La patrimoniale sui poveri
di Furio Colombo
FQ, p. 14 - I vecchi eserciti avevano eleganti cavallerie, stendardi colorati e tamburi per suscitare orgoglio e coraggio. Ma la fatica della guerra toccava alla fanteria. La nuova economia, con i suoi guru e i suoi politici dal linguaggio "moderno" in cui si intravedono le avventurose svolte del futuro, si fonda sui poveri. Dopo convegni e discussioni febbrili e l'esperienza di rischi gravissimi scansati all'ultimo istante, il consenso dei competenti è unanime: tassare i poveri. Non hanno lobbies, non hanno fiscalisti, non hanno editorialisti con provata competenza economica, non hanno (più) un partito. Sono facili da rastrellare, sono sempre "in casa", non hanno paradisi, né fiscali né d'altro tipo (o lo avranno solo dopo avere osservato il nuovo testamento biologico proibizionista). Sono la fanteria, marciare a piedi portando a spalla tutto il peso. Sono tanti, non scappano, e un euro per uno non fa male a nessuno. In realtà è un po' di più di un euro per uno.
Il 14 luglio il Corriere della Sera intitola: " Stretta su Sanità e pensioni".È IL TITOLO giusto, indica i confini entro cui è stato collocato il grosso della Manovra: malati poveri (tipicamente pazienti "codice bianco" di un pronto soccorso ospedaliero) e pensionati. Dei malati poveri è facile intravedere il dramma. Raramente si va al pronto soccorso per allegria. Più spesso ci vanno coloro che non hanno un medico di famiglia e sperano nel piccolo sollievo immediato di una visita, per quanto sommaria, e di un analgesico gratis. Non c'è traccia, qui, di sprechi da grandi occasioni. In un tipico pronto soccorso italiano persino la luce è bassa e incerta. Pagare una taglia tra i dieci e i 25 euro, per molti pazienti dei luoghi occasionali di cura, è una cifra sproporzionatamente grande, l'equivalente di una decina di migliaia di euro per il perennemente incattivito proprietario di Suv. Quanto ai pensionati, che entrano a gonfalone spiegato nella nuova tassa che salverà il Paese dalla morsa della speculazione mondiale, si dice che "sono ricchi", si è inventata, la efficace espressione "pensioni d'oro". Le pensioni d'oro partono dai 2.300 euro. Abile mossa per scatenare il gioco della disperata competizione tra poveri. Infatti la trovata conta sulla animata adesione della immensa massa di pensionati da 500 euro che vedono ogni cifra più alta come ingiusta e sono portati, proprio dalla misura punitiva della legge finanziaria, a considerarla incassata a danno di chi prende meno. S'intende che "a partire" vuol dire che ci sono ben altre pensioni. Qui il legislatore e i sostenitori del nuovo percorso di salvataggio economico del Paese centrano due obiettivi. Il primo è di colpire certi privilegi (ci sono pensioni alte e altissime, oltre la cifra indicata dal legislatore, ma naturalmente sono poche). Il secondo, però, è di tenere tutta l'attenzione sui pensionati e lontani dalla ricchezza. Non c'è traccia di barche da vacanza e ville da servizio fotografico nel rigoroso elenco delle misure che ci salveranno. Resta la diffusa persuasione che, se dopo avere incassato i ticket negli ospedali e sforbiciato le pensioni medie e medio alte, alleggerisci le tasse delle imprese (non dei lavoratori) produci finalmente benessere e crescita.
IN ALTRE parole, se i pensionati, chiunque essi siano, pagano di più e gli imprenditori, chiunque essi siano, pagano di meno, il Paese si rianima, si riprende, si salva. Naturalmente un buon legislatore deve conoscere il suo pubblico. Se prova a mettere nel nobile pacchetto riforme che salverà il Paese gli avvocati, e ogni altra corporazione di liberi e forti professionisti, ci sarà rivolta, una rivolta autorevole che non conviene affrontare.
I PENSIONATI invece o ricevono troppo poco e si sentono umiliati, o guadagnano "troppo" e allora tendono a defilarsi e a tacere. La mossa ha funzionato. Resta ammirazione per tutti quei Milanese che i magistrati non hanno ancora raggiunto, per i molti che non raggiungeranno mai. E che sono ancora al Plaza Atheneé di New York, con carta di credito senza limiti a carico di qualche autorevole centro spesa della Repubblica. Resta disprezzo per il pensionato, qualunque sia stata la sua attività, e i suoi quarant'anni di lavoro e contributo. Si tratta pur sempre di un anziano che non sta nel suo posto, in panchina. E la trovata è proprio questa, spostare tutta l'attenzione su parti deboli del corpo sociale, che persino gli altri deboli si sentiranno inclini ad attaccare. Poi c'è un secondo grande percorso, tagliare i costi della politica. Qual è il problema, visto che quei costi sono noti, pubblici e sotto gli occhi di tutti? Il problema è che quasi venti anni di egemonia berlusconiana hanno talmente esasperato e reso "alla moda" la corruzione sfacciata e vantata e diffusa , da impastare insieme due mondi, legale e illegale, identificando inevitabilmente tutto ciò che è politico (giusto o ingiusto) con tutto ciò che e' illegale. Il risultato è una spinta antipolitica irresistibile, difficile da negare ma anche impossibile da utilizzare per le necessarie "nuove regole". Nuove regole per chi, finché l'unica immagine percepita del politico è quella formata da due decenni di vita indecente con Berlusconi? S'intende che non stiamo parlando solo della corte di Berlusconi. S'intende che queste cose accadevano prima, nel grande capitolo di Mani Pulite. Ma Berlusconi ha stabilito le nuove, strabilianti dimensioni e il senso di festa e di vanto per ogni nuova impresa compiuta. Qui il legislatore è molto realista. Non si può? Lasciamo perdere. Occupiamoci dei "prigionieri", i poveri e i pensionati. E questa sembra essere la grande via di fuga dalla "morsa dei mercati". Dopo tutto abbiamo vinto gloriosamente la Prima guerra mondiale facendo morire in trincea seicentomila fanti. La lezione sembra ancora valida. Alla fine ufficiali a cavallo, con la faccia di Tremonti, si presentano per il tributo e le medaglie. Nel caso dei forzati del ticket e dei pensionati, trattati tutti come malfattori "colti sul fatto", non è previsto alcun monumento “al tassato ignoto”. Quanto ai Suv esentasse, attenzione a non traversare sulle strisce bianche.