro, tra i “finalmente” sussurrati da molti. C’è chi non l’aspetta. Come il coordinatore lombardo Giancarlo Giorgetti. “Vado da mia figlia”, dice. E Giorgetti non si perde un gran discorso. “Corrieraccio”, esordisce Bossi prendendosela con il cronista del quotidiano di via Solferino che, secondo lui, “ha preso una piega sbagliata, verso sinistra. Ci rompete le balle”, ha insistito al microfono , “non ci vedo bene ora ma il pugno funziona sempre”. Poi ha estratto dalla tasca una mazzetta di banconote: “Allo Stato non costa niente questa sede, le scrivanie le abbiamo pagate noi”. Infine, nel siparietto ministeriale, Bossi ha coinvolto anche l’austero, per l’occasione in pantaloni verdi, Tremonti: “Quando si tratta dei suoi soldi - ha detto riferendosi al titolare di via XX Settembre - è sempre una tragedia; una volta siamo riusciti a fargli pagare una cena e lui ha fotografato il momento”. E gli uffici di Monza? “Sono una cosa buona, si è aggregata anche la rossa”. La rossa è Michela Vittoria Brambilla, cioè il ministro del Turismo, che si è presentata a Villa Reale per prima , alle undici del mattino, e ha scoperto di essere stata dimenticata: in bella vista ci sono soltanto le targhe dei dicasteri di Calderoli (Semplificazione), Tremonti (Economia) e Bossi (Riforme). Del suo neanche l’ombra. Così si attacca al telefono. Ma riesce a farsela portare soltanto poco prima delle 16, quando ormai fotografi e telecamere sono andati. Brambilla è ancora al telefono quando Calderoli, in una visita guidata nei cento metri di uffici, spiega che “manca ancora la scrivania e il computer della rossa”.
È IL MINISTRO per la Semplificazione che finalmente spiega a cosa servono questi decentramenti: “Un pensatoio”, risponde serioso. Poi aggiunge: “Dal primo settembre saremo operativi, realizzeremo uno sportello del cittadino dove qualunque cittadino abbia un problema con Roma può venire a cercare di risolverlo qui senza che debba fare dei viaggi della speranza”. Come se arrivare qui fosse semplice. L’asse Monza-Milano è uno dei più trafficati del capoluogo lombardo. Gli uffici sono in un’ala di Palazzo Reale distante da ogni servizio pubblico. Mancano persino i bagni. “Li faremo”, garantisce Calderoli. “È un sogno”, dice lui.